Parigi, i kamikaze dell'Isis portano la guerra in Europa
Venerdì 13 novembre tre commando di terroristi dell'Isis hanno portato la guerra per le strade di Parigi. Hollande: "Siamo in guerra contro gli estremisti dell'Isis" e scatena i caccia in Siria. Martedì sera evacuato lo stadio di Hannover per un allarme bomba.
La guerra a Parigi, di venerdì sera, a una partita di calcio allo Stade de France a cui era presente anche il presidente francese Hollande, tra i tavolini dei ristoranti e dei bistrot fra il decimo e l’undicesimo arrondissement, tra i decibel di un concerto al teatro che rimarrà impresso nella mente di tutti, il Bataclan. Trentatré minuti di terrore scatenati da tre squadre di terroristi equipaggiati con gilet, cinture esplosive e kalashnikov che a bordo di una Seat Leon e una Polo, entrambe nere, hanno preso d’assalto i posti dove la gente comune si va a rilassare dopo una settimana di lavoro. Dopo quel venerdì 13 novembre 2015 che ha riversato la follia dell’Isis tra le strade di Parigi si contano i morti, - centotrentadue, tra cui la 28enne studentessa italiana Valeria Solesin -, i feriti -, trecentocinquantadue, di cui novanta gravi - e ci si ritrova in quella quiete dopo la tempesta che basta il rumore di una foglia e si trasforma di nuovo in panico.
Evacuato lo stadio di Hannover
Martedì sera è stato evacuato lo stadio di Hannover, dove era prevista la partita di calcio Germania-Olanda, e a cui sarebbe dovuta essere presente anche la presidente tedesca, Angela Merkel. Stando al Wall Street Journal, vi era una ”minaccia concreta". Tra le ipotesi, quella di un’ambulanza con a bordo dell'esplosivo. Da lunedì gli allarmi bomba, poi tutti rientrati, hanno interessato diverse zone di Parigi.
I racconti dei sopravvissuti agli attacchi terroristici
I racconti degli attacchi di venerdì 13 novembre sono agghiaccianti. C’è quello di Massimiliano Natalucci, 45 anni, uno dei sopravvissuti al Bataclan che più volte ha incrociato lo sguardo degli attentatori: “Non ho mai perso di vista i terroristi, li seguivo con gli occhi - ha ripetuto in varie interviste -. Strisciavo verso l'uscita quando non mi guardavano e facevo finta di essere morto quando guardavano verso di me”. E ancora: “Ho visto con i miei occhi dare il colpo di grazia a persone a terra ferite che si muovevano e ansimavano. I terroristi hanno sparato per 15-20 minuti poi si sono fermati: forse avevano finito le munizioni. Mi ha sorpreso che, nelle due ore in cui siamo rimasti in ostaggio, abbiano chiesto a noi di parlare con la polizia per trattare affinché non entrassero: forse avevano paura di essere uccisi”. Forse dovevano finire quello che avevano iniziato e poi morire, come gli ha ordinato il loro leader.
La mente: Abu Bakr al-Baghdadi
Gli attentati "sono stati pianificati in Siria, organizzati in Belgio e perpetrati in Francia" ha dichiarato il Presidente Hollande ai parlamentari. All'origine c'è il leader, Abu Bakr al-Baghdadi, un uomo che si crede un Califfo, che ha molto denaro e altrettanto appoggio logistico, risorse informatiche, artificieri e ingegneri dalla sua parte: gli è bastato dare ordine di colpire i Paesi “nemici” - i servizi segreti iracheni sostengono di aver avvertito Parigi al massimo giovedì del pericolo imminente - che la “cellula dormiente d’Oltralpe” ha “facilitato il compimento della missione”, come scrive un documento dell’intelligence, scatenando l’inferno a volto scoperto, al motto di “Allah akbar”.
Ragazzi giovani, nati in Francia e in Belgio, cresciuti nelle banlieue, indottrinati al punto che almeno sei degli otto stragisti sarebbero foreign fighters passati per la Siria per essere addestrati allo stermino. Chi li ha guidati è Abaaoud, alias Abou Omar Soussi, incarcerato in Belgio nel 2010 dopo alcune rapine, fuggito in Siria. È lui l'architetto degli attentati preparati nel quartier generale di Verviers. È lui il figlio che il padre Omar ha cercato di riportare sulla retta via, andando a cercarlo fino in Siria, invano. Abaaoud aveva già un piano: in carcere aveva conosciuto Salah Abdeslam, francese, 26 anni, cittadino belga, che diventerà suo compagno negli attacchi. Salah Abdeslam è infatti il terrorista che è riuscito a oltrepassare il confine francese a Cambrai alle 8 del mattino di sabato, prima che le autorità divulgassero il suo identikit. In un'altra operazione la polizia belga ha arrestato altri due terroristi - uno è Mohamed Amri e potrebbe essere l'artificiere che ha preparato i giubbotti bomba mentre dell'altro non è stata rivelata l'identità -: dopo gli attentati avrebbero caricato su una Golf nera Abdeslam (che aveva abbandonato a Montreal la sua Seat nera con tre kalashnikov a bordo) e l'avrebbero portato in Belgio. Ora è ricercato.
Omar Ismail Mostefai, è invece uno dei kamikaze che si è fatto saltare al Bataclan. Identificato dagli investigatori, avrebbe compito trent’anni il 21 novembre, originario del sobborgo parigino di Courcouronnes, noto alle forze dell’ordine per reati minori, non è mai stato arrestato, finché un giorno del 2013 è partito per la Turchia, da lì ha raggiunto la Siria e quando gli hanno messo un’arma addosso si è sentito per la prima volta importante.
Poi ci sono Bilal Hadfi, 20 anni, francese residente in Belgio; Ahmad al-Mohammad, passaporto siriano, sbarcato a Lero il 3 ottobre spacciandosi per rifugiato: il documento è autentico, l'identità quasi certamente no. Infine c'è Samy Amimour, 28 anni, nato a Parigi, cresciuto in banlieu, a Drancy, una tipica storia di radicalizzazione: un ragazzo normale, cresciuta in una famiglia non fondamentalista, un lavoro come autista di bus fino al 2012, prima della deriva fanatica e del tentativo di partire per lo Yemen, l'arresto, e poi la fuga in Siria.
Valeria Solesin: la ragazza italiana morta a Parigi
Per adesso non resta che fare i conti con chi non c’è più. Anche in Italia: la notizia che Valeria Solesin, 28 anni, di Venezia, studentessa di demografia a La Sorbonne, fosse una delle 90 vittime del teatro Bataclan è diventata una certezza nella notte di sabato anche se la Farnesina ha aspettato fino al pomeriggio di domenica per renderla ufficiale. Cresciuta a Cannareggio, nel cuore di Venezia, Valeria scalpitava fin da giovane: dopo il diploma al liceo scientifico Benedetti di Venezia, si è iscritta all’Università di Trento, si è laureata in sociologia e quattro anni fa si è spostata in Francia, per un dottorato a Parigi, per approfondire il ruolo delle donne divise tra famiglia e lavoro con una particolare attenzione alle differenze tra la Francia e l'Italia. Tenace, solare e con un cervello “fino” Valeria, che aveva già pubblicato anche alcuni saggi, a Parigi non rinunciava certo a divertirsi. Venerdì sera era andata al Bataclan con il fidanzato - che di recente si era trasferito a Parigi -, un'amica, entrambi di Trento, e un alto ragazzo, di Verona. La sparatoria li ha investiti all’ingresso, nella confusione ha perso tutti di vista, il fidanzato ha ritrovato la sua borsa, qualche testimone ha ripetuto di averla vista ferita, la ricerca è andata avanti serrata, fino al tragico epilogo, domenica, nell'istituto di medicina legale di place Mazas a Parigi, dove la notizia della sua morte è diventata ufficiale.
I bombardamenti francesi a Raqqa
All’indomani della strage Francois Hollande aveva annunciato che la reazione della Francia sarebbe stata “spietata”. Una promessa mantenuta: domenica sera almeno trenta raid aerei hanno trasformato la città siriana di Raqqa, la roccaforte dell’Isis, “in una palla di fuoco”, come raccontano i testimoni. Dodici jet francesi - in coordinamento con l’intelligence Usa - hanno colpito i centri di comando, di addestramento e reclutamento dello Stato islamico oltre ad altri obiettivi “nevralgici” dei jihadisti. Nell'appello lanciato lunedì 16 novembre alle camere riunite a Versailles, il presidente Hollande non ha usato mezzi termini: la Francia è in guerra contro i fondamentalisti dello Stato Islamico, l'Unione Europea intervenga con noi.
Anonymous unito nella lotta contro l'Isis
Alla lotta al terrore si è unito anche Anonymous, il gruppo di hacktivist che ha lanciato l'hashtag OpParis, promettendo che farà di tutto per "smascherare i membri dei gruppi terroristici" responsabili delle stragi di Parigi. "Noi non ci arrenderemo, noi non perdoneremo e faremo tutto ciò che è necessario per mettere fine alle loro azioni", dice il classico Avatar con la maschera di Guy Fawkes in diverse lingue dopo aver espresso "dolore e solidarietà per le vittime, i feriti e le loro famiglie".
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