Intervista a Morgan: dal suicidio del padre alla droga
Morgan si confessa a L’intervista di Maurizio Costanzo: senza giri di parole parla del suicidio di suo padre, dell'infanzia, di arte, religione e droghe.
L’intervista a Morgan seduto accanto a Maurizio Costanzo racconta Marco Castoldi. Non il personaggio colto e tormentato, maledetto e trasgressivo che si è costruito, ma il bambino che teneva i calzini anche per dormire finché “a un certo punto li ho tolti per sempre”, l’adolescente che ha dovuto fare i conti con un padre prima violento e poi suicida, l’uomo che per “5 o 6 anni è andato in giro senza mutande”, che ha rinunciato alle posate e mangia con le mani anche al ristorante e per questo viene considerato “un troglodita”, che odia “i prepotenti e gli inculatori”, che si sente “un povero Cristo” (“persona molto grande, intelligente, sapiente e colta che in qualche modo è stata sottomessa”), che crede “sempre di più nella fede”, che nel futuro toglierà “tutte le strozzate inutili, il superfluo” e se proprio deve immaginarsi si vede come “Dorian Grey ringiovanito”. E poi il padre "che si diverte con le sue figlie", l’artista che si sente “combattuto” tra la sua tendenza ad essere “barocco” e “ridondante” quando fa un arrangiamento musicale e “minimale” quando scrive una canzone. D’altra parte, cerca di tirare le fila, “è bello essere variabili, molteplici, sfaccettati, non essere monotoni, disperati e ottimisti”.
I momenti più toccanti sono quelli in cui si parla della suo passato, della mamma che ancora lo chiama “Marchino”, una donna “magica perché ha un potere di convinzione, di trasferimento dei dati, come tutti gli insegnanti bravi” e del papà, che prima di suicidarsi a 48 anni, metteva la cassetta dei Beatles in macchina e faceva cantare tutta la famiglia. Un dettaglio che scatena l’invidia di Costanzo e di Morgan stesso, consapevole che “non riuscirò a realizzare con i miei bambini la mia famiglia che ho avuto io”. Nel bene, ovviamente, “una famiglia in stato di grazia” che Morgan ricorda con il cuore nonostante “quel bambino è morto”.
Il padre di Morgan
Forse è morto l’11 ottobre 1988: “Mio padre, il giorno prima di uccidersi, mi aveva salutato dalla finestra, cosa che non aveva mai fatto - racconta -. Aveva dei debiti, non tanti, ma li aveva, e io all’epoca avevo 16 anni. Lui mi ha dato un barattolino, dove si riponevano le pellicole fotografiche, e ci ha messo centomila lire e me lo ha messo in mano. Poi ha salutato me e mia sorella, e si è ucciso quella mattina. Io ho provato un’emozione molto forte, da una parte c’è un aspetto più umano, di dispiacere, dall’altra più filosofico, perché mio padre è morto di suo volere, e quindi ti chiedi il perché. Sicuramente stava male, oggi si parlerebbe di depressione”.
Morgan e la droga
Escluso da Sanremo per le sue dichiarazioni apparse sui giornali - “Fumo crack tutto il giorno” e “uso droghe come antidepressivi” - Morgan confessa a Costanzo di essere stato “obbligato” ad andare da Vespa a chiedere scusa. Ammette “l’errore” ma ci tiene a sottolineare che la sua posizione va contestualizzata in un'Italia che pur avendo moltissimi pregi e che non scambierebbe con nessun altro, “ha molti limiti”. Primo tra tutti di “non essere pronta per un dibattito come questo e di essere un po’ conformista e ipocrita”. Costanzo insiste sulle frasi incriminate e Morgan persevera: “Ho detto una banalità che mi ha detto uno psichiatra ed era una roba da minimizzare invece è stato costruito un polverone inutile”. Per difendersi cita perfino Pasolini che, esortato da Enzo Biagi a dire quello che pensa, risponde: “no, perché il rapporto tra me e il telespettatore è spaventosamente antidemocratico: se dico veramente quello che penso vengo accusato di vilipendio. Io non sono stato capace di auto-censurarmi, tutto qua”. Meno male che non l’ha fatto nemmeno nell’intervista a Costanzo, che l’ha “vivisezionato” restituendoci l’uomo dietro al personaggio, Marco Castoldi dietro (e dentro) Morgan.