Isis: stuprata a 9 anni dai jihadisti è incinta
Una bambina di 9 anni rapita dall'Isis durante la prigionia è stata violentata da almeno 10 miliziani. Adesso è incinta ma si teme per le sue condizioni: "è così giovane che potrebbe non reggere al parto".
Cosa può essere l’angoscia di sentire incedere i passi del proprio stupratore? Si può quantificare il panico di tendere l’orecchio per sentirne arrivare uno, due, cinque, dieci? Si può fronteggiarli se si è poco più che bambine? Che conseguenze avrà un fatto del genere su una giovane vita? E, soprattutto, come vivere, a nove anni appena, una gravidanza frutto di una violenza? Purtroppo è cronaca e c'è qualcuno che può rispondere a tutte queste drammatiche domande.
Si tratta di una bambina, perché quando non si hanno ancora dieci anni si è ancora lontanissime dall’etichetta “giovane donna”, con un’unica colpa quella di essere cristiana e di essere nata nel posto “sbagliato”. A dare la notizia è stato il quotidiano britannico The Independent che ha raccontato la storia di questa bimba yazida, rimasta prigioniera dell’Isis e data come “premio”, durante la sua lunga prigionia, ad almeno dieci miliziani.
Liberata in Iraq nei giorni scorsi, dopo un periodo in una ONG curda, ora la giovane è affidata a un’organizzazione umanitaria tedesca ed è “traumatizzata mentalmente e fisicamente”. Ma non solo: è incinta. E questo complica ulteriormente la sua già delicatissima situazione perché, come spiega un operatore umanitario secondo quanto riporta La Repubblica, "è così giovane che potrebbe non reggere al parto e anche il taglio cesareo è pericoloso".
Una storia drammatica che, nel 2015, mette violentemente sotto i riflettori le difficoltà che ancora oggi caratterizzano l’essere donna se si ha la sfortuna di nascere nel posto “sbagliato”. Difficoltà e paure che non sono una rarità ma vengono condivise ogni giorno da quelle centinaia di donne e ragazze rapite proprio per soddisfare gli appetiti sessuali di chi, anagraficamente, potrebbe essere il loro padre. Mentre si può solo immaginare la disperazione della vittima, e la sensazione d’impotenza di chi questa vittima l’ha messa al mondo, non ci si può non chiedere se essere bambine, ragazze, donne può essere una colpa. E rispondersi che sì, forse, purtroppo, sì e l’unico mezzo che le mamme hanno per proteggere i loro figli è di educare oggi, domani, ogni giorno alla parità e all'uguaglianza. A ogni costo.
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