Estate e tatuaggi: rimozione e sunburn

Sono due i trend dell'estate che hanno a che fare con i disegni della pelle. Da una parte la (pericolosa) moda di sfruttare i raggi solari per creare forme sulla pelle. Dall'altra, il boom di rimozioni di tatuaggi permanenti.

Tra rimozioni di tatuaggi permanenti e la moda di creare disegni grazie ad abbronzatura e sole, il trend del momento ha a che fare con l'arte di disegnare il corpo.


La prima è una moda che arriva direttamente dai paesi anglosassoni, da qui il nome, tutto inglese: sunburn art. Ovvero, l'arte del bruciarsi al sole: si parla di tatuaggi fatti lasciando scottare la pelle, mettendo quindi la crema solare in una parte del corpo e creando dei disegni, ma lasciando esposta il resto della pelle senza protezioni. Quando la pelle si è colorata (o meglio, scottata), resta, più chiaro, il disegno fatto con la crema.

Non servono grandi riflessioni, è evidente che scottarsi non è la scelta migliore, e che trovarsi poi con la pelle squamata e arrossata sarà anche trendy, ma l'eritema non è di certo in cima alle preferenze per un look fresco da spiaggia. Il tutto per un fiorellino mal disegnato con il tubetto della crema, o un ghirigoro difficilmente interpretabile. Estetica (dubbia) a parte, il vero rischio è quello della salute della pelle. Che, esposta al sole nelle ore più calde e senza le dovute protezioni, può sviluppare un melanoma, come ricorda la Skin Cancer Foundation, decisamente preoccupata dagli sviluppi del fenomeno. Un tatuaggio arrossato non dovrebbe valere la prospettiva di un cancro alla pelle,  spiega la fondazione: "Le bruciature non sono solo dolorose, ma anche pericolose, e determinano gravi conseguenze. Le scottature solari danneggiano il Dna dell'epidermide, accelerano l'invecchiamento della pelle e aumentano il rischio di cancro. In particolare, subire cinque o più scottature in gioventù aumenta dell'80% le possibilità di sviluppare un melanoma nel corso della vita”.

E se c'è chi si espone (in tutti i sensi) a rischi altissimi per un tatuaggio temporaneo, si allarga la schiera dei pentiti di quello permanente. Che, merito delle sempre più efficienti terapie laser, credono che il passo indietro e il ritorno ad una pelle immacolata sia semplice e veloce. Purtroppo non è così. Secondo l'Aicpe, l'Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica, nel 2014 i nuovi tatuaggi sono stati ben 12 mila ma, avverte Luca Siliprandi, vice presidente dell'Associazione, non è sempre possibile rimuoverli "L'efficacia del trattamento dipende da colore, profondità, densità e tipo di pigmento e dal fototipo del paziente, cioè dal colore della sua pelle (bianca, olivastra, nera)". Affidarsi a dei professionisti è fondamentale, per poter contare su tecniche all'avanguardia, ma il processo è lungo e può arrivare anche ad una dozzina di sedute (distanziate da circa 6-8 settimane, precisa l'Aicpe) nei casi più complessi. E, così come si è sofferto nel crearlo, anche la rimozione purtroppo non sarà indolore. In questa stagione i ripensamenti sono sconsigliati: oltre ai medicamenti e bendaggi, si richiede di evitare l'esposizione al sole per un mese a fine trattamento (e in seguito, iniziare con un solare ad altissima protezione).

Infine, però, ci sono i casi per i quali rimozione non è proprio consigliabile. “Chi ha la pelle olivastra, mulatta o nera o comunque di colore più scuro del tatuaggio da rimuovere corre un forte rischio di alterare la pigmentazione". Giusto poi ricordare che anche alcuni piccoli trattamenti permanenti a sopracciglia e labbra sono tatuaggi, anche se cosmetici, e se trattati con il laser possono annerirsi irreversibilmente. In questo caso, quindi, prima di procedere è meglio effettuare prove su delle aree più piccole e meno visibili.

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