Decluttering: rivoluzionare gli spazi per far posto nell'anima
Il riordino si chiama decluttering (clutter, in inglese è il disordine confuso), il metodo inventato dalla scrittrice, invece, Konmari (un gioco di parole con il suo nome) e si prefigge come obiettivo quello di depurare la nostra vita: quanto tempo passiamo a cercare le chiavi perse in un contenitore pieno di cianfrusaglie? E soprattutto: quanta ansia generano quei momenti? Dice Kondo: “Affrontare le proprie cose, ci costringe a confrontarci con le nostre imperfezioni e con le scelte discutibili del passato, mentre ci aiuta a capire quello che è davvero importante. Scegliere gli oggetti da buttare ci aiuterà anche a identificare con chiarezza i nostri valori e a ridurre la confusione quando dobbiamo fare scelte di vita”. Insomma: avremo scaffali liberi, più fiducia in noi stessi, meno attaccamento morboso al passato. Chi vive nel caos, secondo Kondo, allontana il momento in cui si conoscerà davvero. E se lei, da brava orientale, si rifà alla filosofia zen, gli europei non possono dimenticare il monito dell’oracolo di Delfi: “conosci te stesso”.
Per procedere a un decluttering sano si possono usare due trucchi: il primo consiste in una serie di domande da fare a se stesso su ogni oggetto: funziona ancora? Se si rompesse, ne compreresti un altro per sostituirlo? Se lo stai conservando per un’occasione futura, capiterà questa occasione? Serve davvero al suo scopo? L’hai mai usato? E’ davvero un ricordo? Può essere usato per fare altro? Superata la fase delle domande, gli oggetti dovrebbero essere destinati a uno scatolone preciso tra quattro preparati apposta: quello delle cose da conservare, quello per ciò che si può vendere, un terzo per le cose che possono essere scambiate con amici e parenti, il quarto per quelle riciclabili. Il resto nella spazzatura, senza esitazioni.
Infine, il tempo. E’ bene stabilire una tabella precisa: si fa decluttering un giorno a settimana (o anche di più, ma solo all’inizio: poi le sedute si diradano per forza di cose) e per un tempo prefissato: mezz’ora alla volta. Ci si pone un obiettivo e lo si persegue con decisione. Perché il rischio è ritrovarsi a dover fare poi decluttering con i quattro scatoloni. Oppure – e sarebbe paradossale – di trovarsi a non saper gestire l’ansia da riordino. Non è quello che intende Marie Kondo. Sembra la rivoluzione degli spazi, è una rivoluzione interiore: e chi la sperimenta, garantisce la scrittrice, non torna indietro.