Giornata Mondiale della Prematurità: cosa c’è da sapere
Il 17 novembre è la Giornata Mondiale della Prematurità. In Italia ogni anno vengono alla luce circa 40mila bambini prematuri che necessitano di cure e controlli specifici dopo il parto e per i primi tre anni di vita. La Società Italiana di Neonatologia ha messo a punto le Indicazioni per il Follow-up dei neonati.
Il 17 di novembre, nel mondo, si celebra la Giornata Mondiale della Prematurità che vuole portare l’attenzione su alcuni aspetti importanti nell’assistenza dei bambini prematuri, dalla prima ora di vita dopo il parto – la cosiddetta Golden Hour - al compimento dei tre anni d’età.
Solo in Italia, ogni anno, vengono alla luce prima della 37esima settimana di gravidanza ben 40 mila neonati e le cause del loro arrivo anticipato – sottolinea la Società Italiana di Neonatologia – possono essere molteplici, dai fattori di rischio materni (in primis malattie immunologiche, endocrinologiche, ed ematologiche ma anche attività fisica pesante o abuso di alcool), alle cause ostetriche (come un elevato numero di gravidanze precedenti) fino alle cause fetali.
Qualsiasi sia la ragione, però, le prime fasi di vita di questi piccoli pazienti sono fondamentali per il loro sviluppo futuro, così come sono importantissimi i controlli costanti nel corso dei primi anni, ed è proprio per questo che l’organizzazione dell’assistenza ai neonati pre-termine ha subito, negli ultimi 20 anni, una vera e propria rivoluzione.
Malgrado i passi avanti, evidenzia ancora la SIN, restano però ancora molti aspetti da approfondire soprattutto dopo la dismissione del bambino dall’ospedale e a proposito delle successive visite indispensabili. Per questo la Società Italiana di Neonatologia ha messo a punto le Indicazioni per il Follow-up dei neonati pretermine nei primi tre anni di vita presentando un utile Calendario dei controlli per stabilire un programma condiviso in grado di soddisfare i bisogni del bambino e della sua famiglia.
Un’evoluzione nelle cure che segna un ulteriore punto di arrivo dopo il miglioramento già introdotto, a partire dagli anni ’50, con le nuove ricerche scientifiche che hanno consentito una sopravvivenza sempre maggiore ai neonati. La percentuale di mortalità nei bebè di peso inferiore a 1500 grammi, infatti, è passata da oltre il 70% negli anni Sessanta a meno del 15% nel 2000 e quella dei neonati di peso inferiore ai 1000 grammi è diminuita da oltre il 90% a meno del 30% nello stesso periodo.
E, con la giusta informazione, il quadro può ancora migliorare.
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