Ceuta: Abou, il bimbo ivoriano in fuga in un trolley, riabbraccia la sua mamma

Ceuta: Abou Ouattara , il bimbo ivoriano di otto anni nascosto in un trolley per attraversare il confine dalla Spagna al Marocco, ha riabbracciato la sua mamma nel centro di accoglienza. “È stato molto toccante”, tra un paio di settimane avrà i documenti per una nuova vita. 

Abou Ouattara, 8 anni, era stato nascosto in un trolley trasportato da una marocchina 19enne per attraversare il confine e raggiungere Ceuta.


Il mondo ha guardato il piccolo Abou Ouattara rannicchiato in un trolley. Lo ha visto ai raggi X della frontiera di Ceuta, l’enclave spagnola in Marocco. Qualcuno si è indignato, molti si sono commossi per quel tentativo del papà di spedire il figlio di otto anni dalla Costa d’Avorio verso un futuro migliore, e verso la sua mamma, Lucie Ouattara. Che oggi ha riabbracciato nel centro di accoglienza per i minori dell’enclave spagnola dove vive da quel giorno. “È stato molto toccante”, ha raccontato a El Mundo l’avvocato della famiglia, Juan Isidro Fernàndez. “Il bambino è corso incontro alla madre, che è scoppiata a piangere”. 
 
Tra pochi giorni avremo il ricongiungimento familiare, è una grande felicità. Era la nostra battaglia”, ha sottolineato Fernàndez che ha specificato come, nel giro di 15-20 giorni Abou potrà avere i documenti per iniziare una nuova vita in Spagna, con la sua famiglia. Per fugare ogni dubbio che la vicenda avesse a che fare con la tratta dei minori - il piccolo era stato trasportato al confine da una diciannovenne marocchina - la mamma e il papà Alí hanno fornito tutti i documenti ai magistrati locali per dimostrare il rapporto di parentela, compreso il campione di saliva per la prova del Dna.

Dopo l’abbraccio la mamma è tornata a Fuerteventura, dove risiede, per occuparsi dell’altra figlia (ma Lucie e Alì ne hanno altri due, rimasti in Costa d’Avorio), il padre - che è accusato di presunto crimine contro i diritti di cittadini stranieri con aggravante del pericolo di morte, per di più di un minore, è ancora in custodia cautelare - ma con grande probabilità, accertato il Dna, l’amministrazione locale potrebbe lasciare cadere le accuse. E dare una seconda possibilità a quella famiglia alla ricerca di una nuova vita, migliore.

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