Moda: Giorgio Armani chiama in passerella Facetasm
Armani guarda (ancora) ai giovani talenti e chiama sul catwalk il brand giapponese Facetasm. Poi si confessa a GQ Usa: volevo dei figli ma non ho rimpianti, sono stato regista dello stile.
Giorgio Armani: 80 anni di vita, 40 di carriera e la combattività del primo giorno. Re Giorgio si confessa su GQ America mentre, per il nono anno di seguito, chiama a corte le nuove leve della moda internazionale. Dopo Vivetta, protagonista del catwalk a gennaio, questa volta ad affiancarlo sulla passerella dell’Armani Teatro in occasione della Settimana meneghina dedicata alla moda maschile sarà il marchio giapponese Facetasm tra i “designer del futuro” secondo il sovrano del Made in Italy che augura al brand fondato nel 2007 “un futuro brillante e ricco di soddisfazioni”.
E fin qui parla l’Armani “istituzionale”. Diverso è, invece, il Giorgio cha si delinea nell’intervista-confessione sul magazine maschile d'Oltre oceano e che mostra le sue (poche) debolezze nelle parole riportate da Michael Hainey, autore del best-seller After Visiting Friends e vicedirettore di GQ Usa per 15 anni.
La prima debolezza ha il sapore salmastro delle lacrime: “Piango spesso - confessa - l’ultima volta? Ieri notte”. Un pianto nostalgico, un pianto che ricorda le figure che gli sono state accanto, prima di tutto il fratello e il compagno Sergio Galeotti che, scomparso nel 1985, gli fu vicino nei primi, fondamentali, anni di carriera. Un compagno che se n’è andato presto ma che “se mi vedesse ora sarebbe pazzo di gioia, per me” e che, soprattutto, non ha mai abbandonato del tutto il designer: “Quando viaggio, porto con me la sua foto. Qualcosa di noi rimane. Il suo spirito c’è ancora. Ne sono certo, c’è: lo vedo dappertutto, e sono certo che lui veda me. E spero che sappia tutto quello che ho fatto. In quale forma lui esista però, questo non posso saperlo”.
Quello che Armani sa è che nella sua vita avrebbe voluto avere dei figli, “molto” ma che, tutto sommato, ha pochi rimpianti. “Ho avuto un’ambizione bruciante – conclude - realizzare il mio potenziale. Sentivo che avrei potuto essere più di uno stilista: un regista, del gusto e dello stile di vita. Spesso ho dovuto sacrificare le relazioni per l’impegno totalizzante nel mio lavoro, e alla fine non ho rimpianti, ho fatto quello che volevo”.
E adesso quello che vuole è aiutare i giovani stilisti, registi dello stile di domani (con la benedizione del Re).
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