Attentato a San Bernardino: marito e moglie fanno una strage in un centro per disabili

Gli autori dell'attentato al centro per disabili di San Bernardino che ha fatto 14 morti sono due seguaci dell'Isis. Non è ancora chiaro se lupi solitari o affiliati.

A compiere l'attentato a San Bernardino una coppia di giovani musulmani. Lui era di recente tornato dall'Arabia Saudita.


Prima dell’attentato del 2 dicembre 2015, quando un uomo e una donna "seguaci dell'Isis", in assetto da guerra, armati fino ai denti hanno ammazzato 14 persone e ne hanno ferite 18 nel giro di 30 secondi, San Bernardino era famosa per essere la città del primo McDonald. Siamo in California, in un centro da poco più di 200mila abitanti che per una giornata si è trasformato in un teatro del terrore. Di terrorismo, anzi, perché anche se lo Stato Islamico non sapeva chi fossero il 28enne Syed Rizwan Farook, cittadino americano di origini pachistane e sua moglie Tashfeen Malik, 27enne pachistana, loro sapevano benissimo che cosa fare per sposare la sua folle causa: uccidere più occidentali possibili. 

L'amministrazione Usa ha aspettato fino all'ultimo prima di ricondurre la strage all'Isis. Ma quando su Facebook (poi rimossa) è apparsa una sorta di testamento-rivendicazione scritto dalla giovane donna in cui dichiarava fedeltà al "califfo" Abu Bakr al-Baghdadi si è dovuta arrendere. Quando poi è apparso il comunicato ufficiale su Aamaq, il network di propaganda dello Stato islamico, secondo cui il massacro "è arrivato dopo la dichiarazione degli americani che gli Usa non erano a rischio di attentati terroristici", e dopo i "sanguinosi attacchi" a Parigi e a Tunisi ed "è stato portato a termine da seguaci dell'Is", nelle stanze del potere a stelle e strisce è calato un silenzio gelido. Lupi solitari o marionette del terrore? Mentre gli investigatori cercano di capirlo, il fatto che i due in casa avessero un arsenale con 12 bombe carta, ordigni infilati in tubi metallici, oltre 4500 proiettili e siano andati a fare una strage d'innocenti con due fucili d'assalto e due pistole automatiche (legalmente acquistati negli Usa) ha scatenato il panico. 

L'attentato di San Bernardino

Il 2 dicembre, alle 11 del mattino, al centro per disabili Inland Regional Center si balla e si canta: è il giorno della festa di Natale e tutti hanno voglia di divertirsi. Tutti tranne Syed Rizwan Farook, che prima di trasformarsi in un terrorista era un ispettore sanitario del Dipartimento della Salute della contea di San Bernardino e in quel centro ci lavorava da anni. I sopravvissuti ricordano un alterco con il collega ebreo Nicholas Thalasinos, ricordano lui che si alza e se ne va, arrabbiato. 

La festa si è interrotta poco prima di scattare le foto di gruppo - ha raccontato al Los Angeles Times Patrick Baccari, un sopravvissuto che era seduto alle stesso tavolo del terrorista -. In quel momento Farook si è allontanato, lasciando la propria giacca sulla sedia. Io sono andato in bagno e a quel punto ho sentito le esplosioni”. Altro che se le ha sentite: le schegge di una granata hanno fatto esplodere il porta sapone e in un secondo gli hanno devastato il viso, l’uomo si è buttato a terra, è salvo per miracolo. Nella sala è calato il gelo: Farook è rientrato nel centro accompagnato dalla moglie, pronti per scatenare l'inferno. Gli operatori vengono messi in fila indiana con le mani alzate, bambini compresi. Un poliziotto, già ribattezzato “eroe” dalle tv americane, per mantenere la calma dice: "State tranquilli, provate a stare calmi. Mi prendo io una pallottola per voi". Il suo eroismo non basta, Farook e Malik vogliono andare fino in fondo e da quella sala usciranno solo dopo aver ammazzato 14 persone.

Poi tentano la fuga a bordo di un suv nero. Direzione Redlands, alla villetta con giardino dove vivevano con la mamma di lui, Rafia, che li pensava dal dentista e si stava occupando della loro piccola. La polizia però li ha intercettati, l'alterco in sala raccontato dai superstiti ha insospettito gli agenti che si sono messi sulle loro tracce. E li ha trovati, inseguiti, e uccisi. 

San Bernardino: chi sono i due terroristi

I colleghi non potevano credere alle loro orecchie. Non potevano credere che a sparare fosse proprio Farook, “una persona riservata ed educata, che non sembrava nutrire risentimenti. Era un musulmano osservante ma al lavoro raramente parlava di religione” ha raccontato l'ex collega dell'uomo, Christian Nwadike. Attonita anche Griselda Reisinger: Non mi ha mai dato l’impressione di essere un fanatico, non mi ha mai insospettita". Eppure, a mano a mano che le ore passavano, i sospetti che i due fossero estremisti religiosi si fanno sempre più spazio. 

Gli inquirenti scavano nei loro passati e scoprono che lui - nato negli Usa - ha origini pachistane. Suo padre lo descrive "molto religioso, un musulmano. Andava al lavoro, tornava, pregava”, quello che non sa (o che forse non dice) è che suo figlio - una laurea in salute ambientale, un lavoro da 71.230 dollari all'anno, una moglie pachistana conosciuta on line e recuperata nel 2013 in Arabia Saudita -  è che nel tempo libero costruiva armi da guerra in garage. 

In un profilo su iMilap.com, "un sito per gente con disabilità e per secondi matrimoni", Farook si descrive così: "Sono un musulmano che vive negli Stati Uniti, in California. Religioso, ma con una famiglia moderna composta da quattro persone, due femmine e due maschi". Ma non solo, il giovane laureato in salute ambientale, ci tiene a precisare "di provenire da una famiglia con valori occidentali e orientali", dice che "gli piace lavorare su auto moderne e d'epoca, leggere libri religiosi, ogni tanto andare a mangiare fuori". E, ancora, "mi piace viaggiare e giocare in giardino al tiro al bersaglio con mia sorella più piccola e con gli amici".  

E poi c'è lei, Tashfeen Malik, che secondo gli inquirenti avrebbe il legame più stretto con l'Isis. Originaria del Punjab meridionale, ha solo due anni quando la famiglia si trasferisce in Arabia Saudita. Jared Rabbani, uno zio di Tashfeen Malik contattato dall'intelligence pachistana ricorda come il trasferimento avesse cambiato il padre della donna, Gulzar, rendendolo "fortemente conservatore". tant'è, la ragazza cresce e quando ha 21 o 22 anni ritorna in Pakistan per studiare Farmacia all'Università di Multan. Ne ha circa 25 quando ritorna in Arabia Saudita. Nel 2013 Farook vola da lei dagli Usa, la sposa e la porta a vivere quello che gli ex colleghi giudicavano il "sogno americano".  

Un sogno che alle 11 del mattino del 2 dicembre si è trasformato in un incubo e, oltre alle 14 vittime del centro per disabili e i 18 feriti, ha lasciato una neonata orfana di due genitori immolati per una causa folle. Che fossero lupi solitari o affiliati, è un dettaglio che verrà chiarito ma non cambierà la sostanza della tragedia. Anzi.

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