Psicologia femminile: l’occhio delle donne al Festival del documentario

Al Festival Internazionale del documentario di Milano, l'occhio delle registe femminili di tutto il mondo ha scandagliato la realtà e la psicologia dei (confusi) tempi moderni. 

La psicologia femminile delle registe ha raccontato la realtà al Festival Internazionale del documentario di Milano.


Lo sguardo femminile è capace di guardare l’animo e la psicologia degli uomini. Lo hanno dimostrato le autrici dei documentari presentati al Festival internazionale di Milano andato in scena dall’11 al 13 dicembre 2015 con l’obiettivo di scandagliare la realtà per cercare di capirla. Visioni dal mondo. Immagini dalla realtà, ha infatti presentato una carrellata di pellicole accomunate dalla firma al femminile, dove l’ingrediente che fa la differenza è una maggiore empatia, una vicinanza più spiccata alle storie dei personaggi raccontati e ai particolari delle vicende.

Prima tra tutte la presidente Rai e giornalista affermata Monica Maggioni che, con Ward54, racconta l’ospedale dei veterani americani Walter Reed di Washington, concentrandosi sul reparto psichiatrico dove sono ricoverati i “soldati che tornano a casa e poi si perdono”. C’è poi Costanza Quatriglio che, con Triangle, ha ripercorso l’incendio di New York del 1911 in cui persero la vita 146 operaie (trasformandosi nell'occasione per festeggiare tutte le donne, l'8 marzo) e le mette in relazione con il maglificio di Barletta, in Puglia, crollato nel 2011 uccidendo tutte le donne tranne una, Mariella, la voce narrante del documentario. 

Cecilia Paglierini lavora invece a quattro mani con Gianni Amelio in Registro di Classe Libro II, ovvero un secolo di scuola dell’obbligo tra testimonianze di bambini, insegnanti e genitori; Barbara Cupisti si cimenta in Esuli, la trilogia di documentari dedicati ai rifugiati, un’indagine che passa al setaccio le storie di chi vive lontano da casa, spesso in situazioni precarie, indigenti, emarginate. Al centro di Horizontes, della giornalista e regista classe 1976 Eileen Hofer, c’è invece la storia di un’altra donna, Alicia Alonso, la prima e leggendaria étoile cubana. E ancora: Yalla! New media and Peace di Flaminia Lubi, scandaglia il ruolo dell’informazione, e in particolare dei social network, durante i conflitti, mentre La Linea Sottile di Nina Mimica e Paola Sangiovanni è un viaggio nel dramma delle violenze (troppo taciute) dell’ex Jugoslavia e della Somalia.  

Francesco Bizzarri, direttore generale del Festival, non ha dubbi: “la creatività femminile ha potuto esprimersi nel documentario molo più che nella fiction”. Questo perché “la sensibilità femminile è perfetta per raccontare storie vere come quelle raccontate, spesso accomunate da un altro elemento dominante: il tema dell’emigrazione”.

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