Arianna Huffington: Donald Trump non è un pagliaccio ma un pericolo pubblico
Arianna Huffington, la fondatrice dell'Huffington Post, annuncia il cambio di registro nel trattare la campagna elettorale del magnate definita "una forza violenta e pericolosa all'interno della politica americana".
Donald Trump ha un nuovo nemico: è una giornalista, è potente, ha fondato The Huffington Post e si chiama Arianna Huffington. E pensare che agli esordi della testata - correva l’anno 2005 - Arianna votava per i Repubblicani. Se il suo allontanamento dall’ala politica (nel 2008 ha rivendicato l’apparteneza al Partito Democratico) non ha niente a che fare con la candidatura del magnate americano alla presidenza Usa, il suo atteggiamento in campagna elettorale l’ha spinta a fare qualcosa che non aveva messo in conto: trattare gli argomenti dell’aspirante politico mettendo in evidenza “l'impatto disastroso che continua ad avere sui candidati avversari e sul dibattito nazionale”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso in casa Huffington è stato l’appello di Trump a una "totale e completa chiusura nei confronti dei musulmani che fanno il loro ingresso negli Stati Uniti!”. Una boutade pericolosa, l’ennesima, che, a questo punto, estromette la sua campagna elettorale dalla sezione Entertainment del sito (anziché in quella politica) in cui era stata relegata, perché, come scrissero a luglio i giornalisti Ryan Grim e Danny Shea "è un numero da circo”. Ora, scrive la Huffington, “la sua avanzata si è trasformata in qualcos'altro: una forza violenta e pericolosa all'interno della politica americana. Quindi, non parleremo più della sua campagna nella sezione Entertainment. Ma con questo non voglio dire che la tratteremo come una campagna elettorale qualsiasi”. Anche perché dopo la boutade, invece di fare marcia indietro, il miliardario americano ha rilanciato chiedendo di “spegnere” Internet e i social media perché “alimentano l’estremismo”, proposta che, manco a dirlo, ha scatenato l’imbarazzo alla Casa Bianca secondo cui le sue parole sui musulmani e la rete sono “pericolose e irresponsabili”.
Insomma, Arianna (e non solo lei) è preoccupata per le sorti del Paese, sopratutto alla luce dei sondaggi che vedono Trump in testa: “Come ha twittato Jeffrey Golderg - scrive la giornalista - “Donald Trump rappresenta una vera e propria minaccia alla sicurezza nazionale. Sta fornendo ai jihadisti le munizioni per la loro campagna di demonizzazione degli Usa". Un ottimo motivo per prendere sul serio (e non più sul ridere) le sue uscite.
Arianna spiega il perché del cambio di prospettiva: “All'inizio questa xenofobia così esagerata, per quanto disgustosa, suonava più come il numero piccato di un cabarettista ormai alla fine. Ora che Trump, aiutato dai media, ha raddoppiato la dose di crudeltà e ignoranza che ha sempre contraddistinto la sua campagna, le parole 'Ma l'ha detto davvero?' un tempo pronunciate con stupore, sono diventate qualcosa di disgustoso e minaccioso, mettendo a nudo un aspetto inquietante della politica americana”.
Tra derive razziste - vedi “il suo entusiasmo per la creazione di un database dei Musulmani negli Stati Uniti” -, misoginia, xenofobia e atteggiamenti da bullo - “ricordiamo che ha preso le difese di alcuni suoi sostenitori che picchiarono un manifestante, durante uno dei suoi raduni, ed ha deriso un giornalista disabile del New York Times" - Arianna annuncia di “voler mostrare Donald Trump nella sua vera natura, senza eufemismi”, come hanno già fatto in molti, sottolinea citando la collega “Dana Milbank del Washington Post che in un suo articolo ha scritto: 'Basta con i giri di parole: Donald Trump è bigotto e razzista' ".
Da uomo navigato in fatto di comunicazione, Trump sa che non è importante se bene o male: l’importante è che se ne parli. Certo, il fatto di essere stato scalzato da Angela Merkel nella copertina del Time che incorona l’uomo (in questo caso la donna) dell’anno, deve avergli procurato non poco fastidio. Chissà se scoprire che anche la potente Arianna ha ufficialmente aperto un fronte contro di lui lo convincerà, quanto meno, a moderare i toni. Per scoprirlo l'appuntamento è alla prossima boutade.
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