La matematica dell'amore: il quinto partner è quello giusto
Sentimenti e scienza sono connessi. Secondo Hannah Fry, docente di matematica, il quinto amore è quello perfetto. Per avere successo negli appuntamenti puntate sui difetti e quando avete trovato il vostro quinto fatevi influenzare. E ricordatevi di litigare!
Prima di accasarvi fate i conti: se avete quattro ex, probabilmente siete arrivati al buono perché il partner attuale (o il prossimo) - il quinto insomma - dovrebbe essere quello giusto. Almeno così dice la matematica. Inutile storcere il naso: tutti sappiamo che il colpo di fulmine, la scintilla dell’intesa, la chimica che scatena le endorfine non sono frutto di addizioni e sottrazioni e non si piegano a formule astratte. Anche Hannah Fry, matematica di professione e docente allo University College di Londra, è perfettamente consapevole dell’infinito numero di variabili che possono portare due persone ad incontrarsi, amarsi e (addirittura) continuare a farlo per un tempo ragionevolmente lungo. La Fry sa però anche un’altra cosa, che non è meno importante: “L’amore, come gran parte della nostra vita, è pieno di schemi e la matematica è uno studio di schemi. Schemi che prevedono il tempo, gli andamenti della Borsa, la crescita delle città. Ad essere onesti, nessuna di queste cose è ordinata e prevedibile”. Se gli schemi della matematica possono essere d’aiuto in quei campi, possono esserlo anche quando si tratta di calcolare la traiettoria che seguirà la freccia scoccata da Cupido: l’ideale sarebbe riuscire a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.
La studiosa ha appena pubblicato The Mathematics of love, il libro dedicato all'argomento. È la sua matematica dell’amore che sancisce il numero magico, i cinque partner. Dietro a quel numero c’è uno studio, naturalmente matematico: Hannah s’è fatta aiutare da Ok Cupid, un sito di incontri messo in piedi da un gruppo di suoi colleghi, che per dieci anni hanno studiato le relazioni tra gli iscritti. Lei, carta e matita alla mano, ha cominciato a tracciare degli schemi. Le persone iniziano ad aver appuntamenti con possibili partner “intorno ai 15 anni – spiega Hannah -, e lo fanno con l’aspettativa di fermarsi a 35”. Il calcolo è presto fatto: “Le persone che incontrate nel primo 37% del tempo dedicato a questo tipo di appuntamento sono da scartare. È un metodo rischioso, che non garantisce il successo, ma è senz’altro il più efficace”. La Fry assicura che i pesci fanno così e che “Inconsciamente lo facciamo anche noi: testiamo il mercato, e dopo i 25 anni iniziamo a pensare seriamente alla persona con cui passare il resto della nostra vita. Siamo cervelli progettati per la matematica”. Tenendo presente che nella nostra vita si alternano - in media - una decina di compagni di strada, il quinto è anche il primo fuori dal 40% a rischio meteora. Senza contare che la Fry ci dà anche un’altra notizia: dopo quello giusto, avremo altri cinque partner. A questo punto, si suppone occasionali: chissà, forse in futuro Hannah dedicherà uno studio anche a questa seconda fase.
La docente inglese è partita da un altro calcolo fatto da uno dei suoi studenti di matematica, Peter Backus. Il quale è partito dal principio (uno dei cardini della matematica) di scomporre un problema in sotto-problemi sempre più piccoli: s’è messo alla ricerca della sua anima gemella e ha constatato che a Londra ci sono 4 milioni di esseri umani di sesso femminile (quello che cerca lui). Il 20% di queste, circa 800mila londinesi, è nella fascia d’età giusta. Metà di queste ultime va scartata perché “felice di essere single”. Rimasto con 400 mila potenziali fidanzate, ha ritagliato tra queste il 26% che ha una laurea (immagina così la sua fidanzata), ed è arrivato a 108 mila. Il 5% di queste – sempre secondo Peter – è attraente: siamo a 5.200. Di queste, poi, un 5% troverà attraente lui: 260. Ancora una divisione per isolare il 10% con cui Peter suppone che potrà star bene insieme e a lungo. Ventisei donne a Londra, ovvero un ago nel pagliaio.
Chiaro che la Fry non ha una ricetta magica per trovare il partner ideale d’un colpo. Però il suo libro è pieno di dati interessanti che, ancor più che del nostro possibile partner futuro (o presente) ci parlano di noi, intesi come esseri umani. Sono sempre gli schemi tracciati dalla matematica a stabilire una legge imprescindibile per avere successo negli appuntamenti combinati online, che tra l’altro sono un sistema efficiente per ritagliare nell’insieme generico delle donne di Londra (nel caso di Peter) quelle che a loro volta sono alla ricerca di un partner. Poter distinguere fin dall’inizio ci può risparmiare una serie di approcci complicati, faticosi e – quando ci troviamo in un bar – anche piuttosto costosi (“bevi qualcosa?”).
La regola d’oro degli incontri sul web è che “il fascino non rende più popolari. Anzi, la fama di essere bruttini giocherà a vostro favore. Se alcuni vi trovano interessanti, molti altri vi evitano come la peste. Con i bruttini c’è meno competizione, e la domanda che si fa la maggior parte della gente che si rivolge a un sito per cercare un incontro galante è: perché rischiare un’umiliazione?” Insomma, la regola da seguire è: “Non preoccuparsi di minimizzare i difetti ma di valorizzare ciò che vi rende differenti, anche se pensate che qualcuno lo troverà poco attraente”.
C’è infine qualche consiglio buono anche per capire se la persona che abbiamo già trovato funzionerà (oltre naturalmente alla regola del quinto partner). Perché un matrimonio su due negli Stati Uniti finisce male? Lo psicologo John Gottman ha esaminato migliaia di coppie misurandole mentre sono insieme. Ha raccolto praticamente tutto: espressioni, pressione, ritmo cardiaco, sudorazione. Gottman ha scoperto che la chiave sta nell’atteggiamento, positivo o negativo, con cui le persone si pongono una di fronte all’altra. Perché i sentimenti che suscitano l’una nell’altra sono meno importanti dell’influenza reciproca. Chi rende sereno il proprio partner, insomma, ha una vita di coppia migliore di chi si preoccupa solo di trovare una persona che renda sereno lui.
Al team di Gottman a un certo punto s’è aggiunto un matematico, James Murray. Che ha confermato questa interpretazione sfatando un mito antico come le coppie. Non è vero che i compromessi siano il segreto di una vita a due felice. Le coppie che discutono, si concedono a vicenda uno spazio per le lamentele, si sfogano impedendo alle cose piccole di condizionarle sono quelle che durano di più. A dirla tutta, come spesso accade, ogni mito vecchio come l'umanità si aggira per il mondo con il suo contrario, ed entrambi sono ritenuti credibilissimi: che l’amor senza baruffa faccia la muffa era cosa risaputa. Ora c’è la conferma della scienza.
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