Condanna Varani: è colpa mia, penso a Lucia tutti i giorni
"Storie Maledette" tratta la condanna a Varani, l'aggressore di Lucia Annibali, sfregiata con l'acido il 16 aprile 2013: "La penso ogni giorno, il suo volto è colpa mia. Se potrà perdonarmi farà bene anche a lei".
Da un lato c’è la condanna a Varani, vent’anni di carcere; dall’altro la condanna di Varani, “non aver fermato quei due ragazzi quando ho capito che potevano farle davvero del male”. In mezzo c’è lei, Lucia Annibali, la donna condannata a vivere, “da ustionata”. Una donna che, suo malgrado, è diventata il simbolo della violenza sulle donne e che il giorno dell’intervista al suo aguzzino è uscita a cena ché guardarlo in tv era troppo.
“Non c'è un giorno, non c'è un'ora che non penso a Lucia, a quello che sta facendo. Sono contento che abbia fatto un percorso importante. So che dovrà combattere, e se un giorno potrà perdonarmi, sono sicuro che sarà possibile, sarà una cosa che farà del bene anche a lei", confessa a Franca Leosini che lo intervista a Storie Maledette. Camicia azzurra, pizzetto e baffi, la condanna di Varani è il rimorso, “è dura per lei ma è dura anche per me”, sibila. Perché nonostante i giudici lo abbiano ritenuto il mandante dell’aggressione a Lucia Annibali - la giovane, bella e brava avvocatessa di Urbino sfregiata con l’acido la sera del 16 aprile 2013 da due albanesi che la sorpresero sotto casa -, lui continua a ripetere che non sarebbe voluto arrivare a tanto. Le cose gli sono sfuggite di mano "per leggerezza e superficialità", le sue battute sono state fraintese, lui lo "ha capito" ma non ha fatto niente per evitare le conseguenze. Delle accuse di tentato omicidio per aver manomesso l’impianto del gas di casa di Lucia non vuole sentir parlare. Di aver assoldato due albanesi incaricandoli di fare un dispetto a Lucia invece sì, ma con una precisazione: sfregiare con l’acido la macchina nuova, non il suo viso.
Sia come sia, la condanna di Varani è in attesa della sentenza di Cassazione, il prossimo maggio e per questo in molti hanno criticato la messa in onda dell’intervista, temendo che le nuove (reticenti) dichiarazioni possano influenzarla. Perché parlando con la Leosini in prima serata su Rai Due, Varani insiste su quel rimorso: “Sono colpevole per non aver fermato quei due ragazzi quando ho capito che potevano farle davvero del male, forse per utilizzare il gesto dell’acido come arma di ricatto nei miei confronti. Questo è il mio più grande rimorso, questa è la mia colpa”.
A cercare le colpe che hanno portato alla condanna di Varani si perde il conto. “Nel 2009 – racconta Varani – la mia vita ha avuto un momento di crisi. Mia madre si è ammalata, con Ada (la fidanzata storica, da cui ha avuto una figlia che oggi ha due anni, ndr.) il rapporto non andava bene e Lucia è stata qualcosa di diverso, di nuovo. Non era mia intenzione stare con i piedi in due staffe, ho sempre pensato che prima o poi avrei chiarito tutto”. Fu Lucia a troncare la storia con Luca quando scoprì la sua doppia vita. Una decisione che lui non prese bene e a cui rispose con minacce e appostamenti, fino a quel 16 aprile, fatale.
Tanto che oggi, Lucia gli risponde dalle pagine del Corriere, mettendo i puntini sulle i: “La verità è sempre una sola e non posso accettare che si provi a metterla in discussione. Non ho bisogno che qualcuno mi racconti com’è andata o che mi spieghi che cosa ho provato in quei momenti. Soltanto io sono autorizzata a farlo”. E poi, dopo aver ringraziato tutti quelle che le sono stati vicini, la polizia e la magistratura, conclude, a testa alta: “Lascio che siano gli altri a dare spettacolo di sé e del mio dolore. Io di quello spettacolo non voglio nemmeno una particina da spettatrice. Non mi interessa. La sola cosa che mi interessa, mentre va in scena tutto questo, è continuare a resistere. Esercitare il mio diritto di donna a vivere in piena libertà e autonomia. Avere l’orgoglio di mostrare i segni che porto sulla mia pelle perché sono fiera di essere quello che sono. Ho scelto la vita fin dal primo istante, non consentirò al male di avere il sopravvento, e non ci sarà persona o trasmissione che potrà buttarmi giù, non permetterò a nessuno di compromettere la mia serenità”. Stop, la vita va avanti.
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