Valeria Golino: “darei la vita per amore”

L’attrice più cosmopolita d’Italia parla di sentimenti, carriera e stereotipi, sognando Parigi. 

Valeria Golino, un'attrice dalla carriera internazionale.


Un’intervista con Valeria Golino potrebbe durare per ore. E più che un’intervista, sarebbe una chiacchierata tra amiche davanti a un caffè. Perché l’attrice 47enne ha il dono di mettere a suo agio chi le sta di fronte, senza barriere. E questo nonostante sia una star dalla carriera internazionale. La Golino ha lavorato a Hollywood con Tom Cruise e Dustin Hoffman; negli ultimi anni si è fatta conoscere anche in Francia, dove l’abbiamo incontrata alla presentazione di Come il vento (un film sulla vita di Armida Miserere, una delle prime donne italiane direttrici di carcere, uscito in Italia nel 2013). Durante l’intervista, la fidanzata di Riccardo Scamarcio giocherella con un komboloi, una sorta di rosario che ricorda le sue origini greche per parte di madre. Troppo cosmopolita per lasciarsi etichettare?  

Quando lavora all’estero, le capita spesso di confrontarsi con i cliché sugli italiani?
Sì, sempre, ma ci convivo. Siamo tutti degli stereotipi. Ma nessuno è mai riuscito a incollarmi un’etichetta. Sono stata a Hollywood e ho fatto 17 film: ero una straniera, ma non “l’italiana”. Forse perché sono una persona complessa, perché parlo tante lingue… insomma, è difficile “incasellarmi”.

Come il vento, è appena uscito in Francia. Il suo prossimo film, Il nome del figlio [diretto da Francesca Archibugi, 2014], è un remake de Le Prénom, un lungometraggio francese. Che rapporto ha con la Francia?
Amo molto la Francia. Mi piacerebbe persino viverci. Adoro Roma, ma quando arrivo a Parigi sento come una promessa nell’aria… che forse non si realizzerà, ma che c’è! Sono tre anni che non ci lavoro, ma ci tornerò per un film con Michel Leclerc e Jean-Pierre Bacri [un regista e un attore molto apprezzati in Francia, ndr]. 

Valeria Golino durante l'intervista con la nostra giornalista.

Oltre che attrice, lei è anche regista. Nel 2013 ha presentato al Festival di Cannes il suo primo film, Miele, prodotto da Riccardo Scamarcio. Com’è stato lavorare con lui?
È molto bello lavorare con il proprio partner. [Riccardo] mi ha protetta, ha investito i suoi soldi, ha lottato per il film. Ma è stato anche molto stressante. Abbiamo vissuto due anni di guerra: prima c’è stata la sceneggiatura, poi le riprese, poi ancora l’uscita del film… è stato stancante. Ora vogliamo respirare un po’, anche se abbiamo un altro progetto. Questa volta sarò io la produttrice, mentre lui sarà attore, anche se è un po’ difficile ribaltare i ruoli! Il film sarà diretto da Stefano Mordini [il regista di Acciaio, ndr]. 

A proposito di coppia: nel film Come il vento il suo personaggio, Armida Miserere, dedica la vita al suo amore perduto. Qual è la cosa più folle che ha fatto – o potrebbe fare – per amore?
Potrei dare la vita per salvare il mio partner. Penso che, quando si hanno dei figli, è per loro che ci si sacrificherebbe. Io lo farei per il mio compagno di vita, anche se questo non vuol dire che non ci lasceremo mai! Attribuisco un valore importante anche all’amicizia, che è un’altra forma di amore. Lo si vede quando c’è una separazione, anche se il dolore è diverso: il dolore legato a una storia d’amore è ossessivo, ma breve; quello che deriva da un’amicizia spezzata si manifesta più lentamente, ma dura più a lungo. 

Le è capitato di vivere una disillusione amorosa, come Armida Miserere?
Non ho mai vissuto dei dolori così forti. Ho avuto la fortuna di sentirmi molto amata, ma non sono mai stata abbandonata. Anzi: sono io che, quando vedo che la situazione diventa problematica, scappo per paura dell’abbandono! Comunque, ho sempre avuto delle storie molto forti e molto lunghe: sono molto monogama. 

Armida ha sempre conservato la sua femminilità, pur facendo parte di un mondo molto maschile. Lei pensa che una donna possa ricoprire delle cariche importanti senza rinunciare a essere se stessa?
Sì, penso che non sia necessario rinnegare una parte di se stesse per farsi rispettare. Vedo intorno a me tante businesswomen che tendono a “mascolinizzarsi”, che hanno una certa rapacità nel look, ma soprattutto nel loro modo di pensare. Forse sono obbligate a fare le dure, ma penso che la società sia in fase di “femminilizzazione”. Gli uomini stanno diventato più femminili, soprattutto a livello personale, nell’espressione dei sentimenti. Prima o poi, diventerà un problema! 



Copyright foto: Kika Press / Fiona Ipert



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