Giorno mondiale delle donne: come difendersi dalla violenza

Da gennaio a ottobre 2017 il femminicidio ha ucciso 114 volte: nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, al motto di "Non sei da sola", ecco come difendersi.

Per evitare l'escalation della violenza bisogna cercare di mantenere "umanità e personalizzazione", solo dopo essersi de-personalizzato l'uomo normale diventa violento. © loganban/123RF

Centoquattordici vite di donne spezzate da gennaio a ottobre 2017. Il trend è stabile, non va peggio del 2016 ma nemmeno meglio, quando a fine anno le vittime di femminicidio furono 149, 3 volte su 4 uccise in famiglia, per lo più dal partner, poi dall'ex, poi da un parente. Bisogna denunciare le violenze domestiche prima che degenerino, si dice a posteriori: più della metà delle inchieste per maltrattamenti sono state archiviate, dicono le statistiche delle procure. Tuttavia, "Non sei da sola", grida lo striscione appeso sul Pirellone il 25 novembre, nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Con te c'è anzitutto il tuo coraggio. Con te c'è la determinazione a cogliere i segnali della violenza psicologica, la prima che si manifesta, e agire prima che diventi fisica: non solo denunciandola alle autorità, ma allontanandosi dalle quattro mura infernali. Bussando alle porte delle case rifugio, dei centri antiviolenza, di amici e familiari. Con te c'è la volontà a impedire che (come invece capita sette volte su dieci) i figli diventino spettatori della violenza tra le mura di casa in cui dovrebbero sentirsi protetti e invece troppo spesso si trasformano in orfani. Millleseicento, dice una stima recente. Orfani di femminicidio che, in attesa di una legge ad hoc (approvata alla Camera, ferma al Senato da mesi), possono richiedere un indennizzo allo Stato di 8200 euro. Un genitore che vale quanto il rimborso per un polso rotto in un incidente stradale. Con te, prima della tragedia, c'è la speranza di un futuro diverso, senza l'ombra del mostro.

Come quello che si sta ricostruendo Gessica Notaro, sfregiata dal suo ex fidanzato Edson Tavares, condannato a 18 anni di carcere. Lei che oggi dice "ho sbagliato io, non dovevo rilassarmi". Lei che oggi lancia un monito: "fate molta attenzione alla violenza psicologica. Potrà diventare fisica, aggressività allo stato puro, dallo sfregio con l’acido al femminicidio. È un’escalation". Lei che quella gelosia stopposa di lui l'ha sperimentata sulla sua pelle. A costo della sua pelle: "Mi faceva sentire in colpa, aveva una grandissima capacità di fare la vittima e di farmici anche credere - ha raccontato a Vanity Fair -. Mi caricavo di sensi di colpa, mentre quella da proteggere ero solo io". Il fatto è che non si pensa mai che l'uomo qualunque possa trasformarsi in un assassino.

E invece, la maggior parte delle volte va così: solo 99 volte su 100 i responsabili sono uomini qualunque, conferma il criminologo Duccio Scatolero. Uomini che perdono le staffe dopo aver subito "un processo di de-personalizzazione, rivolto sia a se stesso che all’altro - spiega il criminologo -. Qui si gioca, fra i due, l’ultima 'partita': chi sta per diventare una vittima deve riuscire a mantenere, col suo potenziale aggressore, una relazione carica di umanità e personalizzazione. Pur se in condizioni quasi sempre estreme, si deve essere capaci di riconoscere, in quella figura alterata, una persona con l’animo sconquassato, persona che può essere accompagnata dal suo interlocutore nel tentativo di riconoscere le passioni che la travolgono".

Altrimenti parte l'escalation di cui parla Gessica Notaro: subentrano fattori esterni e s'ingigantiscono incomprensioni interne alla coppia, le relazioni interpersonali si fanno ingestibili e minacce inesistenti diventano reali: "Vedere l’altro come un nemico minaccioso - spiega Scatolaro - e sentire la volontà di sopprimerlo. Questo è quello che può portare il braccio ad alzarsi". Per fare in mondo che si fermi, per non far partire il colpo, c'è bisogno di un bagaglio di esperienze, memorie e certezze abbastanza solido. O di stampelle abbastanza alla portata. Un bagaglio e delle stampelle che nel 2016 sono mancati a 149 uomini.

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