Bambino decapitato, 35mila bimbi in trappola: i nuovi orrori in Siria

Hanas Singer, rappresentante Unicef in Siria, racconta gli orrori subiti dai bambini: un 12enne è stato decapitato perché creduto una spia e altri 35mila sono in trappola sotto le bombe.

Una portavoce dell'Unicef denuncia i nuovo orrori in Siria: un 12enne decapitato e 35mila bambini intrappolati sotto le bombe. © Jasmin Merdan/123RF

Torturato e poi decapitato, a 12 anni, perché sospettato di essere una spia. L’orrore è andato in scena ad Handarat, a nord di Aleppo, per mano di un gruppo di ribelli che hanno filmato l’esecuzione e poi, fedeli alla folle propaganda, l’hanno diffuso in rete. Vergognoso anche per i capi della brigata Nureddin al Zenki che hanno definito l'atto una “violazione” e definito l’episodio frutto di “un errore individuale che non rappresenta la politica generale del gruppo”, al punto che i responsabili sarebbero stati arrestati e sarebbe stata istituita una commissione d’indagine. Tanto più che dalla brigata filoregime al Quds è arrivata la smentita: il 12enne era un rifugiato palestinese, non una spia.

Nella Siria terra di nessuno e dominata dalla violenza degli uomini succede anche questo, conferma Hanas Singer, rappresentante Unicef in Siria che racconta anche come altri 35mila bambini siano intrappolati a Manbij, la cittadina a 80 chilometri da Aleppo vicina al confine turco. Una cittadina in mano alle milizie, fondamentale per i collegamenti con Raqqa, la capitale dell’aspirante Califfato, e per questo bombardata dalle forze della coalizione anti-Isis guidata dai curdi, con l’appoggio degli Usa. Il problema è che i civili sono prigionieri da maggio, quando tutto ha avuto inizio.

"Nell'ultimo mese e mezzo e con l'intensificarsi della violenza sono morte circa 2.300 persone tra cui decine di bambini - spiega Hana Singer -. Questi terribili episodi rendono ancora più chiare alle parti in conflitto le loro responsabilità condivise di rispettare le leggi internazionali umanitarie che proteggono i bambini in guerra”. Eppure, "20 bambini sono morti negli ultimi sette giorni”, aggiunge la rappresentate dell’Unicef. 

Si muore se si rimane in città e si muore se si prova a scappare: “Secondo i partner sul campo dell'Onu - ha aggiunto Hana Singer -, le famiglie del villaggio di al-Tukhar, vicino Manbij, a 80 chilometri ad est di Aleppo, si preparavano a fuggire quando sono iniziati gli attacchi aerei”. Una realtà insostenibile per le vittime di questa guerra, a cui l’Unicef prova a dar voce: “Deploriamo ogni forma di violenza e sollecitiamo tutte le parti in conflitto in Siria a fare ogni sforzo per evitare la perdita di civili. Non importa dove si trovano in Siria o sotto quale potere vivono, assolutamente nulla giustifica gli attacchi sui bambini. Tutte le violenze contro i bambini devono immediatamente terminare”, ha concluso Hana Singer. Una voce da ascoltare per salvare 35mila anime innocenti.

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