Il Mostro di Foligno ha scontato la sua pena ma la libertà è ancora lontana

Luigi Chiatti, noto come il "mostro di Foligno" condannato a 30 anni per l'omicidio dei piccoli Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci, ha scontato la sua pena. Verrà trasferito in una struttura psichiatrica perché ancora "socialmente pericoloso". 

Al processo Luigi Chiatti, il Mostro di Foligno, dichiarò che se fosse tornato libero avrebbe ucciso ancora.


Dopo ventidue anni e ventotto giorni vissuti da detenuto nel carcere di Prato, Luigi Chiatti - il Mostro di Foligno condannato per gli omicidi di Simone Allegretti, 4 anni, e Lorenzo Paolucci, 13 -, passa allo stato di internato. Se infatti il suo debito con la giustizia si è estinto il 4 settembre 2015 (grazie ai 3 anni di indulto e gli sconti per la buona condotta), la sua natura è ancora quella di un uomo pericoloso per la società e per questo, prima di tornare ad essere un uomo libero, dovranno passare ancora (parecchi) anni.  

Il geometra di Foligno oggi 47enne, entrò in carcere all'inizio dell’agosto '93 poco dopo l’arresto per l'omicidio di Lorenzo Paolucci. "L'ho perdonato - ha ripetuto oggi Luciano, il padre della piccola vittima - perché subì delle violenze dopo essere stato abbandonato in orfanotrofio dalla madre. Ricordo però che nel processo chiese di non essere lasciato libero o avrebbe ucciso ancora. Per questo non perdonerei chi lo dovesse liberare e non perdonerei più Chiatti se accettasse di tornare libero".

Nato il 27 febbraio 1968 con il nome di Antonio Rossi, fu abbandonato dalla madre, Marisa Rossi, che con il suo stipendio di cameriera non poteva provvedere alle sue cure. Fu adottato all'età di sei anni da una coppia di professionisti che gli assegnò una nuova identità che, purtroppo non bastò a lenire le ferite nell'anima che lo portarono a tanta follia. 

Luigi Chiatti fu condannato a due ergastoli dalla Corte d’assise di Perugia poi ridotti a 30 anni in appello perché ritenuto semi-infermo di mente. Una pena che, però, prevedeva anche almeno tre anni da scontare in un istituto di cura detentivo. Il fatto è che oggi quegli istituti non esistono più: dallo scorso aprile sono stati aboliti e sostituiti con i Rems, strutture a carico delle Regioni che, in Toscana, ancora non sono pronti perciò la destinazione più probabile sembra l’Opg di Montelupo.

Tuttavia il condizionale è d’obbligo perché nessuno, né i familiari, né i legali, sanno nulla in merito ma chiedono di lasciare da parte "inutili allarmismi". "Chiatti - ha detto l'avvocato Guido Bacino - non tornerà libero. Passati anche questi primi tre anni in opg o rems la sua pericolosità sociale dovrà essere nuovamente valutata e se accertata la custodia verrà prorogata. E teoricamente potrebbe succedere anche a vita". 

Il giudizio dei periti non lascia grande spazio ai dubbi: il quadro psicopatologicopresenta aspetti di particolare gravità che inducono a ritenerlo persona socialmente pericolosa” scrivono. La diagnosi formulata è quella di “disturbo delirante”. Entrando nel merito si comprende lo scollamento dalla realtà in cui vive Chiatti: “Nelle Sacre scritture – scrivono i giudici del tribunale di sorveglianza – egli ha ritenuto di aver trovato non solo la spiegazione di quel suo agire omicida ma anche attraverso i sogni, le coincidenze, le genealogie, argomenti utili per dare un significato alla sua vita”. Uno scenario che “condurrebbe Chiatti, una volta libero o anche solo meno protetto, ad agire nuovamente e non necessariamente contro minori ma anche contro qualunque persona o contro se stesso”. Per questo, secondo i giudici, “deve vivere in un ambiente totalmente controllato che lo protegga e dove dovrà essere seguito soprattutto da un punto di vista psicofarmacologico e psicoterapeutico”. Tanto più che "non è stato riscontrato alcun minimo atteggiamento di rimorso o di dolore per i fatti commessi".

Aveva 24 anni, allora. Dopo l'omicidio di Simone Allegretti, Chiatti lasciò un biglietto in una cabina del telefono che rivendicava il gesto, indicava dove trovare il corpo del piccolo e annunciava che "il Mostro di Foligno" avrebbe compiuto ancora. Mossa che scatenò un clima d'isteria generale: la Questura di Perugia aprì un numero verde e mise una taglia. Una settimana dopo si fece vivo Stefano Spilotros, poi rivelatosi un mitomane. Poi un giovane operaio di Macerata s'impiccò lasciando un biglietto: "Sono io il mostro, perdonatemi". 

Infine il vero mostro colpì ancora, come annunciato: il 7 agosto 1993 il cadavere del tredicenne Lorenzo Paolucci venne ritrovato poco dopo il delitto e a poche decine di metri dalla villetta abitata da Luigi Chiatti. Ammanettato il geometra confessò quasi subito attribuendosi anche quello del piccolo Simone. 

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