Assassino di Noemi: rischio linciaggio per il 17enne che fa la lingua
Reo confesso di omicidio, il 17enne ex fidanzato di Noemi Durini ha sorriso e fatto le linguacce alla folla davanti al Tribunale riunita per linciarlo.
[Aggiornato il 15/09/2017 alle ore 09.40] Niente show, al funerale di Noemi Durini. L’ordine arriva da Imma, una madre col cuore frantumato dal dolore e dalla rabbia. “No a tutto” ha dichiarato lei, che tante volte aveva chiesto aiuto ma non era mai stata presa sul serio da nessuno. “Non voglio fiori, non voglio sfilate e banda. Voglio solo che mi portino la bara a casa per un ultimo saluto, io e lei, con la nostra famiglia e basta. E poi dritti in chiesa. Dove nessuno deve neppure gridare, perché se no griderò io, con il dolore che provo, ci manca pure che qualcuno faccia lo show”. Il paese di Specchia s’immaginava e stava preparando una cerimonia solenne, con tanto di maxischermo, altoparlante e pure le motociclette. Solo su queste Immagini ha ceduto, se proprio devono esserci, “le voglio con il motore spento”.
Le dichiarazioni arrivano il giorno dopo l'interrogatorio di Lucio M, il 17enne di Alessano che ha confessato di aver ucciso sua figlia. Il 17enne contro cui lei, la madre, aveva punto il dito fin da subito, fin dal 3 settembre, quando Noemi era sparita di casa. Il 17enne che dieci giorni dopo, torchiato dai carabinieri alla fine ha ceduto, ha confessato l'omicidio e ha indicato agli inquirenti dove aveva nascosto il cadavere della sua ex fidanzata: a Castrignano del Capo, in località San Giuseppe, sotto qualche pietra, in mezzo alla campagna che costeggia la strada provinciale per Santa Maria di Leuca, in Puglia. Ora è accusato di omicidio volontario e, insieme al padre che lo avrebbe aiutato, di occultamento di cadavere. Un padre che Noemi la descriveva “un cancro per mio figlio”, un padre che avrebbe aiutato il figlio a nascondere il corpo della sua fidanzatina. Un padre che ha cresciuto (protetto?) un mostro.
Uno che quando è sbucato dalla caserma di Specchia, a braccetto dei Carabinieri, ha sorriso alla folla, l’ha salutata, ha fatto la linguaccia e per poco ha rischiato il linciaggio. Uno che "ero innamoratissimo di lei", uno che ammette l'omicidio ma scarica il movente sulla sua vittima: "l’ho uccisa con un coltello che Noemi aveva con sé quando è uscita dalla sua abitazione. Ho reagito di fronte all’ostinazione di Noemi a voler portare a termine il progetto dello sterminio della mia famiglia". Uno confuso, visto che poi avrebbe dichiarato che "dopo lo sterminio della mia famiglia volevamo fuggire a Milano". Tuttavia uno "vigile e cosciente della sua posizione" come ha spiegato Maria Cristina Rizzo, procuratore per i minori di Lecce che ha assistito all'interrogatorio.
L’inchiesta accerterà i fatti, nel frattempo resta lo sgomento di una tragedia annunciata. Perché "Lo sapevate tutti", ha urlato Alma, la cugina di Noemi, quando la tragedia è andata in scena. Perché anche se Noemi, 16 anni, quel ragazzo lo amava e lo difendeva e con lui scappava di casa, in fondo al cuore lo sapeva che amici e familiari avevano ragione. Che mamma Imma, quando lo ha denunciato (per ben due volte, entrambi inascoltate) dopo averla vista rincasare con la faccia gonfia di botte, voleva proteggerla. Forse Noemi pensava di riuscirci da sola. Forse pensava di redimerlo.
Altrimenti il suo ultimo post su Facebook non sarebbe stato quello del 23 agosto, quello che mostra il volto di una donna piena di lividi e riporta una poesia spagnola contro la violenza sulle donne che inizia così: “Non è amore se ti fa male, non è amore se ti controlla, non è amore se ti fa paura di essere ciò che sei”. Altrimenti, nel descriversi su Twitter, forse avrebbe usato una frase diversa da “Il giorno che alzerai le mani ad una donna, quello sarà il giorno in cui ufficialmente non sarai più un uomo”. Forse.
Noemi era sparita da casa la mattina del 3 settembre, due giorni dopo la madre ne aveva denunciato la scomparsa. Nessuno voleva pensare al peggio ma i sospetti erano volati immediatamente a lui, quello "sbandato che ha già fatto tre Tso (terapie sanitarie obbligatorie, n.d.r.)", come mormora il paese. Uno che quando il padre di Noemi gli ha chiesto notizie della figlia scomparsa da giorni, ha preso a martellate la sua macchina, sfasciandola, come ha rivelato un video trasmesso da Quarto Grado.
Scorrere oggi la bacheca Facebook di Noemi - infarcita di commenti pieni d’odio per il “bastardo schifoso”, "larva strisciante" a scegliere gli epiteti più tiepidi - è come leggere la cronaca di un femminicidio annunciato, come tutti impossibile da prevedere. Una pugnalata nel cuore di chi la conosceva e non è riuscito a impedirlo e in chi Noemi l’ha conosciuta solo ora e fa i conti con la realtà che non cambia, peggiora. “Non stupitevi se siamo ancora qua, abbiamo detto per sempre e per sempre sarà!+365”, scriveva lei il 12 agosto, postando foto di baci appassionati, malati, immeritati. Baci che l'hanno uccisa.