Tutta la verità sul significato dei selfie
Quanti scatti al giorno servono perché il selfie diventi una malattia? Chi si fotografa troppo soffre di narcisismo? La dottoressa Barbara Carotti ci spiega perché i like danno piacere, ma se si abusa dell'autoscatto, si rischia la selfite.
Il significato del selfie è ancora avvolto da un alone di mistero. Ogni amante dell'autoscatto ha la sua posa prediletta: classica dall'alto verso il basso, bocca accartocciata per un bacio da vip. Oppure profilo migliore in primo piano e occhio ammiccante. La mania di fare selfie non accenna a diminuire, tra le prese in giro di genitori ironici, innovazioni da seguire e gli allarmi da parte dei chirurghi estetici. Cosa passa per la mente per i patiti dell'autoscatto da cellulare, sono davvero narcisi come si dice e in quali casi è il caso di preoccuparsi davvero? La dottoressa Barbara Carotti, psicoterapeuta del Centro Medico Santagostino di Milano, spiega perché la psicologia si sta interessando al fenomeno. E ci mette in guardia.
Chi si fa i selfie è un narcisista?
Diverse ricerche americane hanno sottolineato una distinzione tra chi si fa un selfie e lo conserva per sè sul cellulare e le persone che subito dopo lo condividono. I risultati hanno mostrato che la correlazione tra narcisismo e la tendenza a condividere selfie in rete riguarda più i soggetti che dopo aver scattato la foto sentono l’impulso incontrollabile di postarla sui social network. Negli Stati Uniti hanno coniato il termine Sindrome da Selfie, che si riferisce alle persone che si preoccupano in modo esagerato della propria immagine in giro per il web.
Perché il narcisista fa così?
Il web diventa il palcoscenico privilegiato dai narcisisti per raccogliere consensi e complimenti dopo aver postato una foto o aver pubblicato uno status in cui si autocelebrano, con l'intento di soddisfare il bisogno di gratificazione e rassicurazione sul loro modo di apparire. L'obiettivo del narcisista è dunque quello di sentirsi speciale ed essere ammirato dai suoi fan ricercando notorietà proprio come succede con i Vip, che li porta ad imitarli anche in pose ed espressioni, se necessario.
Che tipo di appagamento provocano i like?
Il selfie attira l'attenzione e porta ad una maggiore probabilità di riscontri positivi da parte degli altri, alimentando la motivazione a ripetere il comportamento di scattare una foto e postarla. Si tratta anche in questo caso del desiderio di approvazione ed il piacere di apparire, di mostrarsi e di confermare l'immagine idealizzata che si vuole dare di sé, valutata come positiva e degna di essere condivisa. Il fenomeno aumenta l'importanza del modo in cui noi crediamo di essere e ci definiamo, che spesso non coincide con l'immagine che gli altri hanno di noi.
Perché le donne usano i selfie più degli uomini?
Gli studi mostrano che le donne utilizzano di più i selfie rispetto agli uomini con l'intento di esprimere i loro stati interiori e mostrare come sono e come si sentono, sperando di ricevere commenti positivi dagli amici sui social network, ma temono anche maggiormente di ricevere critiche dagli altri.
In quali casi è una malattia?
Gli psicologi dell’APA (American Psychological Association) parlano di una vera e propria psicopatologia che si manifesta con il bisogno ossessivo compulsivo di scattarsi foto per pubblicarle sul web. Ciò che spinge le persone a fare i selfie deriverebbe da gravi mancanze di autostima. L’APA ha creato una scala di gravità di questa patologia, che in italiano si chiama "Selfite": chi scatta un minimo di tre selfie al giorno, senza pubblicarli online, si trova nello stadio Borderline. Quelli che pubblicano tutti i selfie che hanno scattato in un giorno soffrono di Selfite acuta e il paziente che pubblica più di sei volte al giorno è definito Cronico. Il rischio è di perdere il contatto con la realtà e alimentare le difficoltà relazionali. Dispercezioni corporee e problemi con il rapporto con il cibo sono alcune delle possibili conseguenze di questo fenomeno.
Come si cura la Selfite?
In questi casi, un intervento psicologico di tipo cognitivo-comportamentale può aiutare a gestire i sintomi compulsivi che riguardano il comportamento di postare in rete le fotografie, ma può essere utile anche una terapia di tipo analitico che indaga gli aspetti più profondi, relativi alla mancanza di autostima del paziente.
Cosa consiglia alle patite del selfie?
Prima di tutto è importante ricordare che non tutti fanno un uso smisurato dei social network e che spesso il web viene considerato un modo sano per aiutare a socializzare o tenersi in contatto.
Tuttavia bisogna tenere presente che le relazioni nel mondo reale sono un canale molto più utile, concreto e arricchente per definire la propria identità personale e confrontarsi con gli altri.
La prossima volta che avete voglia di postare un selfie perchè vi sentite insicure o avete voglia di un riconoscimento, chiamate invece una amica e proponetele di bere un caffè. La condivisione dei vostri stati d'animo sarà molto più gratificante di un like su Facebook!
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