Orfani di femminicidio: l'indennizzo "vale quanto un polso rotto"
L'indennizzo esecutivo dallo scorso 10 ottobre prevede 8200 euro agli orfani di femminicidio e 4800 alle vittime di stupro: mentre il ddl ancora giace in Senato, è partita una petizione.
Resi orfani di un genitore per mano dell'altra, hanno diritto a un indennizzo di 8.200 euro. Lo ha stabilito la legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 10 ottobre che ha pattuito anche 4.800 euro alle vittime di stupro. Quello che sembra un piccolo passo avanti - per altro obbligatorio per "l'adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Ue", dopo le ripetute condanne all'Italia che non si era ancora allineata -, in realtà rischia di tradursi in una beffa.
La petizione per velocizzare la legge
Soprattutto alla luce del disegno di legge a tutela degli orfani di femminicidio già approvato alla Camera che da marzo scorso giace al Senato, dopo essere stato stralciato da alcuni parlamentari per cavilli legati allo status dei figli. Per la serie: sono nati da unioni civili? Da coppie di fatto? Il Consiglio delle donne di Senigallia ha già raccolto 40mila firme per la petizione "Tuteliamo gli orfani delle vittime di femminicidio" volta a sollecitare Pietro Grasso e Laura Boldrini, rispettivamente presidenti di Senato e Camera, per velocizzare l'iter di un testo che, al di là delle etichette, dovrebbe tutelare le vittime. Il 23 novembre Pietro Grasso ha dichiarato che "sul tema degli orfani di femminicidio assicuro il mio impegno per una rapida calendarizzazione". Nel frattempo, ai 1.600 orfani di madri uccise dai padri (tranne rare eccezioni), non resta che fare i conti con le briciole.
L'indennizzo? "Irrisorio"
Quelle di "un indennizzo irrisorio - commenta Massimo Munno, avvocato penalista del Foro di Torino -. Se lo si paragona agli indennizzi per il fondo vittime delle strada, quello statuito in tema di femminicidio previsto in favore del figlio che rimane orfano di un genitore per mano dell'altro è paragonabile al risarcimento per la frattura di un polso, il che è poco edificante". Perché sebbene si tratti di un indennizzo a carico di un fondo statale - per la precisione il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell’usura - e non un risarcimento del condannato, resta il fatto che "la cifra appare obiettivamente simbolica", sottolinea Munno.
Per farsi un'idea, recentemente la corte di appello di Torino ha condannato un imputato di maltrattamenti in famiglia - colpevole di aver dato uno schiaffo al volto dell'ex moglie e di litigi che, nel periodo prossimo alla separazione e in presenza della figlia, sfociavano in epiteti - a risarcire 5mila euro alla moglie e 3.500 alla figlia. In un altro caso di maltrattamenti in famiglia presso tribunale di Ivrea la provvisionale in favore della compagna è stata di 20mila euro.
L'iter per ricevere l'indennizzo
Sia come sia, secondo la legge da calendarizzare volta ad assicurare "un maggior ristoro alle vittime", l'indennizzo non è certo automatico. Anzitutto il reddito annuo "non deve essere superiore a quello previsto per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato", in secondo luogo l'orfano o la donna stuprata devono dimostrare di aver "esperito infruttuosamente l’azione esecutiva nei confronti dell’autore del reato per ottenere il risarcimento del danno dal soggetto obbligato da sentenza di condanna irrevocabile o di una condanna a titolo di provvisionale, salvo che l’autore del reato sia ignoto". Insomma, più che "ristorato" o "tutelato", l'orfano o la vittima di stupro si ritrova catapultato in un garbuglio burocratico lontano anni luce dal valore della perdita subita.