Giornata Mondiale delle Bambine: l’agenda per un mondo più ricco

L'11 ottobre si celebra la Giornata Mondiale ONU delle Bambine e delle Ragazze: tra violenze, abusi e discriminazioni lo scenario va invertito per un mondo migliore (e più ricco).

Nella Giornata Mondiale delle Bambine è necessario riflettere anche sulle giovani migranti, le prime vittime della tratta, oltre che bambine a cui è negato il diritto all'istruzione. © photootohp/123RF

Vittime di violenze, abusi e discriminazioni in un mondo che diventa sempre più povero e gretto: l’11 ottobre, la Giornata Mondiale ONU delle Bambine e delle Ragazze, è l’occasione per fare il punto e aprire gli occhi. Perché i numeri raccontano una realtà che va cambiata, ovunque. A partire dall’Italia dove, tra bullismo, pornografia minorile e stupri, le vittime al femminile sono la maggioranza, come ha evidenziato il recente dossier Indifesa di Terre des Hommes, la onlus internazionale che documenta la situazione e promuove iniziative e progetti di sostegno ai bambini. Allargando lo spettro oltreconfine, la desolazione prende il sopravvento. 

Mutilazioni genitali e spose bambine

Nel mondo, 44 milioni di bambine al di sotto dei 14 anni hanno subito mutilazioni genitali - dichiara la Segretaria Generale di Terre des Hommes, Donatella Vergari -. Ogni anno, sono 16 milioni le nuove spose bambine, molte delle quali diventano mamme quando ancora il loro corpo non può sopportare una gravidanza”. Succede anche in Italia, 2 mila volte ogni anno, per la precisione, ma il 90% dei casi sono sommersi. Bambine cresciute nel nostro paese che ad un certo punto vengono vendute dalle famiglie e spedite nel paese d'origine per un matrimonio con uomini adulti e sconosciuti. 

Tratta e prostituzione: l’incubo delle giovani migranti

Poi c’è il capitolo tratta e prostituzione, l’incubo delle giovani migranti che attraversano i confini da sole: “Il 21% delle vittime di tratta - aggiunge Donatella Vergari - sono bambine e ragazze”, e “il rischio di essere trafficate aumenta in presenza di guerre ed emergenze ambientali”. Dalla Nigeria anzitutto, con destinazione Italia: a leggere i numeri forniti dal ministero dell’Interno, la crescita è esponenziale. Nel 2013 ne sono sbarcate 433, nel 2014 quasi 1500, nel 2015 più di 5.600, e nel primo semestre del 2016 5.346: oltre il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2.360). Sono sempre di più, insomma, sempre più giovani, sempre più povere, meno istruite e vulnerabili.  

Lavoro minorile: le bambine sfruttate (anche) in casa

Archiviata la violenza fisica, c’è l’infanzia negata: secondo un rapporto dell’Unicef sul lavoro minorile, rispetto ai coetanei maschi le bambine tra i 5 e i 14 anni spendono il 40% in più delle loro giornate a svolgere lavori domestici non pagati, tra cui la raccolta di acqua e legna. Se si sommano tutte le ore si arriva a 160 milioni al giorno. Un’eternità. Succede soprattutto in Yemen, Somalia e Burkina Faso. 

Diritto all’istruzione: non per le bambine

In questo modo - spiega Anju Malhotra, esperta di questioni di genere all’Unicef - le ragazze sacrificano importanti opportunità di apprendimento, crescita e di vivere la propria infanzia. Questa distribuzione non equa del lavoro tra i bambini perpetua anche stereotipi di genere e raddoppia il peso sulle donne e le bambine attraverso le generazioni”. Perché se, come hanno stimato Unesco e Unicef, a 121 milioni di adolescenti nel mondo viene negato il diritto all’istruzione (che, tradotto significa che 1 su 5 non va a scuola e 1 bambino su 11 non frequenta la scuola primaria), la fetta più grossa è quella delle ragazze. 

Uno scenario che non solo offende e mortifica l’intelligenza umana ma impoverisce anche il Pianeta: la Banca Mondiale ha infatti calcolato che se nell'Africa sub-sahariana le bambine e le adolescenti avessero pari accesso all'istruzione e poi al credito e alla terra, il PIL della regione potrebbe crescere di quasi 1 punto all’anno. "Il progresso africano è indissolubilmente legato alla sorte delle ragazze - ha spiegato Mark Blackden, analista della Banca -. Ma la maggior parte delle politiche non vanno in questa direzione".

Il che merita più di una riflessione visto che, secondo i calcoli di uno studio dell'Fmi del 2015, il sessismo non riguarda solo il sud del mondo ma al mondo costa 9mila miliardi l’anno: “In più di 40 nazioni, tra cui molto ricche e avanzate, si perde più del 15% della ricchezza potenziale, per effetto delle discriminazioni contro le donne". Per la serie: se ci fossero più donne al lavoro il Pil italiano crescerebbe esattamente del 15%, quello degli Stati Uniti del 5%, quello giapponese del 9% e quello dell'Egitto del 34%. È ora d’invertire la rotta e l’11 ottobre, la Giornata Mondiale ONU delle Bambine e delle Ragazze, dovrebbe mettere tutti d’accordo, una volta per tutte. 

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