Insulti a Giorgia Galassi: dopo Rigopiano, la valanga in rete

Giorgia Galassi, una degli 11 sopravvissuti alla valanga che ha investito l'Hotel Rigopiano, ha ricevuto una valanga d'insulti su Facebook per aver postato la sua gioia.

La (contestata) foto di Giorgia Galassi sorridente risale al 6 gennaio, tre settimane prima della tragedia all'Hotel Rigopiano. © Facebook@Giorgia Galassi

Cinquantotto ore al buio, al freddo, Giorgia Galassi è viva per miracolo. Quando riemerge dall’antro dell’Hotel Rigopiano in cui è rimasta rannicchiata insieme al suo fidanzato Vincenzo Forti a sperare, a lottare e a dissetarsi succhiando la neve, l’Italia tira un sospiro di sollievo. Restituita alla vita la 22enne ringrazia su Facebook “tutte le persone che si sono preoccupate per me in questi giorni e che mi sono state vicino con il pensiero” e fa presente che “per me oggi è come una rinascita”.

Non passano 24 ore e i leoni da tastiera si sentono autorizzati a farle la morale e legittimati a spiegarle quale sia la giusta etichetta in questi casi. “Signora Galassi - scrive un utente - ma un minimo di sensibilità per chi è ancora là sotto non le passa per il cervello e il cuore?”. Un altro, commentando una foto pubblicata il 6 gennaio, fa presente: “Mi sembra anche di cattivo gusto postare la foto sorridente con gli altri dispersi ancora sotto la neve”. Un altro ancora si permette di correggerla: “Non ringraziare le persone che ti sono state vicine con il pensiero, ma ringrazia Dio ed i soccorritori che ti hanno salvato la vita”. C’è poi quello che sentenzia: “i giovani hanno un senso egonarcisista che li caratterizza… e gli adulti non li guidano” per poi aggiungere, dal tepore della stanza in cui scrive, che “Io non avrei avuto voglia di mettere un post su fb sapendo degli altri dispersi”. Davvero? Proviamo? Purtroppo non è l’unico perché c’è anche quello che scrive “Al posto suo avrei postato una preghiera per chi ancora è lì sotto, non una cosa di Swarovski” facendo riferimento a un regalo ricevuto da una sua amica.

Insomma, tra chi la insulta, chi le dice chi avrebbe dovuto ringraziare, in che modo (per lo più con una preghiera), la bacheca di una degli 11 sopravvissuti alla tragedia del 18 gennaio 2017 - 29 vittime- è la riprova di quello che aveva profetizzato Umberto Eco: “I social media - diceva l’11 giugno 2015 - danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

Per fortuna si sbagliava su un aspetto: anche sui social, come al bar, c’è chi mette a tacere gli imbecilli che ritengono inopportuna la gioia di Giorgia che, come ha raccontato chi le sta vicino “ha sbalzi d’umore impressionanti, alterna momenti d’euforia ad autentici attimi di disperazione”. In tanti la sostengono, la difendono e la invitano a vivere, ancora, con gioia, ignorando l’ignorante (nel senso letterale perché tutti ignoriamo che cosa abbia passato in quelle 58 ore) e vergognosa ipocrisia. D’altra parte, a voler dar retta a questi leoni da tastiera, nessuno di noi dovrebbe gioire dal momento che ogni minuto, nel mondo, sei bambini muoiono di fame.

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