Legge Cirinnà: l'appello delle star per il ddl

Nella settimana cruciale per la Legge Cirinnà, su Change.Org appare la petizione lanciata da Sebastiano Mauri accolta da più di 400 nomi della cultura: da Jovanotti a Tiziano Ferro passando per Margherita Buy e Andrea Camilleri.  

Tra i firmatari dell'appello per la Legge Cirinnà anche Daria Bignardi, neo direttore di Rai Tre.


Persa nelle strettoie della politica, la legge Cirinnà trova la voce della cultura: dopo gli arcobaleni sventolati sul palco dell'Ariston al Festival di Sanremo, a prendere posizione per cogliere "l'occasione storica di fare un primo passo verso il riconoscimento di diritti civili e umani fondamentali" sono più di 400 nomi altisonanti: dagli scrittori Natalia Aspesi e Andrea Camilleri all'étoile Roberto Bolle, dal neo direttore di Raitre Daria Bignardi all’architetto Stefano Boeri; da Malika Ayane a Elio, da Jovanotti a Tiziano Ferro, da Eros Ramazzotti a Laura Pausini. E ancora: da Paolo Virzì ad Asia Argento e Margherita Buy. Sono tutti d’accordo, nella petizione lanciata su change.org dall'artista Sebastiano Mauri che ha già raccolto più di 22mila firme.  

"È tardi per perdersi in strategie politiche - scrive l’appello per la rapida approvazione della Legge Cirinnà -, si sta parlando delle vite concrete di milioni d'italiani in estenuante attesa di esistere agli occhi dello Stato. Siamo fuori tempo massimo, come hanno chiaramente indicato la Corte Costituzionale e la Corte Europea dei Diritti Umani. La legge Cirinnà è già frutto di numerosi compromessi con un Parlamento che, in nome di una presunta difesa dell'infanzia, sceglie di ignorare i bambini italiani che oggi crescono privati dei loro diritti”

Compromessi che questa settimana potrebbero portare all’approvazione della Legge Cirinnà anche se sembra sempre più vicina l’esclusione della step child adoption delle coppie omosessuali che potrebbe poi essere affrontata in una successiva legge che riformi le adozioni, complicate anche per gli eterosessuali. "Speriamo di chiudere entro qualche giorno", ha fatto sapere il presidente del Consiglio che strizza sempre di più l'occhiolino alle posizioni più caute di Angelino Alfano. "Via via che gli altri si sfilano - ha proseguito Matteo Renzi riferendosi al passo indietro del Movimento 5 stelle che ha fatto indignare (e non poco) il popolo arcobaleno -, l'accordo lo facciamo con chi ci sta".

Sia come sia, i toni della petizioni sono tutt’altro che clementi con il Parlamento: “Se comparata alle leggi vigenti nei Paesi a noi vicini e affini - scrive -, questa legge, oltre ad arrivare ultima in Europa occidentale, garantisce il minimo dei diritti alle persone LGBT. Un minimo oltre il quale non si può sconfinare, perché significherebbe approvare una legge di facciata o peggio lesiva, rimandando al mittente il riconoscimento di legittimità di milioni d'italiani e delle loro famiglie". Per la serie, a forza di sfilare articoli dalla Legge Cirinnà non resta quasi più nulla per quella minoranza che si voleva tutelare. 

"Accorgersi di un'ingiustizia e correggerla a metà, significa perpetuarla - chiosa l’appello -. È insufficiente non essere razzisti, omofobi o sessisti, è necessario essere operosi nella lotta contro il razzismo, l'omofobia o il sessismo, combatterli ovunque si celino, soprattutto attraverso gli strumenti legislativi in mano al Parlamento. Un Paese dove tutti i cittadini, di là dal genere, razza, o orientamento sessuale, godono di pari opportunità, è un Paese più ricco, produttivo e felice. Il prezzo dell'esclusione lo paga la società intera".

Mauri invita tutti a firmare, tutti quelli che abbiano voglia di stare al passo con i tempi e con la civiltà: "Abbiamo oggi l'occasione di fare la Storia, chiediamo pertanto la celere approvazione della legge Cirinnà nella sua completezza, permettendo all'Italia di unirsi al resto d'Europa e di sempre più Paesi del mondo nel riconoscimento di diritti fondamentali a tutti i suoi cittadini". 

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