Donne al volante: la rivoluzione di Michela Cerruti (e le altre)
Ad infrangere stereotipi e tabù sono le campionesse in pista - da Michela Cerruti alle pilote arabe raccontate in "Speed Sister" - e le donne comuni in strada.
Pilote in pista, automobiliste affidabili su strada: le donne al volante sono un pericolo per l'orgoglio maschile, più che altro. Vedi che cosa sta succedendo nei circuiti e nei palazzi dove, se da un lato rosicchiano terreno, dall'altro staccano gli uomini, al punto che il 21 dicembre 2015 una sentenza della Corte di Giustizia europea (36 giudici, di cui solo 7 donne) sulla parità dei sessi al volante, ha aumentato del 4% i preventivi delle Rca del (virtuoso) gentil sesso.
Donne in pista
Sia come sia, complice il casco rosa shocking della 29enne milanese Michela Cerruti che il primo weekend di aprile 2016, a bordo di una Alfa Romeo Giulietta ("Si chiama come una donna, era destino che ci incontrassimo"), ha debuttato sulla pista di Al Sakhir in Bahrain nella prima gara del campionato Tcr, infrangendo il tabù di un mondo tutto al maschile, è evidente che le cose sono cambiate da un pezzo. E non solo per le donne occidentali.
Per capire la portata della rivoluzione c’è (anche) il documentario Speed Sisters, della regista canadese dalle origini libanesi Ambra Fares in programma al Cinema Odeon di Firenze domenica 10 aprile in occasione del Middle East Now, che porta sul grande schermo la vita di Maysoon, Mona, Marah, Noor e Betty, cinque donne arabe, pilote di rally. "All’inizio la gente ci guardava come se fossimo atterrate dallo spazio - raccontano -, adesso hanno cambiato idea e quando ci vedono gareggiare, fanno il tifo per noi".
Donne in strada
A smentire gli stereotipi delle donne comuni, invece, ci sono le statistiche, unanimi nel ritenerle più affidabili degli uomini, per lo meno in città. Vedi la ricerca condotta da una compagnia d’assicurazioni del Regno Unito che ha messo alla prova gli automobilisti nel traffico londinese di Hyde Corner: ebbene le signore hanno totalizzato 23.6 su 30 contro il 19.8 dei colleghi colpevoli di stare attaccati alla macchina che li precede e facili all’impazienza. E vedi anche il recente studio di Continental, da cui è emerso come poco più della metà del campione femminile (il 57% delle intervistate) si distragga più facilmente mentre viaggia a bassa velocità su strade secondarie, a differenza degli uomini (il 48% del campione) che invece perdono (di più) l’attenzione in autostrada, quando il tachimetro segna velocità a tre cifre.
E per la serie essere donna è una corsa contro il tempo (anche in macchina) si scopre che mentre il gentil sesso perde l’attenzione perché ripassa la lista delle cose da fare, gli uomini si deconcentrano ascoltando radio o podcast. A ripristinare la parità dei sessi ci sono però le comuni distrazioni: stanchezza, brutto tempo e bambini chiassosi a bordo. A ridividerla, invece, il ruolo della tecnologia: tra gli uomini, quasi la metà la promuove (al punto che il 100% si dichiara favorevole alla guida automatizzata) mentre tre donne su dieci la bocciano, auspicando, invece innovazioni che proteggano i passeggeri in caso di incidenti stradali.
Donne e motori: il futuro
Insomma, l’accoppiata donne e motori è solo all’inizio di un nuovo capitolo: "i successi di alcune di noi hanno spinto a provarci anche chi prima non aveva il coraggio di farlo. Sono uscite dall’ombra" spiega Michela Cerruti decisa a guidarle verso la luce non solo con la pratica ma anche con la teoria attraverso la FIA Woman in motorsport, la Commissione internazionale presieduta da Michèle Mouton (una che negli anni Ottanta ha sbaragliato quattro tappe del Mondiale di rally) volta a spianare l'accesso alle donne in pista. D'altra parte, i tempi sono maturi: "Le pilote di adesso seguono il percorso dei maschi - spiega Cerruti -: kart a dieci anni e poi le altre formule. Prima invece era molto difficile che la passione si trasformasse in un percorso professionale". Due sue colleghe si chiamano Tatiana Calderon, 22 anni, colombiana pronta ad esordire in Gp3 e la coetanea Beitske Visser, olandese che sogna la F1 e solo a sentir parlare di gare femminili arriccia il naso: "Si abbasserebbe il livello", e vincere facile non è il suo obiettivo: "Se gareggio è per dimostrare che sono la migliore". Parola di donna al volante.
Copyright foto: Facebook@Michela Cerruti
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