Anoressia e bulimia: allarme giovanissimi
I disturbi dell’alimentazione colpiscono i giovani già a 8 anni di età. La Società Italiana di Pediatria lancia l’allarme offrendo ai genitori gli strumenti per riconoscere fin dall'inizio i sintomi di anoressia e bulimia.
Due milioni di giovani italiani soffrono di disturbi dell’alimentazione ma l’esordio di anoressia e bulimia è sempre più precoce. A lanciare l’allarme sui giovanissimi malati è stata la Società Italiana di Pediatria che, in occasione di un convegno romano, ha messo in guardia i genitori su quelli che all’apparenza possono sembrare semplici capricci a tavola. Capricci, sì perché ad esserne colpiti sono i bambini che temono per la loro forma fisica già a 8 anni d’età.
I più colpiti, naturalmente, restano gli adolescenti cioè quella fascia di giovani tra i 15 e i 19 anni che, complice lo sviluppo, inizia a non accettare più la propria fisicità rinunciando al cibo o, al contrario, ingurgitandone quantità impressionanti salvo poi indursi il vomito. Ma le mamme e i papà dei più piccoli hanno poco da star tranquilli perché il fenomeno tocca anche i bimbi e, come spiega il Vicepresidente della Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza Giampaolo De Luca, "tra gli 8 e i 10 anni si manifestano i primi segni del problema ma se si riesce a intercettarli subito i ragazzi recuperano".
Come fare? Ancora una volta la risposta è nel dialogo e nell’osservazione attenta delle abitudini dei pargoli. "Il genitore deve preoccuparsi - continua De Luca - se nota ansia, oppure la tendenza a chiudersi in se stessi, se nascondono le cose che fanno o se si isolano mentre alcuni segnali vengono dal modo in cui si mangia, ad esempio lo sminuzzare il cibo, la lentezza del pasto, l'esclusione di alcuni alimenti".
Questi sono i campanelli d’allarme dei disturbi alimentari che possono essere i più conosciuti (come anoressia e bulimia) o quelli meno noti, e più difficili da captare, come la disfagia, cioè la difficoltà a deglutire o il "food avoidance emotional disorder", il disturbo emotivo che porta a evitare cibo. Una speranza però c’è perché, concordano gli esperti, guarire è possibile e, allo stato attuale, la remissione a 5 anni dell’anoressia supera il 65% dei casi (mentre la bulimia arriva al 45%) ma va affrontata con un approccio multi disciplinare.
"Una volta individuato il problema - conclude il presidente della Società italiana di pediatria, Giovanni Corsello - serve però una gestione multidisciplinare, dal neuropsichiatra al nutrizionista, perché il disturbo alimentare è solo la manifestazione di un problema più profondo".
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