Rocco Siffredi show: vita morte e miracoli dell'ormai ex porno divo

Intervistato da Barbara D'Urso a "Domenica Live", Rocco Siffredi accompagnato dalla moglie Rózsa Tassi e dal loro primogenito Lorenzo, ribadisce la decisione di abbandonare il set e snocciola pillole della sua vita.  

Rocco Siffredi e Rózsa Tassi sono marito e moglie da 23 anni. Oggi si amano più di allora.


Sua madre che lo voleva prete, suo padre che lo metteva in imbarazzo parlandogli di sesso, la morte di suo fratello, la moglie che non si sentiva alla sua altezza. Lui che si commuove, lei che si commuove, loro che si baciano, il pubblico in visibilio, il figlio che li ascolta, ammirato. Il matrimonio, la casa a Budapest, la passione per il modellismo. Il Rocco Siffredi show è andato in onda a Domenica Live dove, incalzato da Barbara D’Urso e confortato dalla sua Rózsa Tassi e dal primogenito Lorenzo, l’ormai ex porno divo ha ribadito (per l’ennesima volta) la sua decisione annunciata all'Isola dei Famosi di chiudere i battenti e ha snocciolato pillole della sua vita. 

Barbara D’Urso in versione Alice nel paese delle meraviglie entra subito nel vivo: “È vero che hai appeso le scarpette al chiodo?” gli domanda. E Rocco precisa: “solo sul lavoro”. Applauso, risatine, sorrisi. Insomma, continua Rocco: "sono oltre 40 anni che "lui" mi tormentava… devo dire che mi ha aiutato molto sul set” ma dopo la conversione sull’Isola, niente sarà più come prima: “questa magnifica donna che è a fianco a me da 23 anni…” la frase rimane sospesa, scattano bacio, lacrimuccia e applauso. “Devo deciderlo io perché se do retta a lui non smetto mai. E quindi ho detto basta: da oggi decido io e non lui”. 

Rocco è un tornado di entusiasmo, sprizza amore da tutti i pori per la sua bellissima moglie con gli occhi lucidi che tiene per mano, complice. Una donna che non gli ha mai chiesto di smettere, che è stata capace di stargli al fianco, accettando compromessi e crescendo due meravigliosi figli nel migliore dei modi. Una donna messa “sempre alla prova perché, mi dicevo, non è giusto che uno come me abbia diritto a una famiglia”. D’altra parte glielo ripetevano tutti come un mantra, dalla mamma al dottore: “Hai deciso di fare questo lavoro? Bene, sarai dannato, non avrai diritto a una famiglia, ti drogherai. Io ripetevo solo sì dottore. Alla fine ho chiuso la porta e ho detto: ma che me ne frega di quello che succederà. Però, inconsciamente, ero sicuro di non aver diritto ad una famiglia. Sono 23 anni che andavo sul set convinto di fare qualcosa di sbagliato nei suoi confronti”. A Napoli si dice “che femminona”, gli fa eco la D’Urso. Anche perché la parte più difficile non era stare sul set ma tornare a casa e guardare negli occhi una donna che senza le parole diceva “spero di non deluderti”. Ma Rózsa l’ha sempre saputo: “come l'attore recita con le parole. Io recito con tutto il resto".

L’intervista continua, tocca la famiglia, il Dna Siffredi, quello tramandato dal padre che “quando moriva un uomo, lui andava dalla vedova e diceva: "Condoglianze, io sono qui". Un padre che non ha mai parlato di sesso in casa perché Rocco doveva diventare un prete, lui che era “il più alto, quello che si presenta meglio". Lui che andava “ogni domenica a servire la messa”. Finché, un giorno, scatta qualcosa e suo padre inizia a parlargli di sesso, trattandolo come se parlasse con un medico: "Se non mi capisci tu". Una naturalezza che lo imbarazzava, soprattutto quando corteggiava le baby sitter. Un bisogno di sesso che ha accompagnato il padre per tutta la vita, fin sul letto di morte. E, alla fine, lo ha condannato alla solitudine. Uno spettro, quello di diventare come lui, che oggi Rocco è pronto a scrollarsi di dosso.

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