Monna Lisa: Vittorio Sgarbi in missione a Parigi
Annunciata su Facebook, la "Missione Monna Lisa" di Vittorio Sgarbi che avrebbe dovuto riportare la Gioconda in Italia è, in realtà, un'operazione commerciale.
La "Missione Monna Lisa" di Vittorio Sgarbi si è rivelata un'operazione commerciale. Andiamo con ordine: annunciata domenica 3 luglio all’ora di pranzo, è iniziata la mattina di lunedì, con un video postato su Facebook - condito da (irrinunciabile) insulto ai compatrioti “asini” - che lo immortalava al volante della sua automobile, al confine tra Italia e Francia.
“Anziché stare su Facebook a lamentarmi e a scrivere commenti sgrammaticati e idioti come molti di voi, sto andando direttamente a Parigi per riportare a casa Monna Lisa, perché se non vado da sola non ritorna". Gulp, esattamente mezzo millennio dopo Leonardo (correva l’anno 1516 quando l’autore la portò con sé in Francia) il critico italiano più rock della scena era deciso a riportare la Gioconda in Italia. Come? Lo aveva rivelato lui stesso nel post domenicale: "Con i francesi ho concordato uno scambio: loro ci danno la Monna Lisa e noi gli diamo un altro capolavoro italiano”.
Detto fatto, si era messo alla guida e “con l'orgoglio di questa missione mi accingo ad entrare in Francia, patria di grandi artisti: Renoir, Henri de Toulouse-Lautrec, Magritte…Magritte in realtà non è francese, ma belga, ma contavo sulla vostra ignoranza, siete asini!”.
Nel video che ha raggiunto quasi 5 milioni di visualizzazioni, l’insulto finale aveva scatenato la curiosità delle capre, ops degli asini. Fino alla resa dei conti, giovedì 7 luglio, quando su Facebook la missione si è svelata per quello che era, la pubblicità di due auto del noto marchio francese. Va de sé che gli asini, anzi, le capre, anzi, le "chèvres" come le ha apostrofate il critico, l'hanno sommerso di ragli e belati. Molto arrabbiati.