Omofobia, un ragazzo pestato a sangue risponde ai suoi aggressori su Facebook

Clément Grobotek è stato assalito insieme al suo compagno da un gruppo di omofobi all'uscita di una discoteca di Montpellier. Una volta a casa il post: "non riuscirete mai a togliermi questo sorriso dal volto".

Clément Grobotek, vittima dell'omofobia, si è preso la sua rivincita su Facebook.



Pestato a sangue da un gruppo di omofobi, il giovane Clément Grobotek si è preso la sua rivincita su Facebook, prendendosi gioco dei suoi aggressori: "Stanotte, mentre uscivamo da un locale, un gruppo di omofobi ci ha insultato e poi pestato a sangue”. Inizia così il post accompagnato da selfie con volto tumefatto, t-shirt bianca imbrattata di sangue e un sorriso stampato in volto, irriverente. Un post che in due giorni è stato condiviso più di 42mila volte e ha incassato oltre 173mila like e che continua così: “Inutile descrivervi la paura che si prova nel vedere il vostro ragazzo sdraiato a terra, incosciente e con la testa insanguinata. Incomprensione e impotenza si impadroniscono di voi. Sei contro due. È ovvio che oltre a essere intolleranti, siete anche dei codardi”. 

Il fatto, spiega Clément scatenando un fiume di solidarietà, è che l’omofobia subita è stata tanto violenta quanto inutile perché a quello che manca agli aggressori è la forza d’animo. Una tempra che, invece, Clément ha da vendere: “Ma sapete cosa? - scrive rivolgendosi direttamente ai suoi aggressori e a tutti quelli che pensano di zittire l’animo umano con le botte - Sarete sempre degli impotenti. Potete colpirmi ancora e ancora, ma non riuscirete mai a togliermi questo sorriso dal volto, né mi impedirete di amare il mio ragazzo più di ogni altra cosa al mondo".

Francese di Montpellier, Clément e il suo compagno Aaron stavano uscendo dalla Villa Rouge, una delle discoteche più rinomate della città, quando da dentro un auto un gruppo di ragazzi ha iniziato ad insultarli: “Ci urlavano omosessuali, sporchi finocchi, sudici froci - racconta il giovane -. Ho avuto la malaugurata idea di domandare che cosa stesse succedendo  e in un attimo si sono materializzati davanti a noi”. Il resto sono ricordi confusi: “Sono riuscito a rimanere cosciente, ma quando mi sono voltato ho visto il mio ragazzo a terra, con un lato della faccia completamente abraso perché l’hanno trascinato sull’asfalto”. 

Poi la corsa in ospedale, le medicazioni e alle 4 del mattino, le dimissioni e, una volta a casa, la voglia di aver l’ultima parola: “Noi saremmo anche degli sporchi finocchi e dei sudici froci, ma noi non ci riduciamo a combattimenti due contro sei. Baci a voi, cari omofobi”.

Copyright foto: Facebook@Clément Grobotek
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