Giovanna Carollo, intervista al volto femminile di Rai Sport
Ultimo aggiornamento da laRedazione.
Intervista a Giovanna Carollo, la giornalista di Rai Sport che ci racconta il suo passato da cronista e il suo punto di vista su sport e maternità.
Grande professionista e volto femminile di Rai Sport: Giovanna Carollo è non solo una donna che da anni ricopre una posizione di tutto rispetto nell'ambito della cronaca e dello sport tra i colleghi uomini, ma anche una mamma che lavora. Giornalista con un passato da cronista e da attiva reporter negli anni della Palermo in rinascita, nel 2010 "molla" la politica e si dedica alle discipline sportive, diventando uno dei nomi di punta dello sport firmato Rai. Noi del Magazine Delle Donne l'abbiamo incontrata e le abbiamo chiesto il suo punto di vista sulle vicende di attualità, ma soprattutto il suo segreto per conciliare carriera e famiglia.
Cronista negli anni della Primavera di Palermo, che cosa ricorda di quei tempi?
"Ho cominciato quasi subito ad occuparmi di politica, ero a Palermo e seguivo i consigli comunali. Era il periodo di Orlando, la fine degli anni '80. Era bello, perché c'erano tante cose da fare. Palermo era rinata, ogni giorno c'erano notizie, è proprio lì che mi sono innamorata della politica e ho continuato a seguirla, anzi me ne sono talmente tanto innamorata che ho voluto seguirla in grande, tant'è che per questo mi sono trasferita a Roma."
A proposito di Roma, che ne pensa di Mafia Capitale?
"C'è un errore di fondo che consiste nel definire mafia tutto quello che è mal costume, mal governo, corruzione. Oggi si parla di atteggiamenti mafiosi e ci può stare, ma la mafia, intesa come in Sicilia, era ed è un'altra cosa. Ho vissuto anche da ragazzina gli anni dei 125 obiettivi sensibili. In giro per la città c'erano 125 postazioni con camionette, poliziotti posizionati con tanto di mitra spianati dove abitavano Giovanni Falcone ed altri e quando passavano per andare in tribunale si sentivano le sirene mezz'ora prima che passassero, per scortarli. Ecco perché oggi, quando sento parlare di Mafia Capitale, penso più alla corruzione che alla mafia nel vero senso del termine."
E di Marino, che ne pensa del sindaco di Roma?
"Penso che all'inizio lui sia stato messo lì come... c'è una definizione di Fëdor Dostoevskij per le persone che non servono a niente però servono proprio perché non servono a niente, ovvero "l'utile scemo". Ecco all'inizio, secondo me è stato messo lì perché era l'utile scemo. La verità è che lui in questo ruolo di utile scemo è cresciuto e adesso come adesso io non capisco se lui continui ad essere l'utile scemo di qualcuno, soprattutto di chi continua a sostenerlo, o se è veramente stupido lui. Perché io penso che a livello di dignità me ne sarei andata 6 mesi fa, quando è scoppiato il caso Mafia Capitale. Sarebbe stato più dignitoso per lui dire: basta, non sono stato in grado."
Come arriva allo sport nel 2010?
"Sono arrivata a Rai Sport perché mi ero stancata della politica. Alla fine è un teatrino, un gioco delle parti, quando capisci il meccanismo ti scoraggi. Mi viene da sorridere perché sono tutti d'accordo, anche le frasi, le parole che vengono a dirti davanti ai microfoni... è tutto studiato. Se guardi una trasmissione di politica dal vivo, ad esempio Ballarò, li vedi ammazzarsi poi durante la pubblicità 'ehi va beh dopo ci andiamo a mangiare una cosa, prendiamo un caffè'. È tutta una presa in giro."
E allora perché l'italiano medio non lo capisce?
"L'italiano medio non lo vuole capire, a noi cittadini semplici cosa interessa? Se ci abbassano le tasse o no. I politici si rincorrono a chi lo fa prima e quindi ha più benefit a livello personale, ma a noi che cosa importa? Che ci abbiano abbassato le tasse. Il fatto è che poi ci fregano da un'altra parte. È questo che noi dovremmo cercare di capire, ma non succederà mai, perché ci interessa il beneficio personale. Alla fin fine a noi che il Senato abbia 10 senatori piuttosto che 50 cosa importa? Non ci cambia niente, perché i soldi che risparmieremo con i 40 senatori in meno ce li rifilano da un'altra parte."
Se le piace così tanto la politica, allora perché poi si sposta sullo sport?
"Mi divertiva tanto questo accanirsi con serietà su un gioco come il calcio, dove c'è una palla che rotola: puoi essere bravo a non fartela rubare o a fare gol, ma alla fine è sempre un gioco. Questo era quello che credevo io, invece no. È vero che lo sport di base è un gioco ma, soprattutto nel calcio, ci sono tanti di quegli interessi, il merchandising, gli sponsor... Anche una penna sventolata, soprattutto tra i colleghi più famosi (chiamiamoli così), o un paio di occhiali indossati, hanno un motivo: sono sponsorizzati. C'è un giro di affari dietro il calcio incredibile. Prendiamo il caso Dybala, il giocatore della Juventus di 21 anni preso dal Palermo, costato 40 milioni. Al Palermo ha fatto molto mentre alla Juve, forse in mezzo a tanti campioni, in una situazione meno provinciale, sta zoppicando un po', però rimane un campione e lo fanno giocare comunque. C'è chi sostiene che non dovrebbe giocare così spesso perché deve fare gavetta, accusando la società e l'allenatore di metterlo in campo solo perché costato 40 milioni. In questo caso entra in gioco il procuratore, che è quello che, di fatto, manovra le squadre."
Com'è lavorare in un mondo che per antonomasia è maschile?
"Ci sono delle cose che in ogni caso da donna non puoi fare. Non le puoi fare secondo me come DNA, non è questione di competenza ma di femminilità: se le fai risulti anche ridicola."
Per esempio?
"Non farei mai un bordo campo. Non lo trovo femminile. Non è vero che al lavoro siamo tutti uguali. È femminile condurre un programma sportivo, con a fianco persone competenti, ma un bordo campo no: lo puoi fare a 25, 30 anni, dopodiché risulti ridicola. Anche la telecronaca per me è roba da uomini. Ho sentito delle colleghe fare telecronache - anche se le telecroniste sono poche - parlando di un'azione 'sgroppata di destra...' ecco, l'ho trovato sgradevole. Se lo dice un uomo ci sta ma che lo dica una donna è una cosa al limite della nausea."
Come se tra gli uomini si chiacchierasse di Tizia che sta con Caio...
"Esatto, come se gli uomini parlassero di gossip."
A proposito di donne, com'è il rapporto con le sue colleghe?
"Buono. Ad esempio la D'Amico l'ho conosciuta perché lei ha iniziato a Rai International, a La Giostra dei Gol, che è un programma della Rai che va all'estero. Ero alle agenzie e mi occupavo delle notizie. Ora è un po' cambiata ma, al di là di questo, il rapporto è buono."
Nessuna invidia?
"Mah, piccole cose, chiacchiericcio da donne. In realtà siamo talmente poche che non c'è competizione."
Qual è il collega uomo, invece, che stima di più?
"Preferisco non fare nomi, perché è pericoloso. Questo è un mestiere in cui spesso diventi personaggio per cui dalla bravura passi all'autoesaltazione e diventi un monumento a te stesso. Il limite è sottilissimo e siccome molti colleghi bravi sono diventati personaggi non voglio giudicarli."
Tornando a lei: donna in carriera e una mamma. Come fa a far tutto?
"Non sono una donna in carriera. Una mamma non sarà mai una donna in carriera a meno che non abbia per sua fortuna delle risorse personali che prescindono dal lavoro e consentono di avere delle persone che si occupino di casa tua, dei bambini."
Quindi non è vero che si può fare tutto, per bene quantomeno..
"Assolutamente no, o fai la mamma o fai la donna in carriera. Puoi fare la mamma che lavora, ma quello è un altro discorso. Io ho fatto tante cose e sono contenta di averle fatte. Ad esempio, con la prima figlia ho tolto tanto spazio a lei per il mio lavoro, però, per fortuna, ho capito in tempo che non era la strada giusta e sono tornata un po' indietro. Soprattutto quando ho avuto il secondo figlio, ho capito che ci sono tante cose che non posso fare, a livello lavorativo. Io non ho mai avuto babysitter."
È un messaggio che rincuora tutte. Non ci sono eroine, insomma.
"Assolutamente no. Sono scelte che vanno fatte. Io ho deciso di sacrificare un po' il lavoro per avere più tempo per i miei figli, il pomeriggio faccio il riposino con il piccolo, accompagno mia figlia grande a danza, i compiti, le cose da mamma, insomma. I figli sono piccoli una volta sola e crescono in fretta."
Essere mamma e sportiva, poi, è ancora più complicato visto che non esiste una legislazione che le tuteli, soprattutto in quanto a maternità
"Le sportive non sono tutelate da nessun punto di vista, c'è anche molta discriminazione, come nella storia dell'estate scorsa delle calciatrici additate come lesbiche: le sportive non sono tutelate neppure contro i pregiudizi. A livello di giovani sportive dipende tutto dalla federazione ma sempre fino a un certo punto. Lo sport, secondo me, è considerato ancora troppo poco un mestiere. Adesso le cose stanno cambiando, ma la strada è ancora lunga. Forse solo nel calcio c'è più tutela ma, se parliamo di donne, anche lì la considerazione è pari a zero. Chi si avvicina allo sport lo fa più che altro per passione, per vocazione."
Qual è lo sport più completo per i ragazzi che crescono?
"Il nuoto, almeno quando sono piccoli, dai 3 ai 6 anni; poi crescendo è giusto che seguano le proprie passioni."
I suoi figli amano lo sport?
"Sì, il più piccolo dal prossimo anno farà nuoto, mentre la grande ha fatto per tre anni danza classica e moderna affiancandole alla ginnastica ritmica, ora continua con la danza. Noi siamo tutti sportivi in famiglia, anche mio marito è laureato in scienze motorie. Lo sport è fondamentale."
Parlando di attualità: Valentino vs Marquez?
"Siccome sono siciliana e sono sanguigna, io dico che qualunque cosa sia successa, Valentino ha fatto bene. Sarò impopolare, ma secondo me ha fatto bene!"
E lo scudetto chi lo vince?
"Direi il Napoli. La Roma è prima in classifica e ha una buona squadra, ma io non mi fido tanto di Garcia (allenatore della Roma, ndr), è un po' troppo umorale. Invece mi fido più di Sarri (allenatore del Napoli, ndr). Non dirò mai per chi tifo, ma secondo me il Napoli è quello che sta messo meglio: come squadra, mentalità e come "fame".
Quali sono i suoi prossimi impegni, in vista degli Europei e delle Olimpiadi?
"Non posso andare in Francia o in Brasile ed assentarmi da casa per mesi, quindi li seguirò da qui. Ho fatto già due mondiali, Sud Africa e Brasile, andavamo in onda tutti i giorni, a qualunque ora, dato il fuso orario. È stato faticosissimo, ma almeno ero qui a Roma. Ma confesso una cosa: mi piacerebbe tantissimo seguire il Giro d'Italia, perché dicono sia una bellissima esperienza."
Copyright foto: Giovanna Carollo
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