Racconti piccanti: l’erotismo nei romanzi delle esordienti

Abbiamo intervistato giovani scrittrici di romanzi erotici per scoprire insieme a loro gli universi piccanti che, ormai da anni, conquistano sempre più lettrici. 

Viola Raffei è lo pseudonimo di una scrittrice erotica dall'animo romantico. © Viola Raffei

 

Viola Raffei è uno pseudonimo perché il suo A modo mio (ErosCultura, in vendita su Amazon) è un romanzo erotico e se vivi in un piccolo paesino della provincia di Ancona e hai una figlia di tre anni la privacy è una cosa seria. Soprattutto in tempi social di cyberbullismo. Il suo A modo suo, però, è un genuino, esplicito, spudorato e coinvolgente racconto piccante. In tre (sue) parole è un “romanzo realistico, bollente e romantico”. 

Trentacinque anni, mamma da tre, moglie da quattro ma compagna dello stesso uomo “che ancora mi fa venire i brividi quando mi sfiora” da dieci, Viola ha realizzato il suo sogno quando è stata licenziata: “dopo 14 anni da impiegata mi sono ritrovata senza lavoro, mamma, con tanto tempo a disposizione e la voglia di mettermi in gioco”. Nel cassetto aveva “i primi quattro capitoli di un libro scritto a mano, negli anni” e così, una mattina dopo l’altra, "mentre la piccola era all’asilo, ho iniziato a trascriverlo a computer". La storia le ha preso la mano, sei mesi dopo ha spedito il dattiloscritto alle case editrici. “Mi ha risposto ErosCultura - racconta -, abbiamo rimesso a posto un po’ il testo e nel giro di due mesi era in vendita su Amazon”. Un esordio brillante visto che per un po’ ha dominato la classifica, lasciando, lei per prima, senza parole.    

Raccontaci Julie, la protagonista

"A modo mio" il romanzo erotico d'esordio di Viola Raffei. © ErosCultura

"È una 25enne anticonformista che si sta laureando in agraria e per caso va a sbattere contro Leonardo, un uomo bellissimo, molto attraente, gigolò e spogliarellista di professione. Con lui sperimenterà una sessualità mai vissuta prima, spudorata, che la lascia senza fiato. Ma che, alla fine, non le basta: è una donna, vuole di più: stabilità e amore, anzitutto. Leonardo, però, non è pronto e la relazione finisce. A quel punto incontra Gabriele e inizia una relazione completamente diversa, a cominciare dal sesso, che non ha quel trasporto chimico che le aveva fatto perdere i sensi, ma ha quel romanticismo di cui andava alla ricerca. Julie è una donna che vive le due facce dell’erotismo senza sensi di colpa né pregiudizi, così come credo che bisognerebbe viverle". 

Quanto c’è di Viola in Julie?

"Sicuramente c’è il mio modo di vivere la sessualità in modo diretto, sereno, esplicito, senza peli sulla lingua. Sicuramente ci sono le mie fantasie erotiche e il mio lato romantico: il sesso fine a se stesso stufa, senza sentimenti diventa meccanico, perde la magia. Il personaggio in cui mi rifletto di più, però, è Nicoletta, la grande amica della protagonista". 

Come ha preso il libro tuo marito?

"Si è molto divertito! Non si è stupito più di tanto perché tra noi l’attrazione è ancora molto forte, nonostante gli anni e una figlia. Di certo, mentre scrivevo, ha apprezzato, visto che spesso ciò che immaginavo sulla pagina poi si rifletteva in serate piccanti..."

Qual è il segreto per una felice sessualità di coppia?

"Parlarsi, comunicare, ascoltarsi, trovare un accordo e aver voglia di sperimentare perché l’erotismo nasce dal cervello e mortificare le fantasie è frustrante. Per un po’ di tempo ho fatto anche la rappresentate di sex toys porta a porta: ho smesso perché di fronte al mio entusiasmo la gente si vergognava. Eppure un giochino ogni tanto contribuisce ad accendere i sensi..." 

Che cosa vuoi trasmettere con il tuo libro?

"Mi piacerebbe scatenare la fantasia erotica e indurre le lettrici ad assecondarla. Non pretendo di essere ricordata dai posteri, mi basta regalare svago e perché no, qualche felice serata di coppia. D’altra parte, dal successo delle Cinquanta Sfumature in poi, è evidente che le donne hanno voglia di trasgredire: è ora che lo facciano, non solo con la fantasia. Perciò mi piacerebbe anche che qualche uomo leggesse (non per forza il mio libro) e prendesse spunto".   

Scrivi di erotismo sotto pseudonimo: pro e contro?

"Ho deciso di usare uno pseudonimo anzitutto per tutelare mia figlia. Ma questo non significa che con lei non parlerò di sesso, anzi! Farò di tutto per essere anzitutto una mamma, in secondo luogo un’amica con cui si senta libera di chiedere qualsiasi cosa, con onestà e sincerità. Proteggere i figli significa renderli consapevoli. Detto ciò, lo pseudonimo ti permette di dire quello che vuoi senza paura di essere giudicato per strada. Il contro è economico: se sapessero chi sono, anche solo qui in paese, avrei venduto (almeno) il triplo delle copie!".

Cosa pensi della vicenda di Elena Ferrante? 

"Mi sembra una polemica maschilista scatenata dall’invidia per una donna di successo che ha creato un impero con uno pseudonimo ma paga le tasse con il suo nome, come tutti gli altri, e per questo andrebbe lasciata in pace. In ogni caso credo che, sotto sotto, lei se la stia ridendo di gusto". 

Come t’immagini tra dieci anni?

"Mi piacerebbe poter vivere scrivendo. Non voglio diventare ricca, voglio solo poter vivere della mia passione. A modo mio, insomma".

Michela Ray: Incatenata a te, il romanzo erotico dai risvolti psicologici

Elisabeth e Jason sono i protagonisti di Incatenata a te, il primo capitolo di una trilogia. © Michela Ray

Michela Ray è solo una voce. Una voce che si legge e parecchio, visto che il suo Incatenata a te, il suo primo romanzo erotico pubblicato con Amazon Publishing ha venduto più di 1400 copie in un mese. Lei, la donna di trentacinque anni che vive al di là dello pseudonimo e ha iniziato a scrivere “per mettersi in gioco e staccare la spina da una realtà difficile da vivere” è la prima e più stupita lettrice di se stessa.

Dicono che sia un libro “coinvolgente, appassionante, travolgente” confessa, tra il timido e il fiero, “ovviamente io condivido” aggiunge, divertita, anticipando che di cose ancora ne ha da dire, e da scrivere, visto che questo è solo il primo di una trilogia

 

Chi sono Elisabeth e Jason?

"Sono una giovane donna e un 34enne che non credono più nell’amore, che si sono emancipati nonostante le aspettative delle rispettive famiglie - per lui, un ex marine e detective della squadra omicidi, i genitori sognavano una carriera da avvocato, mentre per lei, un’infermiera, la madre avrebbe voluto un futuro da pianista - e che, per una serie di coincidenze, si ritrovano in posti e contesti molto diversi. Se i loro destini s’incrociano è anche grazie al caso e alla chimica".

 

Qual è il ruolo del sesso nella reciproca scoperta?

"Se la chimica è una componente essenziale per scatenare la relazione erotica - lei vorrebbe resistere all’attrazione che prova per lui, viceversa, lui è travolto da lei e questo sfugge alla sua abitudine ad avere il comando delle situazioni - la psicologia, il retroterra culturale che il sesso scatena, rivela a ciascuno dei due aspetti sconosciuti della propria personalità. Elisabeth scopre di essere una donna gelosa, possessiva, Jason di poter (e voler) provare emozioni forti, nuove. Entrambi, però, hanno paura ad esporsi: vorrebbero dirsi “ti amo” ma resistono". 

 

E finiscono per incatenarsi sempre di più l’uno all’altro...

"Esatto, tanto che nel secondo libro saranno finalmente una coppia ma nemmeno questo sarà abbastanza…".

 

Chi sono i tuoi modelli?

"La mia fantasia. Non ho modelli letterari a cui ispirarmi". 

 

Quanto c’è di autobiografico nel tuo romanzo?

"Parecchio. Chi mi conosce e l'ha letto ha riconosciuto alcuni tratti di me nella protagonista (che nella mia fantasia è Blake Lively). Ma le similitudini non riguardano solo il punto di vista caratteriale: sognavo di diventare una pianista e sono stata un’infermiera. Per quanto riguarda la sfera sessuale, sono fidanzata da 11 anni con lo stesso uomo e sono una donna timida. Scrivere mi ha portato a varcare confini sconosciuti".

 

Come hanno accolto il tuo libro i tuoi familiari?

"Non l’ha letto quasi nessuno! Mia mamma ne ha voluto una copia ma non l’ha mai aperto, il mio compagno invece, pur ammettendo di non essere appassionato al genere, è rimasto sbalordito. Per il resto chi ha letto ha gradito, tanto che mi ha convinto a publicare ma in pochi sanno che dietro lo pseudonimo ci sono io. Una scelta che avrei fatto comunque, per avere la libertà necessaria a lasciarmi andare e proteggere me e la mia famiglia, in tempi così social, da offese gratuite. Se questo significa meno popolarità poco importa, anzi, meglio: scrivo perché mi piace, non per piacere. Se poi quello che scrivo piace, beh, ancora meglio!".

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