Funerale Emmanuel: chi è (e cos'ha fatto) Amedeo Mancini?

Dopo il funerale di Emmanuel Chidi Namdi celebrato al Duomo di Fermo, parla un'altra testimone: Amedeo Mancini (accusato di omicidio preterintenzionale) ha reagito per autodifesa.

Emmanuel Chidi Namdi e sua moglie Chimiary sono arrivati in Italia passando dalla LIbia, attraverso il Mediterraneo.

[Aggiornato l’11 luglio 2016 alle ore 12:17] Non ha tregua, il razzismo che ha ammazzato Emmanuel Chidi Namdi. Perché il giorno dopo i funerali del 36enne nigeriano scampato a un attentato di Boko Haram - il gruppo armato jihadista che semina terrore al motto di “vietato leggere” (questo significa, letteralmente) - e ucciso a Fermo il 6 luglio spunta un’altra super testimone. Ancora una volta una donna. Ancora una volta dalla parte di Amedeo Mancini, il 39enne ultrà rinchiuso nel carcere di Marino del Tronto con l’accusa di omicidio preterintenzionale con l'aggravante della finalità razziale. E ancora una volta, la sua versione sembra cozzare con la verità ricostruita dall'esame medico fornito dalla difesa e con l’umanità a cui si appellato l'arcivescovo Luigi Conti durante la cerimonia funebre. 

 

Amedeo Mancini: l'aggressore che divide l'opinione

I fatti: martedì 6 luglio Emmanuel, Chinyere e un amico stanno passeggiando quando alle loro orecchie arriva “africans scimmia” l'insulto rivolto alla giovane donna pronunciato da Amedeo Mancini. Un omone alto e grosso titolare di un'azienda zootenica del posto, che conta una cinquantina di tori, già sottoposto a Daspo, già noto alle forze di polizia, secondo alcuni un violento, vicino a gruppi neofascisti, secondo il fratello Simone uno che “se vede un negro gli tira le noccioline ma lo fa per scherzare”, un “comunista: come fa a essere razzista se ha un amico del cuore maghrebino?”. Uno “generosissimo” che “diventa violento solo se lo vai a cercare”. E secondo la versione di Amedeo, Emmanuel, Chinyere e l’amico, quel pomeriggio stavano guardavano con fare sospetto dentro le macchine. Per quanto riguarda il pugno fatale, dice Simone, “Boh, quei due potevano starsene. Mica li abbiamo chiamati noi in Italia”. No, certo, nessuno li ha chiamati, sono scappati da una guerra. Come d’altra parte siamo scappati noi, a fiumi, poco più di mezzo secolo fa, ma questo forse in casa Mancini non si sa.

 

Fermo: l'altra super testimone

Sia come sia ora spunta anche il racconto di Francesca Perlini, così si chiama la donna che avrebbe assistito alla rissa tra Emmanuel e Amedeo, è molto simile a quello fornito da Pisana Bachetti il giorno dopo la morte del 36enne. Entrambe sostengono che Mancini abbia reagito alla violenza del nigeriano offeso (entrambe hanno sentito più volte la parola "scimmia") che, prima di beccarsi quel pugno fatale (pare quando ormai si stava allontanando), avrebbe colpito il 39enne con un segnale stradale alle gambe. Il fatto è che l’esame medico ha evidenziato contusioni sulle braccia e al costato, ma delle gambe, finora, nessuno aveva ancora avuto notizia. 

 

Tutti i beni a Chinyere

Sia come sia, mentre la parola passa al giudice, chiamato a convalidare o meno il fermo, Mancini che “riconosce di avere una responsabilità morale, ma non giuridica" della morte di Emmanuel, ha fatto sapere che “mette a disposizione tutto quello che ha, un terzo di casa colonica e un pezzettino di terra lasciatagli dal padre, a disposizione della vedova", Chinyere, la vedova 24enne rimasta sola al mondo. Una donna che prima ha seppellito i genitori e una figlia uccisi da Boko Haram durante l’assalto alla chiesa cristiana, che insieme a Emmanuel ha attraversato il deserto e il mare e insieme a lui ha seppellito un’altra figlia, non ancora nemmeno nata. E che ora, dopo avergli detto addio, non ha più nessuno al mondo. Un vuoto che l’ha inghiottita durante i funerali di domenica 10 luglio, al Duomo di Fermo, quando tra cittadini e cariche dello Stato, Chinyere non ha retto, è stata male due volte e alla fine è stata  trasportata via dal 118. Lontana da quella realtà che dovrà affrontare, da sola. 

 

Copyright foto: Kika Press

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