Pakistan: due giovani cristiane sfregiate dall'acido

Pakistan: due giovani donne cristiane di 16 e 28 anni sono state sfregiate dall'acido in un mercato di Quetta. Ad aggredirle un uomo della comunità cristiana. Nonostante il governo abbia inasprito la pena, la pratica è in aumento.  

Nonostante il governo abbia inasprito le pene l'aggressione con acido alle donne pakistane è in aumento.


Sono di nuovo le donne le vittime della violenza degli uomini. Una violenza che le costringe a sopravvivere e a fare i conti, per tutto il resto dei loro giorni, con un volto sfigurato, che non riconosceranno più ma dovranno trovare la forza di accettare. Questa volta sono due giovani cristiane di 16 e 28 anni che in un mercato di Quetta, in Pakistan, sono state attaccate con dell’acido. Immediatamente soccorse, prima di essere ricoverate al Bolan Medical College Teaching Hospital, sono state trasportate in due strutture inadeguate a gestire l’emergenza. Secondo le notizie raccolte da The Express Tribune e confermate da un portavoce della polizia di Quetta, le due giovani avrebbero accusato il responsabile: un uomo, anch’egli della comunità cristiana.

Una realtà, quella pakistana, dove le donne non hanno vita facile. Nonostante Benazir Bhutto, la politica assassinata il 27 dicembre 2007, abbia ricoperto per due volte la carica di Primo ministro - dal 1988 al 1990 e dal 1993 al 1996 -, nonostante le donne pakistane abbiano avuto un sussulto d'orgoglio quando la 14enne Malala Yousafzai ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per la lotta ai diritti dei giovani ragazzi e, infine, nonostante il governo abbia inasprito la pena per gli autori di quest’orribile pratica facendo lievitare da 6 fino a 20 di reclusione, soprattutto nelle aree rurali, gli abusi sono all’ordine del giorno. Il problema è che molto spesso le donne non hanno la forza di denunciare i loro aggressori: la paura di ritorsioni o la vergogna a volte sono più forti delle violenze. E così usanze tribali tipo il Karo Kari (l’omicidio d’onore), o il Wanni (il matrimonio forzato) e il Watta Satta (lo scambio di spose tra due famiglie) continuano a mietere vittime. 

Secondo il giornalista premio Pulitzer, Nicholas D. Kristof la violenza con acido non è mai stata così popolare in Pakistan ed è in continua crescita. Tanto più che, stando a quanto raccolto da Kristof la maggioranza delle aggressioni è etichettata come delitto d'onore. Tra le altre cause evidenziate da Human Rights Watch il rifiuto di una proposta di matrimonio o di avere rapporti sessuali, una dote non abbastanza adeguata, o barbaro fondamentalismo religioso. A documentare l’incremento ci sono le statistiche compilate dalla commissione per i diritti umani del Pakistan (HRCP) dove fa impressione leggere come dai 46 casi accertati del 2004 si sia passati a 33 nel 2007, e secondo un articolo del New York Times, da 65 nel 2010 a 150 nel 2011.

Al punto che le più coraggiose si sono organizzate e grazie a Musarrat Misbah imprenditrice pakistana di 55 anni, hanno dato alle vittime sfregiate un posto dove ricominciare a sorridere dopo la violenza. Si chiama Depilex Smileagain Foundation, organizzazione con cui Musarrat ha messo insieme i soldi per aprire 25 centri di bellezza che danno lavoro e assistenza (anche legale) alle vittime dell’acido che hanno lottato per la verità. E hanno trovato una nuova vita.  

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