Colecistite: sintomi e cura
La colecistite corrisponde ad un’infiammazione della parte della cistifellea che causa l’ostruzione del canale cistico con un calcolo. Sul 10% degli adulti, il 30% dei soggetti al di sopra dei 60 anni soffrono di questa patologia, che nell’80% dei casi non provoca alcuna manifestazione sintomatica.
Definizione
Come infiammazione della parete della vescica biliare, essa è spesso causata da un meccanismo puntuale o acuto, al quale segue l’ostruzione del canale cistico con dei calcoli. Molti sono i fattori all’origine, in generale l’origine più comune vede la formazione di un calcolo biliare, nel corso del tempo, causato dall'agglutinazione dei cristalli di colesterolo nella cistifellea che ne è satura. La colecistite può anche essere cronica all’ostruzione intermittente o parziale del canale cistico e causare l’ispessimento della parete della colecisti. Un caso di colecistite acuta può esser causato anche a seguito di un’ischemia, ma questo avviene in un caso su 10. I calcoli possono essere scoperti per caso o a seguito di un’ecografia eseguita durante un altro tipo di bilancio.
Colecistite acuta
Una colecistite acuta, causata dall’ostruzione de canale cistico provocata da uno o più calcoli, provoca l’apparizione di dolori addominali violenti, accompagnati da febbre. Il suo trattamento dipende dal grado della sua gravità, anche se il trattamento di prima scelta resta sempre quello dell’intervento chirurgico, chiamato colecistectomia. Per un rapido sollievo dei dolori possono essere prescritte anche cure antibiotiche.
Cistifellea
La cistifellea è un organo che assomiglia ad un piccolo serbatoio attaccato sotto il fegato, che consente di immagazzinare la bile che quest’ultimo produce. Essa si contrare durante la digestione, al fine di liberare la bile nello stomaco e poi nel duodeno e di partecipare alla digestione dei grassi.
Calcoli
La cistifellea può contenere dei calcoli agglutinati formati per l’80% da colesterolo, che possono essere bianchi o gialli. Altri tipi di calcoli, pigmentosi o più scuri, possono formarsi nei bambini o nei paesi asiatici. I tipi di calcoli biliari possono legare anche il calcio e tendono a formarsi quando la cistifellea contiene troppo colesterolo, bilirubina o sali biliari. Inoltre un’ipotonia corrispondente alla scarsa motilità della colecisti promuove un’elevata concentrazione di sali biliari, fattori aggravanti la formazione di calcoli.
Fattori di rischio
Le donne, rispetto agli uomini hanno più il rischio di formazione di calcoli biliari. Questa differenza s’accentua ancor di più nelle donne che hanno 1 o 2 bambini. Dopo i 70 anni, però, la proporzione delle donne colpite da calcoli biliari si avvicina a quella degli uomini. Questo si spiega con l’ipomotilità della cistifellea che si osserva con l’età, e che favorisce l’apparizione dei calcoli.
I fattori di rischio si riscontrano nel corso di una dieta ipercalorica, un’alimentazione ricca di acidi grassi polinsaturi che favorisce ugualmente la formazione di calcoli, ma anche un digiuno prolungato per 3 o 4 settimane, che lascia osservare in alcuni malati, il favorire la presenza di una colelitiasi. Il sovrappeso, inoltre, o cambiamenti di peso molto frequenti favoriscono ugualmente l’apparizione dei calcoli. Anche la gravidanza, o come accennato, nei soggetti donna con più di un bambino, sono un fattore di rischio che può aumentare la formazione dei calcoli biliari.
Alcune popolazioni, a differenza di altre, vedi America del Nord, India, Cile, paesi scandinavi, sono più soggetti alla formazione dei calcoli a seguito di un’alimentazione ricca di colesterolo. Alcuni farmaci come gli estrogeni, la ciclosporina o il colesterolo possono aumentare la formazione dei calcoli biliari. La presenza di anomalie di un gene coinvolto nel trasporto di fosfolipidi, spiega il fatto che alcune famiglie sono più inclini a sviluppare determinati tipi di calcolo, incluse quelle di colesterolo. La colelitiasi è 2 o 3 volte più comune nelle persone affette da MCI, come il morbo di Crohn.
Sintomi
I sintomi relativi alla colecistite acuta d’origine litiasica sono dolori addominali localizzati a destra o sulla parte superiore dell’addome, tipo in caso di coliche epatiche; dolori acuti durante la palpazione della zona affetta; febbre e brividi; perdita d’appetito, nausea e vomito. La colecistite cronica è di solito asintomatica o presenta dolore intermittente di colica biliare.
Diagnosi
Il medico può praticare un esame del sangue alla ricerca di problemi epatici o di marcatori dell’infiammazione modificati. Una radiografia dell’addome può essere effettuata, al fine di rilevare dei calcoli, ma questi non sono sempre visibili durante una radiografia. In caso di sintomi evocatori, il solo esame indispensabile è l’ecografia, capace di mostrare un aumento della parete della cistifellea e una messa in evidenza dei calcoli.
Esami del sangue
Una radiografia dell’addome è spesso consigliata, anche se questa non consente di visualizzare tutti i tipi di calcoli presenti nella cistifellea.
Ecografia addome
L’eco addome è il solo esame che consente d’effettuare una diagnosi positiva nel 90% dei casi. Questo esame mette in evidenza l’ispessimento della parete biliare e consente anche di visualizzare la presenza dei calcoli. Il sopraggiungere di un dolore, che blocca il respiro, al passaggio di una sonda durante l’esame, risulta essere un elemento supplementare per confermare la diagnosi. L’ecografia consente di verificare lo stato della cistifellea e dei dotti biliari, la presenza di una distensione della cistifellea e la presenza di uno o più ascessi, determinanti la diagnosi.
TAC
In caso di dubbio il medico, per ulteriore conferma, può consigliare al suo paziente di sottoporsi ad una TAC, che consente di mettere in evidenza l’eventuale infiammazione della cistifellea o della sua distensione e di integrare con informazioni supplementari il quadro di un bilancio preoperatorio.
RMN
La risonanza magnetica è consigliata quando la colecistite si accompagna a complicazioni.
Cura
La cura scelta per la colecistite acuta è la chirurgia, colecistectomia, ablazione della cistifellea. L’intervento può essere fatto rapidamente o in differita su 48h, in casi più gravi. In parallelo sono somministrati degli antibiotici, analgesici e antispasmodici, atti ad alleviare i dolori del paziente che ne è affetto. In caso di colecistite cronica, una colecistectomia è spesso praticata per evitare complicazioni gravi come perforazione, fistola o peritonite. Gli stati della gravità di una colecistite acuta si calcolano su 3 livelli: stadio 1, 2, 3, che consentono di adattare le giuste cure. Nella colecistite di grado 1, non esistono dei criteri di gravità, moderati o severi, come il caso di colecistite di grado 2 e 3.
I soggetti colpiti presentano un’infiammazione circoscritta nella quale non è colpito alcun organo. In caso di colecisti acuta di gravità moderata, di grado 2, i polinucleati neutrofili sono aumentati, con cifre superiori ai 18.000, e i sintomi persistono per più di 3 giorni e appaiono anche segni indicativi di un’infezioni locale, come ad es. la peritonite biliare localizzata, ascessi peri colecistici o epatici, colecistite gangrenosa, colecistite enfisematosa. In caso di colecistite acuta grave, di grado 3, i pazienti presentano dei sintomi di insufficienza respiratoria, d’insufficienza renale e/o di insufficienza cardiaca. Appaiono così dei problemi respiratori, renali, neurologici, cardiovascolari e/o epatici.
Antibiotici
Un miglioramento può essere ottenuto da cure antibiotiche sistematiche, assunte subito dopo la diagnosi e prolungate fino ad intervento fatto. L’antibiotico è mirato ad agire sui batteri gram negativo, previa emocultura e definizione della specie che ne causa l’infezione. Il prelievo batteriologico del sangue è effettuato durante a temperatura superiore ai 38.5°C o in maniera sistematica negli anziani o immunodepressi.
Analgesici e antispasmodici
Essi mirano a lenire i dolori provocati dall’infiammazione e possono essere prescritti sia via intra venosa che intra muscolare, al fine di lottare più rapidamente possibile contro i dolori.
Dissoluzione dei calcoli biliari
Questa pratica è consigliata quando i calcoli sono di piccola taglia e costituiti unicamente da colesterolo. Le compresse di Sali biliari devono essere assunte durante un lungo periodo, minimo un anno. Questo genere di trattamento è meno efficace, poiché la cistifellea resta sempre sensibili alla formazione dei calcoli che si ricreano con più facilità.
Colecistectomia
Consiste in un intervento chirurgico della cistifellea ed è la stessa operazione praticata in caso di tumore dei canali biliari, angiocolite o una malformazione della colecisti.
Quando effettuare l’intervento?
L’intervento deve essere svolto il prima possibile al fine di evitare delle complicazioni. Il lasso temporale è di circa 4-7 giorni dopo le prime manifestazioni sintomatiche, anche se esse tendono a migliorare. L’intervento è praticato in urgenza, in caso di gravi segnali e dopo l’assunzione di antibiotici.
Colecistectomia laparoscopica
La colecistectomia laparoscopica è una terapia standard che consente di evitare una cicatrice troppo importante e un’ospedalizzazione meno lunga, di 2-3 giorni circa.
Laparotomia
La laparotomia è molto meno utilizzata, poiché si tratta di un intervento chirurgico pesante che si svolge praticando un’incisione più ampia nella parte dell’addome, e lascia una cicatrice molto visibile. Essa comporta più rischi di complicanze e un’ospedalizzazione prolungata del paziente che ne è affetto.
Complicazioni
Quando nella cistifellea sono presenti dei calcoli, essi possono spostarsi durante l’espulsione della bile, ostruendo i canali e provocando dolori, coliche epatiche. Infatti i calcoli seguono il loro tragitto, migrano e poi si concentrano nelle vie biliari. Nel caso di un’ostruzione del canale cistico prolungata, la colica epatica può complicarsi in un caso di colecistite acuta, una pancreatite acuta e una angiocolite acuta. Il cancro al pancreas o alle vie biliari può essere anche l’ostacolo all’origine di una clica epatica o di una colecistite.
Prevenzione
Un alimentazione sana ed equilibrata, che mira al controllo dei valori di colesterolo, può essere una pratica preventiva atta ad evitare il sopraggiungere di una colecistite cronica.