Benvenuta Lammily, la Barbie "normale"
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Sex Roles, giocare con Barbie potrebbe condizionare l'inconscio delle bambine e ridimensionarne i sogni di carriera. Tradotto: se ci giochi poi non aspiri più a diventare medico, scienziata, astronauta. Gli esperti della Oregon State University hanno dimostrato che dopo qualche minuto di gioco con Barbie le bambine - a cui è stato chiesto di indicare una lista di dieci professioni che avrebbero potuto fare da grandi - restringono il campo ai mestieri più "femminili". Un effetto che non si è riscontrato nelle bambine abituate a giocare con bambole più "neutre".
D'altra parte il designer Nickolay Lamm, il papà della bambola alta 28 centimetri prodotta grazie a un progetto crowd sourced, lo dice chiaro: "Volevo insegnare alle ragazze il rispetto del proprio corpo, bello o brutto che sia". Nei fatti Lammily, che per accessori ha gli stickers delle imperfezioni fisiche e cutanee delle persone normali, è l'opposto della collega troppo bionda troppo bella e troppo frivola per essere vera. Lammily - il cui motto è "medio è bello" -, sfoggia una bellezza castana e dimessa, per offrire alle bambine un'idea più realistica e meno sessualizzata delle forme del corpo femminile. Nulla è stato affidato alla fantasia: le misure della bambola arrivano dai Centers for Disease Control che fanno i conti sulla diffusione dell'obesità negli States e che ben conoscono le forme di una donna in carne e ossa.
Senza contare le polemiche che Barbie ha scatenato negli anni tra i sostenitori dell'educazione (e quindi anche dei giochi) unisex. Per comprendere la portata di quello che è diventato un vero e proprio movimento di pensiero, in paesi come la Svezia e la Francia ci sono scuole materne dove i bambini non sono né maschi né femmine. I genitori non glielo dicono, lasciano che lo scoprano da soli. Fino ad allora sono hen, creature neutre apostrofate con un pronome artificiale e asessuato coniato negli anni Sessanta da un giornalista. Gli hen giocano con giochi neutri, ascoltano favole neutre e disegnano famiglie neutre: "papà e papà", "mamma e mamma", "1 e 2". Chiara Baietto, neuropsichiatra infantile, vede nella via di mezzo la soluzione ideale: "ci sono momenti della crescita in cui i modelli d'identificazione sono necessari e rassicuranti. D'altra parte, però, non bisogna esasperarli: l’ideale sarebbe accogliere le diversità e integrarle: nelle scuole dovrebbero esserci aree tipiche e aree neutre, i maschi dovrebbero sperimentare giochi da femmina e viceversa".
E allora benvenuta Lammily, ti auguriamo di entrare nelle case di mezzo mondo e di giocare con i bambini che le abitano. Femmine o maschi che siano, s'intende.