Narcisisti? Attenti ai falsi miti
Attenti ad accusare chi parla in prima persona di essere un narcisita. Un nuovo studio spiega che, a livello linguistico, non ci sono differenze tra chi soffre di questo disturbo della personalità e chi no.
Insensibili, avidi, indifferenti. Poveri narcisiti, su questo tratto caratteriale (che, se patologico, è considerato un vero e proprio disturbo della personalità) si è detto di tutto. Ancor più quando si tratta del loro modo di affrontare le relazioni umane, le amicizie e gli affetti.
In particolare, l'uso eccessivo del pronome di prima persona singolare (io, io, io...) è sempre stato valutato, a furor di popolo, indizio di una personalità innamorata di sé. La scienza sembra invece assolverli, decretando: almeno linguisticamente, non c'è alcuna differenza tra chi ha dei tratti più o meno narcisisti.
Questa è la conclusione cui è arrivato un nuovo studio pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology da un gruppo di ricerca diretto da Angela Carey, dottoranda al dipartimento di psicologia della University of Arizona, che ha lavorato su oltre 4 mila volontari provenienti da università statunitensi e tedesche. Gli studenti si sono sottoposti ad uno dei 15 differenti esperimenti proposti dalla ricercatrice, con l'obiettivo di valutare quanto usassero il pronome io: hanno dovuto scrivere saggi, raccontare aneddoti sul proprio passato, compilare questionari, rendere disponibile la propria pagina Facebook e così via.
Infine, dopo aver chiesto ai volontari di effettuare il test Narcissistic Personality Inventory (NPI) per identificare il loro livello di narcisismo, la ricercatrice li ha divisi in cinque gruppi, a seconda della maggiore o minore presenza di questo tratto della personalità. Il risultato di tanti sforzi? Nessuno.
Incrociando gli esperimenti con i risultati dell'NPI si è visto che narcisisti e non-narcisisti usano il pronome io con la stessa frequenza. A voler essere puntigliosi, analizzando i dati raccolti in base al sesso, si è notata per gli uomini una correlazione leggermente superiore rispetto alle donne ma, precisano i ricercatori, non statisticamente significativa.
Ammettere che l'amico o la collega da sempre bollati come narcisisti per il loro modo di parlare non siano tali, è un duro colpo. Il motivo dell'errore, ipotizzano i ricercatori, potrebbe risiedere nel fatto che questi soggetti irradiano un mix di sicurezza e sfrontatezza, tanto che chi li ascolta si aspetta e percepisce il cosiddetto I-talk più spesso di quanto avvenga in realtà.
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