Belgio: Laura, 24 anni, soffre di depressione dall'asilo, morirà quest'estate
Il Belgio ha accordato a Laura, 24 anni, che soffre di depressione dai tempi dell'asilo, il permesso all'eutanasia: morirà quest'estate. Se, dichiara, amici e familiari la sostengono, l'opinione pubblica si è infervorata nel tentativo di farle cambiare idea.
Il male di vivere la ucciderà: Laura, 24 anni, ha avuto il permesso di morire. Succederà quest’estate, ancora non si sa il giorno e forse nemmeno il perché, ma lo stato del Belgio le ha dato il permesso: a meno che non sia lei a cambiare idea, è solo questione di tempo.
“Ora mi vedete molto tranquilla - ha raccontato al quotidiano De Morgen che l’ha intervistata alcuni giorni fa -, ma può darsi che più tardi sarò lì piegata per terra dal dolore che mi infliggo da me. È una lotta interna senza fine”. Una lotta, quella contro il male di vivere, iniziata presto, troppo presto, un’ossessione che la tormenta “dai tempi dell’asilo”. Lo squittio dei compagni le rimbalzava addosso, loro giocavano e lei si domandava “Che ci faccio qui? Io non voglio vivere”. Al punto che ha provato a fare da sé più di una volta, oltre a costanti ferite e automutilazioni. “La mia vita è una guerra quotidiana. Dal giorno in cui venni al mondo. Certi giorni sembrano non passare mai, mi pesa ogni secondo. Ventiquattro anni, equivalgono a un’eternità” confessa.
“Calma, equilibrata, sicura di sé”, questi gli aggettivi usati dalla giornalista per descrivere questa giovane donna che nonostante abbia i suoi amici, ami il teatro, la fotografia, il caffè, della vita non sa che farsene. Eppure c’è stato un tempo in cui ci ha provato, a vivere. Un tempo in cui si è addirittura fatta ricoverare in un centro specializzato. Niente: è stato tutto inutile. Alla fine ha deciso: l’unica possibilità era la dolce morte. "L'eutanasia resta una decisione violenta, e ogni giorno mi chiedo: lo voglio veramente?" ammette la ragazza che subito precisa: "ogni giorno, la risposta è sempre sì". Perché, spiega, "l'eutanasia rende la mia morte inevitabile, ma almeno dignitosa".
L’eutanasia di Laura non è l’eccezione: in Belgio, dove è legale dal 2002, il permesso viene accordato dopo il consenso di tre diversi medici. Secondo il professor Wim Distelmans, della commissione federale belga per il controllo dell’eutanasia, ogni anno una cinquantina di persone si appella alla dolce morte per motivi psichici, circa il 3% del totale. D’altra parte la legge la prevede in caso di “malattie incurabili e gravi” che causano “sofferenza fisica e/o psichica costante, insopportabile e implacabile”. Come nel caso di Laura: “È stato tentato tutto”, conferma Jacqueline Herremans, avvocato e presidente dell’associazione belga per il diritto di morire nella dignità (Amd), spiegando che ora bisogna lasciarla andare.
A questo punto Laura ha da fare e mentre prepara il suo funerale si sente “liberata da un peso enorme”. Un peso che ricadrà sulle spalle di chi le sopravviverà, amici e familiari che, assicura lei, “mi hanno capita, conoscono la mia storia e sanno che per me è la soluzione migliore”. Una soluzione che chi invece l’ha conosciuta dai giornali non condivide e in tutti i modi cerca di contestare. Ma la legge è chiara: morire è un suo diritto, l’unica prospettiva che le dà felicità da che ha memoria.
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