Trans, un selfie al giorno per raccontare la metamorfosi "da donna a uomo"

Jamie Raines, il trans 21enne, si è scattato un selfie al giorno per tre anni, per documentare la sua metamorfosi "da donna a uomo" grazie all'assunzione di testosterone.

Jamie Raines, il trans che ha documentato con un selfie al giorno il suo cammino “da donna a uomo”.


Nato nel corpo sbagliato”: così s’intitola il documentario che il prossimo 13 ottobre, su Channel 4, racconterà la storia del 21enne Jamie Raines, il trans che ha documentato con un selfie al giorno il suo cammino “da donna a uomo”. Un cammino iniziato a 19 anni, immortalato con il primo scatto quando della barba non c’era nemmeno l’ombra e tutte le speranze erano in quella scatola di testosterone, tenuta tra le mani come una reliquia. Tre anni dopo, l’ultimo scatto: stessa felpa rossa, stessi occhi luminosi ma niente più scatola di ormoni, al posto ci sono due pollici alzati e il viso è ricoperto di peluria

Volevo farlo solo per il primo anno, ma dopo un anno non avevo ancora peli sulla faccia" ha raccontato il giovane a BuzzFeed News, scendendo nei dettagli della sua metamorfosi - “durante il secondo anno i cambiamenti sono stati più evidenti: il viso si è allungato, ho perso le guance paffute e anche il naso è cambiato” - per fare chiarezza dentro e fuori di sé. “Ho voluto documentare gli effetti del testosterone sul volto e volevo fare qualcosa per me, per documentare chi stavo diventando”. Un’impresa che quando ha iniziato non sapeva dove lo avrebbe portato - “ho provato a non avere aspettative sul mio aspetto, gli effetti del testosterone sono diversi, c’è chi si ricopre di barba in sei mesi e chi no” - ma che lo ha appassionato uno scatto dopo l’altro. Tanto che, promette, “andrò avanti forse per altri 5 anni”.  

Perché se è vero che il cammino di Jamie Raines è ancora lungo, oggi “sono felice di guardarmi allo specchio, mi piace quello che vedo e sono grato per essere diventato quello che sono”. Così come è felice di ascoltare il timbro della sua vocepiù profonda”, e di condividere la sua nuova identità con la sua famiglia, la sua fidanzata Shaaba e i suoi amici.   

Sono stati tutti molto partecipi e molto eccitati dei miei cambiamenti - racconta -. La prima persona a cui l’ho detto è stata mia madre che, a sua volta, ne ha parlato con mio padre e mio fratello”. E ancora: “Mia madre dice che in fondo lo ha sempre saputo e non ha mai pensato di aver perso una figlia, anzi: tu sei la stessa persona, mi dice, tu sei il mio bambino”. 

A questo punto, ultimata la terapia ormonale, il prossimo passo è l’intervento chirurgico. “Ai ragazzi trans in procinto di iniziare il percorso dico: la pazienza è il vostro migliore amico, cercate di circondarvi di amici e parenti che vi sostengano, online o nella vita reale. Fate domande a chi ci è già passato perché anche se vi sembra ci vogliano secoli per arrivare alla fine, in realtà il tempo passa veloce e in un attimo tocca fare i conti con la società, che, inevitabilmente, si stupisce”. E fa confusione: “Recentemente, a un colloquio di lavoro, ho raccontato la mia transizione ma loro hanno capito che volessi diventare una donna!”. Di primo acchito la stizza, poi la soddisfazione: Jamie, ai loro occhi, era un uomo a tutti gli effetti.




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