Woman in Gold: arriva al cinema la Dama dorata di Klimt
Woman in Gold porta al cinema la storia del celebre quadro di Klimt che, in realtà, è un'opera trafugata dai nazisti ad una famiglia ebrea di Vienna. La trama inizia con la nipote americana, che ne chiede la restituzione.

La storia di Woman in Gold racconta al cinema una vicenda realmente accaduta: la nipote della "Dama in oro" di Klimt ne ha chiesto la restituzione al governo austriaco.
Il dipinto di una donna dai capelli corvini, con una magnifica collana di brillanti, avvolta da sprazzi dorati. La Dama in oro, celebre quadro di Klimt e secondo per fama solo all'altrettanto illustre Bacio, è al centro di Woman in Gold, un delicato e avvincente film della Eagle Picture, che arriverà nei cinema italiani il 15 ottobre.

La locandina del film Woman in gold.
A settant'anni di distanza la piccola Maria Altmann (una stupenda Helen Mirrer), sfuggita alle persecuzioni, è una elegante e anziana americana, ironica e brillante. Complice una nuova politica annunciata dal governo di Vienna, la donna ingaggia un giovane avvocato (Randy Schoenberg, interpretato da Ryan Reynolds), idealista e neopapà, per cercare di tornare in possesso del quadro e dei molti altri beni sottratti alla sua famiglia. Anche lui ha origini ebraichee e austriache, ma poco gli importa. Finché non scopre quanto vale il quadro in questione.

In Woman in gold, Katie Holmes è la moglie del protagonista.
Dettagli a parte, sullo schermo la storia scorre delicata e avvincente, senza mai cadere nel legal thriller e soprattutto senza caricare di eccessiva angoscia i doverosi flashback sulla tragica Anschluss, l'annessione dell'Austria da parte della Germania nazista, con la seguente condanna della popolazione ebrea.

Woman in gold racconta la sottrazione di opere d'arte a famiglie ebree da parte del regime nazista.
Nulla, attenzione, è inventato: quella della Dama in oro è una storia vera, che ha aperto la strada ad una discussione internazionale sul tema della restituzione ai legittimi discendenti di svariate opere d'arte sottratte dal regime nazista ai proprietari ebrei, perseguitati e deportati. Da una parte, quindi, nipoti e avi che chiedono di riavere i beni delle loro famiglie, dall'altra governi che, a settant'anni di distanza, vedono messi in discussione la proprietà delle opere più significative dei loro Paesi.
La vicenda si è in realtà conclusa. Quindi, prima di andare al cinema, googolare "Dama in oro" è assolutamente vietato. Ne varrà la pena.
Copyright foto: Ufficio Stampa Eagle Pictures