Stazione Termini: blitz della Polizia sventa un giro di baby squillo
Stazione Termini: un blitz della Polizia ha arrestato 9 persone sventando un giro di prostituzione minorile: clienti insospettabili adescavano ragazzini tra i 13 e i 17 anni. Per 10 euro facevano sesso nei bagni pubblici, sui vagoni, nei parchi o a casa. Nel 2014 i baby squillo italiani hanno superato gli stranieri.
La Stazione Termini come un bordello dove (i soliti) insospettabili uomini di 35-40 anni, ma anche ultrasettantenni e perfino un ottantenne, andavano a comprare sesso da baby squillo tra i 13 e i 17 anni, per la maggior parte di etnia rom. Dopo un anno d’indagini, ore e ore di video e intercettazioni audio, la Polizia ha arrestato nove persone residenti tra Roma, Rieti, Viterbo e Napoli ritenute responsabili del reato di prostituzione minorile.
La pratica era consolidata: i clienti si avvicinavano alle scale mobili della Stazione, aspettavano i ragazzini, sia maschi che femmine, se non li trovavano li chiamavano anche sul cellulare. Una volta adescati, le coppie s’imboscavano a fare sesso nei bagni pubblici, o a bordo di alcuni treni in sosta, o nei parchi cittadini. Qualche cliente portava i ragazzini perfino a casa propria. Poi gli sganciavano dai 10 ai 15 euro e li salutavano, fino alla prossima volta.
Ora i ragazzini, in tutto una quindicina, sono stati affidati ai servizi sociali. Non tutti perché qualcuno è riuscito a scappare. Ma quello della prostituzione minorile è una piaga che, purtroppo, cresce ogni anno di più. Tra gli italiani soprattutto. Lo scorso 15 marzo il procuratore aggiunto romano Maria Monteleone - già titolare dell’inchiesta sulle baby squillo del quartiere Parioli che scandalizzò l’Italia - ha restituito un’inquietante inversione di tendenza: “mentre nel 2013 tra gli indagati 38 erano italiani e 62 stranieri, nel 2014 questi ultimi sono risultai 43 a fronte di 127 italiani”. Una vera e propria emergenza, soprattutto alla luce del fatto che, negli ultimi due anni la prostituzione minorile “è aumentata del 516% e per il 50% si tratta di maschietti. Molti sedicenni e diciassettenni, ma anche tredicenni o quattordicenni”.
Ancora più preoccupanti le motivazioni: per potersi comprare l’ultimo smartphone o sneakers griffate, ma anche “per aiutare la famiglia che vive in un totale clima di indigenza e di degrado socio-culturale”. Una realtà drammatica esposta durante l’audizione della Commissione parlamentare infanzia e adolescenza, presieduta da Michela Vittoria Brambilla dove la Monteleone ha chiesto misure preventive. In un paese dove, secondo i dati Istat 1 italiano su 4 è a rischio povertà e 10 milioni di persone sono senza mezzi, non c’è più tempo per le parole. Servono i fatti.
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