Isis, 200 bambini siriani giustiziati: l’orrore svelato da Ynet

Diffuso in rete da un anti-Isis e rimbalzato anche dal network israeliano Ynet, il video dove i miliziani del Califfato giustiziano 200 bambini siriani sdraiati in una fossa, risale al 2014.

Per l'Isis i bambini non sono che strumenti: in questo caso per terrorizzare la popolazione e fare proseliti.


Duecento bambini, sdraiati in una fossa, la faccia a terra, a mangiare la polvere in attesa della morte. Dietro di loro gli uomini dell’Isis, in piedi, armati fino ai denti, che sparano e uccidono sistematicamente con una precisione orribile e un metodo che mette terrore. Questo è il terrorismo: l’esecuzione di massa e un video (l’ennesimo) di propaganda. Questo, però, è impossibile da guardare, perfino immaginarlo è disumano. Le immagini sono state girate, pare, sul finire dell’agosto 2014. Le vittime sono prigionieri catturati dopo che le milizie dello stato islamico avevano battuto l’ex presidente siriano Assad e conquistato la base area di Tabqua in Siria. 

Vittime innocenti, colpevoli di essere nate nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Sono giovani, troppo giovani, queste centinaia di vite sacrificate per terrorizzare, questa volta, la popolazione locale: il video, infatti, è stato diffuso da un attivista anti-Isis ed è rimbalzato nella rete finché l'ha rilanciato anche Ynet, il network israeliano. Questa volta non sono stati gli uomini dello sceicco Al Baghdadi a divulgare l'ennesima vergogna. Anzi, a giudicare da come è stato tenuto nascosto, viene da pensare che perfino loro avrebbero preferito che il mondo non conoscesse questa pagina di infamia: quello era lo strumento per accendere la follia e l’odio dei proseliti e per fomentare la paura di tutti gli altri.

Le immagini sono raccapriccianti. Si vede una lunghissima fila di corpi sdraiati dentro una fossa comune, voltati di schiena, secondo un protocollo cui il Califfato ci ha abituati ormai da tempo. Un uomo, probabilmente un ufficiale, si avvicina a loro. Ne scuote alcuni, li gira, urla, poi comincia a sparare sistematicamente, a bruciapelo, un prigioniero alla volta. Nel giro di pochi secondi gli altri componenti del commando di morte cominciano a imitarlo e aprono il fuoco: la scena scompare avvolta dalla polvere sollevata dai proiettili, ma non è difficile immaginare cosa stia accadendo dentro la nebbia giallastra. I gesti che si intravedono, le grida e il rumore dei fucili automatici raccontano l’unica conclusione possibile. Una strage di innocenti.

Trattandosi dell’Isis le fonti dell’intelligence avvertono che non è possibile però sapere fino a che punto le immagini mostrate nel video aderiscano alla realtà. Gli uomini del Califfo hanno dimostrato in più occasioni di essere estremamente efficienti nella costruzione della loro propaganda, producendo video fasulli, montando le immagini di esecuzioni diverse e lontane nel tempo e nello spazio. 

D’altra parte hanno più volte dimostrato di non avere nessuna considerazione dell’infanzia: i bambini non sono altro che strumenti, ora trasformati in jihadisti o kamikaze, buoni per uccidere, ora in prigionieri da uccidere. Li rapiscono, li portano nei campi di addestramento, gli fanno il lavaggio del cervello, gli insegnano a uccidere. Ora scopriamo che può succedere anche di peggio, anche se fare una gerarchia dell’orrore è tanto inutile quanto doloroso. 
   
Resta il fatto che le immagini diffuse hanno immediatamente suscitato lo sdegno dell’Occidente. Una reazione che preoccupa l’Isis molto meno di quanto possa preoccupare noi l’idea che qualche testa malata (e infatuata del Califfato) possa prendere il video a modello, cercando di portare altrettanto orrore nelle nostre vite quotidiane.

Copyright foto: Sipa Press
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