Justin Timberlake al Super Bowl 2018: il ritorno dopo il Nipplegate
Justin Timberlake sarà l'unico protagonista sul palco del Super Bowl 2018: il ritorno quattordici anni dopo aver scatenato il Nipplegate, quando mostrò il seno di Janet Jackson.
Sul palco del Super Bowl 2018, l'halftime show sarà tutto per Justin Timberlake l’unico artista ad essersi conquistato il prestigio di animare la finale del campionato della National Football League. Un ritorno pieno di attese, visto che al suo esordio - correva l’anno 2004 - Timberlake scatenò il Nipplegate e da allora furono riscritte alcune regole.
Per chi avesse dimenticato l'accaduto: in campo si stavano sfidando i New England Patriots e i Carolina Panthers. Nella pausa sul palco salirono il cantante e la star Janet Jackson (di recente diventata mamma): ad un certo punto, senza volerlo, Justin fece scivolare la spallina della collega che mostrò il suo seno in diretta, a tutti gli Stati Uniti, contribuendo a fare decollare l'audience di un evento già, di per sé, tra i più seguiti.
Un imprevisto che costò caro ad entrambi - furono esclusi dai Grammy Awards - e pure alla CBS, l’emittente che si era aggiudicata i diritti per trasmettere l’evento, che fu costretta dalla Federal Communications Commission a pagare una multa di 550mila dollari e, da allora, lo show viene trasmesso con cinque secondi di differita.
Quattordici anni dopo la scommessa vale il rischio: a 36 anni compiuti, Justin è considerato il più grande cantautore pop dopo Michael Jackson, vanta anche una carriera da ballerino, da attore e pure produttore discografico, ha dieci Grammy Awards all’attivo, un posto nell’elenco del TIME relativo alle 100 persone più influenti al mondo, una fede al dito (è il marito di Jessica Biel) e un figlio a cui pensare. Insomma, non è più uno sprovveduto.
Seppur "molto emozionato" Timberlake ha assicurato che "questa volta non succederà" niente di scandaloso, deciso com’è a "mettere insieme una performance che unisca" il popolo americano, in un periodo come questo, dove negli Stati Uniti regnano le divisioni e la polemica scatenata sulla protesta - cavalcata dal presidente Donald Trump - dei giocatori della Lega del football americano (Nfl), che per protestare contro la polizia nei confronti delle minoranze si sono inginocchiati durante l'inno, è solo l’ultima della serie.