Angelina Jolie ammutolita in Iraq

Angelina Jolie, attrice e regista, racconta sul New York Times la sua ultima visita al campo profughi a Duhok, nel Nord Iraq come inviata speciale dell'Unhcr: "mai visto tanto dolore", scrive.   

Angelina Jolie, attrice e regista, ha affidato al New York Ties le sue riflessioni dopo la visita nel campo profughi a a Duhok.


Non era la prima volta, eppure è rimasta senza parole, ammutolita. Angelina Jolie ha affidato al New York Times il dolore e l'amarezza che ha provato nelle vesti di inviata speciale dell'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati di cui è ambasciatrice, durante la sua ultima visita a Duhok, nel Nord Iraq, non lontano dal confine con la Siria, nel campo per sfollati siriani e iracheni. "Ho visitato l'Iraq cinque volte dal 2007, ma non ho mai visto così tante sofferenze come quelle che sto vedendo ora", ha scritto nelle prime righe dell'articolo. D'altra parte ora nel Paese c'è un nemico in più: l'Isis. Lo stesso Stato Islamico che terrorizza anche il mondo occidentale e che laggiù tiene sotto scacco le famiglie, distruggendole. Ecco perché mancano le parole, perché non c'è più niente da dire.

"Che cosa puoi dire a una madre che, in lacrime, ti spiega che la figlia è nelle mani dell'Isis e che vorrebbe essere lì con lei, anche se dovesse essere torturata e stuprata?" E ancora, "che cosa si può dire a una ragazzina di 13 anni che racconta di essere stata trascinata via dalla propria casa, violentata con altre amiche, tre alla volta e che quando suo fratello l'ha scoperto si è suicidato?". Angelina Jolie, la stessa Jolie che nelle visite precedenti entrava nelle tende dei rifugiati, si sedeva e ascoltava le loro storie facendo del suo meglio "per dare sostegno, per dire qualcosa che mostrasse solidarietà e desse un orientamento ragionevole", in questo viaggio, ha scritto, è "rimasta senza parole".

Non c'è consolazione per le donne, i bambini e gli uomini "alla disperata ricerca di un riparo dai combattimenti che hanno sconvolto la loro regione". Persone che "sono testimoni di indicibili brutalità" visto che "in quattro anni di guerra, circa la metà dei 23 milioni di siriani sono stati sradicati dalla loro terra", e "in Iraq più di due milioni di persone sono fuggite dal terrore scatenato da gruppi estremisti". 

Riflessioni amare, quelle della Jolie, consapevole che "nulla ti può preparare ad una realtà di tale miseria umana e a queste storie di sofferenza e di morte", di fronte alle quali gli aiuti umanitari "rappresentano solo una frazione di quello di cui i profughi hanno bisogno", anche perché, nota con disappunto, "gli appelli umanitari delle Nazioni Unite sono significativamente sotto-finanziati".
Scenario che va cambiato perché "non possiamo isolarci contro questa crisi" dal momento che "in gioco non sono solo la vita di milioni di persone e il futuro del Medio Oriente, ma anche la credibilità del sistema internazionale". Della serie, non vale difendere il "nostro impegno per i diritti umani e poi tollerare i crimini contro l'umanità che tutti i giorni si consumano in Siria e Iraq".

Nel finale Angelina va dritto al sodo: "L'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite è stata creata dopo la Seconda Guerra Mondiale per aiutare le persone a tornare alle loro case dopo il conflitto. Non è stata creata per nutrire, anno dopo anno, eterni sfollati, che avranno figli apolidi che non vedranno mai la pace nei loro Paesi. Ma questa è la situazione di oggi, con 51 milioni di rifugiati, richiedenti asilo o sfollati in tutto il mondo, più che in qualsiasi momento nella storia dell'organizzazione".

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