Elena Ceste: il marito Michele Buoninconti a giudizio immediato
Elena Ceste: il gip ha fissato per il 1° luglio l'udienza in Corte d’Assise per Michele Buoninconti, il marito accusato di aver ucciso la moglie e di averne occultato il cadavere. La difesa ha 15 giorni di tempo per chiedere il rito abbreviato.
Giudizio immediato: va spedito e deciso il gip Giacomo Marson che ha fissato per il prossimo primo luglio la prima udienza in Corte d’Assise per Michele Buoninconti, l’uomo accusato di aver ucciso la moglie, Elena Ceste, e di averne occultato il cadavere. Ai suoi occhi le prove sono tali ed evidenti che non serve perdere altro tempo. La decisone del gip è arrivata tra capo e collo della difesa che ha 15 giorni per chiedere il rito abbreviato che, in caso di condanna (l’uomo rischia l’ergastolo), prevede lo sconto di un terzo della pena.
Per il gip il nodo che ha stretto la vita della famiglia Buoninconti si è sciolto all’evidenza dei fatti. Una famiglia che lui, il 43enne nato in provincia di Salerno, padre di quattro figli che prima di finire in carcere era un vigile del fuoco e andava a messa tutte le domeniche, definiva “perfetta”. Una famiglia dove i ruoli erano ben definiti - “io facevo da mangiare e Elena andava a prendere i figli a scuola” - e dove “il nostro motto era dal seme alla tavola. Coltivavamo gli ortaggi e allevavamo gli animali. Stavamo bene”.
Che non stessero bene per nulla è emerso abbastanza in fretta, per lo meno agli occhi degli inquirenti che il 29 gennaio scorso sono andati ad arrestarlo nella sua casa di Castiglione d’Asti (Asti) e l’hanno trovato con le mani bagnate e le tazze da lavare nel lavandino. A mettere insieme i pezzi di questo puzzle viene fuori la trama di una soap per che, se non fosse una vicenda di violenza domestica finita in tragedia, meriterebbe una regia d’autore.
Una vicenda dove la gelosia morbosa con cui Michele controllava la moglie a cui imputava varie relazioni extraconiugali è andata di pari passo con la sua ossessione “ad affermare il suo dominio”, come ha scritto il gip abbozzando “la ragione dell’omicidio” ai tempi dell’arresto.
“Un bravo attore che si merita il premio Oscar”, come l’ha definito Teresa C. la 33enne calabrese con cui Michele ha avuto una relazione dopo la scomparsa di Elena. Ci aveva provato anche con una giornalista del settimanale Giallo a cui aveva inviato sms rimbalzati su tutti i tg ma ovviamente non era successo nulla. Lui si descriveva così: “un uomo solo, che sa fare bene la pizza e i lavori domestici - rivela un sms inviato a una donna -. Non mi serve una donna che lavora fuori, ma arrivare a casa e trovare qualcuno che mi aspetta”. Un uomo che una donna che lo aspettava ce l’aveva, sua moglie, Elena Ceste. Un uomo che - se sarà giudicato colpevole - dopo averla uccisa ha vissuto il resto dei suoi giorni seguendo un copione diretto nella sua testa.
Il 24 gennaio 2014 scrive sul suo diario: “dato da mangiare alle oche, scomparsa mia moglie”. A tutti racconta che Elena sarebbe scappata nuda, alle 8.40 del mattino, lasciando i vestiti ammucchiati dietro al cancello di casa. A “Chi l’ha visto?” contraddice la sua versione di famiglia felice: “Quando ho visto quei panni lì, mi è venuta una cosa alla testa. Madonna, da chi mi devi fare vergognare... Cosa mi stai combinando?”. Intercettato, afferma: “Elena non è mai andata nelle strade di campagna” salvo poi interrompere la telefonata quando l’amico gli propone di andare a cercare Elena nel punto esatto dove, il 18 ottobre 2014, è stata trovata, proprio lungo una strada di campagna, a 2 minuti e 40 secondi da casa. A quel punto Michele aggiorna la sceneggiatura: “Ero andato a cercarla lì. Ho guardato in terra, ma c’erano solo impronte di lepri”.
Una sceneggiatura dove la confessione trapela da una minaccia, alla figlia, mentre l’accompagna in procura: “A non ascoltare il padre si fa la fine della madre che non ha ascoltato il padre” e dove l’ossessione è da manuale di psichiatria. Intercettato in cucina, dice ai figli: “Loro vogliono sapere solo questo! Che fra di voi non andate d’accordo. Così uno va da una parte, uno dall’altra... E a casa nostra sai cosa ci fanno venire? Ci fanno venire dentro le zoccole! Le straniere. Così c’è una stanza per ogni zoccola. E la sera c’è il burdello”. Ora i figli sono in attesa di essere affidati ai nonni materni a cui andrebbero anche tutti gli averi di famiglia. Provvedimento a cui Michele non si è opposto. Anzi: augura ai piccoli serenità e amore e gli scrive: “in carcere mi annoio, non so cosa fare. Appena sono entrato ho chiesto di poter vedere le mie creature mi è stato detto di no, non capisco il perché” ha detto.
Il dottor Paolo Gozzelino aveva descritto la personalità di Michele Buoninconti affetta da “disturbi di tipo ossessivo compulsivo. Eccessiva intransigenza in tema di moralità”. Non un dramma della gelosia, quindi, piuttosto della perdita del dominio: “Il tradimento della moglie scoperto un anno prima aveva messo in discussione la solidità della famiglia e appalesava il rischio di perdere anche la casa”. Il primo luglio la corte d’Assise deciderà se oltre alla moglie, ai figli e alla casa, Michele avrà perso anche la libertà.
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