La supremazia maschile? Sta per finire

Secondo lo studioso americano Melvin Konner, che ha appena pubblicato un libro sul tema, la supremazia maschile è agli sgoccioli e, analizzando i cambiamenti in atto, il futuro è donna.

Lo scienziato e antropologo americano Melvin Konner nel suo ultimo libro analizza e spiega il declino della supremazia maschile. E avverte: l'era delle donne sta per iniziare.


Negli Stati Uniti, è già considerata cosa fatta: la supremazia maschile è agli sgoccioli. Il dibattito sul tema è stato riaperto da Melvin Konner, noto antropologo e neuroscienziato della Emory University, uno degli atenei più prestigiosi del Paese. Konner ha infatti pubblicato un libro intitolato Women After All: Sex, Evolution, and the End of Male Supremacy (Donne, dopotutto: sesso, evoluzione e la fine della supremazia maschile).

Nel libro ci spiega che il gene SRY (cioè Sex determining Region of the Y chromosome), situato sul cromosoma Y e che caratterizza il DNA maschile, è legato ad una maggior aggressività nel comportamento. Statistiche alla mano, continua lo scienziato, chi ne è portatore ha persino più probabilità di incorrere in una morte violenta. Guardandola da un altro punto di vista, però, qui risiede una possibile ragione biologica e storica del potere maschile, riflette l'autore.

Konner, proseguendo la sua analisi attraverso campi differenti, dalla biologia all'etologia, dalla neurobiologia all'antropologia, fino alla storia, alla politica e alle scienze sociali, rileva che la situazione sta per cambiare. In aggiunta ad una maggior capacità di giudizio, scrive, a rendere le donne biologicamente superiori sono alcuni tratti a suo parere specifici: affidabilità, credibilità, correttezza, capacità di lavorare e giocare bene con altri, relativa libertà da impulsi sessuali che possono distrarre, minori livelli di pregiudizio, intolleranza e violenza.

Le donne, si legge nel libro, vivono di più e hanno tassi di mortalità inferiori in tutte le fasce d'età, sono più resistenti alla maggior parte delle categorie di patologie, sono meno soggette a disturbi mentali o a comportamenti distruttivi. Soprattutto, hanno la capacità fondamentale di produrre nuova vita all'interno dei loro corpi, un onore impegnativo e stressante in termini biologici, ricorda l'esperto, processo al quale gli uomini apportano un contributo biologico minimo.  Tanto che, continua lo scienziato, in un futuro neanche troppo lontano, probabilmente del contributo maschile si potrà fare anche a meno.

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