Sharbat Gula, la (ex) ragazza afghana, espulsa dal Pakistan
Sharbat Gula (o Bibi), immortalata dal National Geographic a 12 anni nei panni della "ragazza afgana", ritornerà in Afghanistan insieme ai suoi due figli.
Alla fine Sharbat Gula (anche chiamata Bibi) dovrà tornare in quell'Afghanistan da cui è fuggita da bambina e che l'ha consacrata al mondo in quella copertina del National Geographic che l'ha battezzata la ragazza afgana e la Monna Lisa della guerra afgana: arrestata a Peshawar, nel Pakistan nord-occidentale, con l’accusa di corruzione e falsificazione di documenti, è stata espulsa dal Paese dopo dieci giorni di carcere, una multa e una caterva di flash a dimostrazione del pugno di ferro del Pakistan verso i rifugiati illegali. Poteva andarle molto peggio e il governo afgano si è già affrettato a ribadire che "è lieto" di riaccoglierla insieme ai suoi due figli.
Di Sharbat Gula si sa tutto e niente: il mondo conosce il suo volto immortalato nel 1984 nella celebre foto scattata da Steve McCurry che ha scavato nei suoi occhi verdi alla ricerca del destino sfortunato di una bambina di etnia pashtun nata nel 1974 in Afghanistan, sola al mondo a 6 anni dopo che un bombardamento sovietico sterminò la sua famiglia e ne distrusse la casa, rifugiata in Pakistan nel campo di Nasir Bagh a 10, sposa a nemmeno 16. Madre di tre figli a 41, quando la polizia pakistana, nel febbraio 2015, le ha sequestrato i documenti, facendo traballare, per l’ennesima volta, il suo futuro comprato illegalmente per sopravvivere. Perché senza quei documenti un rifugiato afghano non può (quasi) muoversi, di certo non può comprare proprietà né aprire un conto in banca.
Affetta da una malattia cronica, ora è di nuovo alle prese con un nuovo inizio insieme ai suoi due figli, in quell’Afghanistan dove ha già perso tutto una volta, quando era solo una bambina. Non resta che augurarsi che la celebrità che le ha regalato Steve McCurry le garantisca un ritorno a casa degno dell'espressione.