7 minuti: la dignità delle donne di Michele Placido

7 minuti racconta la storia di undici donne combattute tra il posto fisso e la dignità personale. Un film in pieno stile Placido.


7 minuti di Michele Placido racconta la storia di 11 operaie che si giocano lavoro e dignità in nome di un'ideale.


Applausi a scena aperta alla prima di 7 minuti, il film di Michele Placido presentato in anteprima all'undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Una standing ovation più che meritata ed accolta dal cast presente in sala come una vera e propria testimonianza di gradimento, per un film non facile che fa riflettere. Impeccabili le protagoniste, tra cui Violante Placido, in una delle sue migliori interpretazioni, Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia e Ottavia Piccolo.

7 minuti racconta la storia di 11 operaie, chiamate a decidere il loro destino e quelle delle 300 colleghe che lavorano con loro nella fabbrica, appena acquistata dai nuovi proprietari francesi. Se la paura iniziale è quella di perdere il lavoro a causa del cambio dei vertici, le cose si ribaltano quando la nuova dirigenza chiede loro di accettare una sola ed apparentemente minima condizione: rinunciare a 7 minuti della loro pausa pranzo. Decisione che, paradossalmente, si rivelerà più difficile che mai.

Il film, tratto dall'opera omonima dello scrittore Stefano Massini e già sperimentato in versione teatrale, è affrontato in pieno stile Placido, in quel modo così dignitoso e profondo che un argomento simile richiede per entrare nelle vene di chi guarda. Commovente senza patetismi, rappresenta perfettamente la realtà della maggior parte delle donne del nostro secolo, combattute tra doveri, necessità e una dignità tipica di chi sa quanto vale, non solo la sua forza lavoro, quanto quella intellettuale e personale. 

Il film è liberamente ispirato ad una storia vera, quella di 11 operaie francesi che nel 2012 vennero chiamate a decidere le sorti delle colleghe (e la loro) quando una multinazionale acquistò l'azienda. Non si può, quindi, non riflettere sul fatto che in un'epoca in cui la stragrande maggioranza della popolazione crede di poter cambiare il mondo giocando al moralismo social, c'è chi contro la dura realtà ci sbatte la faccia, mettendo i propri interessi in secondo piano per creare un precedente rischioso ma simbolico, tanto da poter davvero regalare un futuro migliore.

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