Valentino Hiv: ho taciuto per vigliaccheria
Valentino Talluto, il 30enne sieropositivo accusato di aver contagiato tra le 40 e le 100 donne risponde al pm dal carcere di Regina Coeli: "Non ho detto di essere affetto dal virus dell'Hiv per vigliaccheria".
Valentino Hiv: questo è diventato nelle ricerche in rete Valentino Talluto; nome in codice su Badoo, Chatta e Netlog: “Harty Style”; segni particolari: sieropositivo; missione degli ultimi tempi: bugchasing, ovvero contagiare più donne possibile in maniera più o meno consapevole.
Interrogato a fine dicembre dal pm Francesco Scavo nel carcere di Regina Coeli, il trentenne di Acilia (Roma) accusato di lesioni colpose aggravate si è difeso senza difendersi: "Non volevo fare del male a nessuna", "ho agito con leggerezza", "con superficialità". "Non ho detto di essere affetto dal virus dell'Hiv per vigliaccheria". Una vigliaccheria che rischia di condannare da 40 a 100 donne tra i 20 e i 40 anni, single e sposate, madri di famiglia e studentesse. A voler considerare solo quelle con cui ha avuto rapporti sessuali nell’ultimo anno, da vigliacco. Perché Valentino Hiv lo sapeva dal 2006 e chissà quanto, di questa vicenda, ancora deve emergere.
Perciò i giudici hanno escluso la scarcerazione: se Valentino Hiv tornasse a casa contagerebbe ancora e ancora. Anche perché incalzato dal pm, Valentino Hiv minimizza il suo comportamento: "Se mi dice che sono stato una brutta persona a non usare precauzioni, le do ragione ma io violenza alle donne assolutamente no". Insomma, non le picchiava, non le legava né le stuprava (come invece lo accusa una delle sue vittime) le condannava soltanto perché anche la sua concezione di violenza è vigliacca.
"Non era un problema - risponde al pm che gli domanda se sapesse di aver l’Hiv -. Cioè nel senso che non la vivevo male come avessi qualcosa in meno. Però con le ragazze con cui sono stato di più e c’era, come posso dire, una speranza di futuro glielo comunicavo ad altre no". All’ultima compagna, quella con cui voleva vivere una vita, l’aveva detto, per esempio. Alla 14enne con cui faceva sesso quando ne aveva 23, invece, no: la giovane ha scoperto di essere sieropositiva quando la Procura, anni dopo, l’ha chiamata, l’ha interrogata e le ha suggerito di fare il test. Ora si costituirà parte civile al processo.
Al pm che gli chiede com’è andata quella volta, Valentino Hiv spiega senza fare una piega che "La andavo a prendere a scuola e la riportavo subito a casa", che la prima volta è stata "Tra settembre e ottobre (2008, ndr) perché il primo bacio ce lo siamo dati durante il compleanno della sorella che è a settembre e a ottobre ci sono stati questi due rapporti" e che poi la storia è finita perché "Ci eravamo resi conto che comunque magari potevamo, se continuava questa storia, potevamo rovinare il rapporto con la sorella grande…". Il pm domanda che tipo di rapporto avesse con la sorella, Valentino Hiv tace.
Non sa, confonde, non ricorda i cognomi delle donne che ha avuto, Valentino Hiv. La sua vita sessuale è stata bulimica e alla fretta dei pm che lo incalzano perché faccia i nomi delle donne da chiamare ché magari sono malate e non lo sanno, risponde con sarcasmo: "Saranno quindici, venti. Meno di trenta... di più? Non so, tra le 40 e le 50", “Non faccio una lista come la spesa…”.
Le tre ore di interrogatorio sono sfiancanti, estenuanti. Emerge che Valentino Hiv è rimasto orfano a 4 anni ma ha scoperto solo a 19 che sua mamma era tossicodipendente e che morì di Aids. "La causa della morte di sua mamma le ha dato un ulteriore trauma?" gli domanda il pm. "No - risponde Valentino Hiv - sono rimasto deluso solamente perché non sapevo la verità, tutto qui".
Il pm non si rassegna, vuole sapere il perché: "Lei lo sa il perché, è che non me lo vuole dire" insinua, provoca. Ma è tutto inutile. "Cioè pensa perché volevo far del male a qualcuno? - ribatte Valentino -. Non è quello... è perché non ci pensavo, ero per l'ennesima volta leggero". Vigliacco.
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