"La tazzina blu", il blog per i giovani alle prese con la casa
Camilla Corradi ha 27 anni "ancora per qualche mese", vive a Padova e nella confusione mentale tipica della sua generazione, ha le idee molto chiare. Il suo blog di arredamento, La tazzina blu, è solo il primo passo di un futuro che Camilla ha tutte le intenzioni (e tutte le premesse) di costruire per arrivare lontana senza scendere a compromessi. Un esempio? Nel suo blog non troverete la pubblicità - tranne un felice esperimento con Leroy Merlin che, però, le aveva accordato piena libertà creativa - perché "la lealtà con i lettori" è la pubblicità più importante. Vive con i genitori ma ha una casa che l'aspetta ("non appena guadagnerò un po' di più") in una villetta Anni Venti. Un appartamento rivoltato da capo a piedi che oggi è "mezzo nordico e mezzo mio". Il suo primo lettore è Alberto, il suo fidanzato. Il primo premio l'ha vinto con il contest Ikea blog-in, nel 2014, il suo primo riconoscimento è arrivato a gennaio 2015 quando Casa Facile l'ha selezionata tra le prime 12 blogger. Camilla è molto brava a sognare ma altrettanto a tenere i piedi per terra: ben consapevole della realtà in cui vive, parla da giovane ai giovani perché "anche se non possiamo permetterci nemmeno di comprare un garage, prima o poi anche noi abbiamo una casa da arredare". Sacrosanto. Quando le chiedo di descriversi, precisa con la sua parlata schietta e vivace: "posso dirti che cosa so di me".
Vai, dicci che cosa sai di te.
So che mi vesto quasi sempre a righe orizzontali che slargano la figura, lo so, ma non me ne preoccupo. So che ultimamente mi piace il giallo, so che sono del segno del toro e come un toro m'impunto in tutte le cose che faccio. So che sono un'esteta, che mi piace il bello anche nel cibo che ho nel piatto ma so che non ricerco il lusso perché l'opulenza è pacchiana. So che amo gli animali (anche quelli da fattoria) ma (per ora) non ne ho. So che mi piace viaggiare e lo faccio ogni volta che metto via abbastanza soldi (non capita spesso perché so anche che io e il risparmio non siamo compatibili). Quindi so che ho le mani
Ci basta, ora vogliamo sapere che cosa fai nella vita.
Sto cercando lavoro. Cioè, sto cercando di costruirmi un lavoro che da La tazzina blu mi porti molto più lontano.
Andiamo con ordine: prima vogliamo sapere qualcosa su La tazzina blu. Anzitutto, da dove nasce il nome?
Ho aperto il blog la sera dell'8 gennaio 2011. Non avevo progettato nulla e quando si è trattato di inserire il nome, la mia mente è volata alla tazzina blu che, ai tempi dell'asilo, era il simbolo che mi rappresentava: ce l'avevo sull'armadietto e cucita sul grembiule. Erano anni che non pensavo a quella tazzina blu ma in quel momento è stata come una rivelazione: me lo sentivo cucito addosso e mi è sembrato perfetto per esprimere il senso del blog: un oggetto domestico, quotidiano e buffo.
E poi com'è andata?
All'inizio molto bene: ero iscritta all'ultimo anno di Dams e grazie al blog ho capito che cosa volevo fare nella vita. L'università, e in particolare i corsi di scenografia, mi è servita per allenare l'occhio. Avevo solo bisogno dell'occasione per prendere la strada giusta e ritrovarmi a fare ricerca per scrivere post tutte le settimane è stato un passaggio molto importante. Al punto che, finito il Dams, mi sono iscritta agli Istituti di Vicenza, la scuola dove per due anni ho studiato Interior design, la mia passione.
Come organizzi il tuo lavoro?
Ho fatto un piano editoriale che però non riesco mai a rispettare. Sono molto pignola, vado avanti finché il risultato non è esattamente quello che voglio e quindi slitto nei tempi. Ma sono anche indisciplinata e quando qualcosa m'ispira lascio da parte tutto e mi dedico al post sorpresa! Adoro quando va così perché il risultato è decisamente più spontaneo e, alla fine, migliore.
Che cosa sai del tuo stile?
So che è molto fresco, giovane, colorato, pulito, semplice. Cerco di non trattare mai il lusso perché mi sembra ridicolo, con i tempi che corrono. Mi piace il design nordico, infatti ho cominciato seguendo le blogger svedesi, poi, però, ho scoperto l'Olanda, la scuola di Eindhoven, soprattutto, molto concentrata sul recupero, sulla valorizzazione del vintage e sull'uso colore. Recentemente mi sono avvicinata alle blogger francesi e devo ammettere che sono ancora meglio: prima o poi tornerò in Italia e allora avrò chiuso il cerchio!
Ora raccontaci l'evoluzione de "La tazzina blu".
Se tutto va come deve andare (il problema è che ogni giorno mi sveglio con una correzione in testa!) entro la fine di marzo diventerà un e-shop per servizi di interior design online. Preparerò tre tipi di pacchetti di consulenza - mini, midi, maxi - a seconda del budget del cliente e poi attraverso video, foto e un format che ognuno dovrà compilare in cui dovrà indicare i dati tecnici ma anche raccontarsi, mi occuperò del restyling facendo diverse proposte. Il punto fondamentale è non dimenticare mai che gli ambienti vanno (soprattutto) ritagliati intorno alle persone, non solo a seconda degli spazi. Il mio compito è proprio questo: mediare le mie competenze con il loro stile.
Da dove arriva l'idea?
Tutto è nato a maggio 2014, quando una ragazza di Roma mi ha chiesto di progettare la ristrutturazione della sua camera da letto. Mi sono divertita così tanto che alla fine abbiamo fatto un patto: io non ti chiedo un soldo però tu diventi, ufficialmente, la prima cliente del mio portfolio e in futuro mi farai pubblicità. Come sempre, da cosa nasce cosa.
C'è qualche blog a cui ti ispiri?
Certo! Per fortuna non sono in Italia ma in Francia c'è Sodeco un blog meraviglioso gestito da una ragazza che fa tutto a mano: anch'io farò così perché odio i rendering. In Olanda, invece, c'è Femkeido: in questo caso si tratta di un vero e proprio team, quindi di un livello superiore.
Quale sarà il tuo target di riferimento?
Assolutamente i giovani! Per questo voglio tenere i prezzi bassissimi. Mi sembra assurdo, con l'aria che tira, iniziare a 27 anni pensando di fare l'arredatrice vecchio stile, che prende la percentuale su tutto. Venderò qualità a basso costo: confido nel fatto che i giovani (in difficoltà) sono la maggior parte ma i servizi rivolti a loro la minoranza.