Il discorso di Michelle Obama: la traduzione, il testo (e la ghostwriter)
La traduzione del toccante discorso di Michelle Obama alla Convention democratica lascia senza parole. Un testo importante, da leggere e comprendere.
Il discorso di Michelle Obama, di cui oggi tutti parlano? Un successo per nulla scontato: il testo che la First Lady americana ha pronunciato alla convention democratica, cioè quella gigantesca assemblea di partito in cui viene nominato il candidato ufficiale che correrà per la Casa Bianca, non poteva passare inosservato. Perché, per prima cosa, Michelle è sposata al presidente uscente, mentre gli occhi sono tutti puntati su Hillary Clinton e Donald Trump. E in secondo luogo, gran parte di questi speech, in gergo, solitamente cadono nel dimenticatoio prima ancora che la convention sia terminata, a meno che non ci scappi la gaffe mondiale, vedi Melanija Knavs in Trump.
Sia quel che sia, oggi possiamo dire che il discorso di Michelle è di quelli che saranno ripetuti, studiati e citati per lunghi anni a venire. Di fronte ad un’assemblea divisa e combattuta, oltre che ad un Paese impaurito e ferito, lei ha riunito i democratici, ha galvanizzato le donne, ha parlato di genere, di razza, di orgoglio nazionale. Tanti i passaggi che hanno letteralmente ridotto in lacrime il pubblico. Uno tra tutti, quando la First Lady delinea l'immagine di un Paese che deve guardare al futuro con ottimismo. E si mostra lei stessa, esattamente come fece suo marito 12 anni fa, quale esempio dell’ideale americano. La sua storia è la storia di questo Paese, afferma dal palco:
“La storia che mi ha portata, questa notte, su questo palco. La storia di generazioni di persone che hanno subito la frusta dell’asservimento, la vergogna della schiavitù, la ferita della segregazione, ma che hanno continuato a lottare, e a sperare, e fare quello che era giusto fare. Io oggi mi sveglio ogni giorno in una casa costruita da schiavi e guardo le mie figlie, due belle, intelligenti giovani donne nere che giocano con il loro cane sul prato della Casa Bianca. Ed è grazie a Hillary Clinton che le mie figlie, e tutti i nostri figli e figlie, oggi danno per scontato che una donna possa diventare il presidente degli Stati Uniti”.
Michelle non è nuova a discorsi così toccanti. Ma l’intervento della scorsa notte resta un esempio di grande oratoria, firmato dalla sua ghostwriter di fiducia, la 38enne ex studentessa di legge di Harvard Sarah Hurwitz, scoperta da Hillary nella sua campagna del 2008 e subito assunta da Obama per i discorsi della moglie. A risultare vincente, è giusto dirlo, non è solo la capacità stilistica di una brava assistente: è Michelle a decidere di cosa, come e in che modo parlare agli americani. È lei a mettere tutta la sua forza, le pause cariche di enfasi, lo sguardo fiero in ogni discorso pubblico. Uno straordinario esempio, che tra i tanti plausi, ha ricevuto anche quello del Presidente, via Twitter:
“Un discorso incredibile fatto da una donna incredibile. Non avrei potuto essere più orgoglioso e il Paese più fortunato dell’avere lei come Flotus (First Lady of The United States ndR). Ti amo Michelle”.
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