Expo2015 mette il turbo ai turisti, ai social e alle polemiche
Expo2015: le previsioni sul turismo sono migliori delle aspettative, sui Social, l'hashtag ha superato il milione di caricamenti. Immancabili le polemiche: da quelle dei disabili ai cluster, alcuni ancora semivuoti.
Venti milioni di turisti. Mentre Milano li aspetta, a meno di due settimane dall'inizio di Expo2015, le previsioni superano le aspettative, così come le polemiche vanno di pari passo con le lodi e tra chi osanna e chi ancora attende. Insomma, della kermesse dedicata all'alimentazione non si smette di parlare mai.
Per una volta iniziamo dalle buone notizie: sono solo stime, ma quel 15% in più davanti alla voce "spesa dei turisti stranieri in Italia" che potrebbe portare 5,4 (inaspettati ) miliardi nelle casse del Bel Paese crea un certo fermento tra gli operatori. La stima arriva dalla Coldiretti che ha desunto come, a scegliere l’Italia grazie all’Expo2105, saranno 8 milioni di persone in più. Perché, come spesso capita, gli stranieri non visitano solo le grandi città (in questo caso Milano in testa) ma colgono l'occasione per scoprire le perle sparpagliate nello stivale.
Cinesi in testa: stando alle previsioni dell’Istituto Confucio dell’Università degli studi di Milano, solo nel capoluogo lombardo ne sbarcheranno un milione. D'altra parte Pechino deve aver fatto i suoi calcoli se, per la prima volta a un’Esposizione universale, ha partecipato con un padiglione self built costato la bellezza di 60 milioni di euro. Un tripudio di bambù e alluminio che l'Impero di Mezzo conta di ripagarsi con le visite, anzitutto, dei suoi abitanti in visita.
"Particolarmente significativa - sottolinea la previsione di Coldiretti - è la voce di costo destinata all’alloggio che assorbe quasi il 25% del budget di spesa previsto per la permanenza in Italia mentre al cibo è destinato un terzo della spesa". Un tour che gli stranieri hanno pianificato con itinierari "anche poco convenzionali sia nella scelta dell’alloggio che per il mangiare con una decisa attenzione alla ricerca della tradizione". Una domanda a cui la Coldiretti intende dare risposta con Farmers for you l’app messa a punto per Expo2015 con migliaia di proposte su dove andare a dormire, mangiare o acquistare prodotti direttamente dagli agricoltori in oltre 10mila punti di Campagna Amica in tutta Italia.
Tanto più che, secondo i dati elaborati da Coldiretti, "per i pernottamenti solo una minoranza del 39% sceglie alberghi o villaggi mentre il resto si divide tra case in affitto (23%), ospiti di parenti o amici (19% ) e il resto in strutture diverse come gli agriturismi (19%)".
Nel frattempo la kermesse continua la sua corsa (a ostacoli). I numeri ufficiali ancora non sono stati sfornati ma i tornelli macinano ingressi - a Palazzo Italia, il più visitato, sono 50mila dall’apertura, 10mila solo nella giornata di sabato 9 maggio - e promette nuovi lavori con 2000 posizioni aperte all'ultimo momento.
Certo, vedere le lunghe code ai Padiglioni (dei paesi più o meno ricchi) e la desolazione dei cluster (dove stanno tutti gli altri) non è un bello spettacolo. Qualche esempio? A Padiglione Italia c'è una (costante) serpentina di visitatori. Al cluster non vola (quasi) una mosca. Tra chi aspetta i carichi, chi le attrezzature, chi il personale - dalla Guinea al Cameron, dalla Repubblica Democratica del Congo al Senegal, dal Venezuela alle Comore passando per il Myanmar - quel (poco) che c'è sugli scaffali l'hanno portato in valigia, il resto arriverà, solo non si sa ancora quando. Ma la speranza è l'ultima a morire, sei mesi sono lunghi e dopo 12 giorni dall'inaugurazione nessuno si è ancora fatto prendere dallo sconforto.
Per farsi un'idea di che cos'è Expo2015 basta dare un'occhiata a Instagram: l'hashtag #Expo ha superato il milione di caricamenti e tiene testa a tutti gli altri regalando scorci virtuali che hanno già scatenato classifiche e polemiche.
Cominciamo dalle lodi: tra i più apprezzati dal pubblico ci sono l'alveare d'alluminio del Regno Unito progettato dall'architetto inglese Wolfgang Buttress, il bosco austriaco, i tappeti elastici brasiliani, le dune degli Emirati Arabi, le curve di quello cinese - grazie anche al colpo d'occhio dei fiori gialli all'ingresso - e le linee di quello italiano. Qui, però, i 92 milioni di euro spesi hanno fatto arricciare più di un sopracciglio.
Stesso discorso vale per il Padiglione del Vaticano, costato tre milioni di euro che Papa Francesco non ha gradito. Sebbene il contributo sia stato equamente suddiviso tra il Pontificio Consiglio della Cultura, la Conferenza episcopale italiana e l’arcidiocesi di Milano, l'inquilino di Casa Santa Marta che professa "una Chiesa povera per i poveri" ha provato più di un imbarazzo pensando che un milione è stato quello stanziato - tanto per fare qualche paragone - anche per gli alluvionati genovesi, o per fermare l'Ebola, o, ancora, per aiutare i cristiani in Iraq. Tant'è: il padiglione piace ed è l'unico dove nulla è in vendita.
In tema di polemiche, ci sono poi le foto che hanno immortalato il paradosso degli sprechi di cibo: se nel Padiglione Zero vengono mostrati per spiegare quanto poco basterebbe per sconfiggere la fame nel mondo, nel retro bottega degli altri si ammassano pile e pile di alimenti ancora in ottimo stato, alla faccia della ridistribuzione. I diretti interessati hanno replicato che tutto quello che avanza viene donato ai poveri: certo, quello perfettamente conservato, il resto finisce nell'inceneritore di Rho. Per non parlare della foto che continua a rimbalzare in rete, quella dello scontrino del cliente (per altro l'unico che non si è scandalizzato) che ha mangiato nel Padiglione giapponese: 115 euro per un pasto. Anche qui, tant'è: non c'è show se non c'è polemica.
E poi c'è Milano, la città diventata l'ombelico del mondo, che dopo essersi riscoperta unita a colpi di spazzole, spugne e raschietti per rimettere ordine all'indomani delle polemiche del 1° maggio, continua a stringersi intorno alla kermesse: ad oggi sono più di 2.600 tra bar, ristoranti e negozi ad aver aderito al Patto per Expo, la grande ragnatela che vuole abbracciare i visitatori e migliorare i servizi: "È curioso osservare - ha sottolineato Franco D'Alfonso, l'assessore al Commercio Attività Produttive e Turismo - come nei giorni immediatamente successivi al 1° maggio si sia assistito ad un picco di adesioni, passando da un media di 40 adesioni a oltre 100 del 5 e 7 maggio. Segno di una Milano che ha reagito per mostrare il suo lato migliore".
Una Milano che deve fare ancora un ultimo importante passo per rendere l'Expo accessibile anche ai disabili, i più inferociti per il ritardo delle strutture a loro dedicate. O meglio, l'app Expofacile funziona, lo spazio informativo all'interno di Expo c'è, ma le sedie a rotelle e le carrozzine a motore da affittare che erano state promesse arriveranno non prima di fine maggio. Così come manca la segnaletica luminosa e la traduzione nella lingua dei segni. Dall'organizzazione replicano che il gap da colmare era una voragine: "Stiamo colmando il tempo perduto - aveva messo le mani avanti l'assessore alle Politiche sociali e cultura della Salute, Pierfrancesco Majorino, alla presentazione di Expofacile - con un impegno che parte dalla garanzia dei servizi essenziali, passa attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche e punta sull’inclusione sociale per dare a tutte le persone con disabilità l’opportunità di vivere la città in condizioni di parità con chiunque altro". Insomma, "quanto fatto finora è solo l’inizio di un percorso ancora lungo".
Un percorso iniziato in primavera, che finirà in autunno e da cui in tanti si aspettano tantissimo. L'importante è crederci, prendendo esempio dai milanesi e dai paesi dei cluster, dove l'operosità e l'attesa speranzosa sono qualità che verranno ricordate alla fine di tutto questo meraviglioso ambaradan.
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